13 Novembre 2007

Intervento in Aula del sen. Pegorer sulla Finanziaria

A tale proposito voglio ricordare, signor Presidente, la grande manifestazione svoltasi a Roma nei giorni scorsi, promossa da tutti i sindacati della Polizia di Stato e del Corpo forestale, cui hanno espresso la loro solidarietà anche le rappresentanze elettive del personale militare. In quella iniziativa si è alzata forte la voce contro la politica del Governo, che con i tagli indiscriminati al settore sta portando al collasso tutto il comparto della difesa e della sicurezza, e si è espressa altresì una preoccupazione per la mancanza di risorse per i rinnovi contrattuali. Ricordo che una larga percentuale dei 550.000 operatori del comparto sicurezza e difesa è inquadrata nei parametri iniziali del ruolo delle truppe (per le Forze armate) e in quello degli agenti (per le Forze di polizia), con stipendi medio-bassi, dai 1.200 ai 1.600 euro netti al mese. Non rinnovare i contratti significa deprimere ulteriormente il tenore in vita di questi operatori e delle loro famiglie e, sul piano economico, ridimensionarne ulteriormente i consumi.
Venendo allo specifico del comparto Difesa, la manovra prevede la conferma di pesanti tagli all’esercizio e al reclutamento, scarsissime risorse per i rinnovi contrattuali e un’assenza totale di interventi nell’area industriale della Difesa. Il tutto senza una vera e propria strategia di riqualificazione e razionalizzazione della spesa per il comparto. Il Governo si dimostra, ancora una volta, non in grado di intervenire sulla qualità e sulla composizione della spesa militare, così da arrestare l’evidente decadimento operativo dello strumento militare, ammesso dalla stessa maggioranza. Anche in questa occasione, mancano volontà e capacità di produrre quelle necessarie innovazioni, anche di natura strutturale, che possano fare di questo settore primario del nostro Paese un luogo utile non solo a garantire difesa e sicurezza, ma anche sviluppo e crescita qualitativa della nostra stessa economia e, più complessivamente, della nostra società.
Per quanto riguarda il comparto Difesa, siamo quindi di fronte ad una situazione paradossale. Il Governo ha di fatto trasformato, attraverso i tagli di bilancio, il nostro strumento militare, che il Parlamento aveva definito con un assetto organico pari a 190.000 militari.
Oggi è giunta notizia che il presidente della Repubblica Napolitano ha convocato per l’11 novembre il Consiglio supremo di difesa, per la presentazione dei risultati della Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale. Vedremo in quella sede finalmente qual è la linea politica del Governo per il comparto Difesa, quale modello viene proposto. Nel frattempo, però, in assenza di qualunque elaborazione e di una vera politica di difesa, l’attuale modello è stato già modificato con il taglio degli organici e delle risorse per il reclutamento e l’esercizio, e portato, come si legge negli stessi documenti governativi che accompagnano la manovra, sull’orlo dell’ingovernabilità. Con tutta evidenza, ciò contrasta con il ruolo che la Difesa e le Forze armate assumono nella vita pubblica interna e nella politica estera, nelle missioni internazionali, come ha ricordato il presidente Napolitano oggi, nella ricorrenza del 4 novembre.
Noi ribadiamo, in attesa dei risultati della Commissione di alta consulenza e studio, la nostra piena ed immediata disponibilità ad un confronto di merito serio ed approfondito sul tema della revisione del modello difesa. In attesa, chiediamo alle forze di maggioranza, ancora una volta, di mettere il nostro strumento militare nella condizione di continuare ad operare con efficienza e qualità. Anche per questa ragione, ritengo doveroso richiamare la necessità che, attraverso gli emendamenti da noi proposti, si possa giungere al reperimento di risorse aggiuntive per le esigenze minime connesse all’esercizio, per il reclutamento e per l’area industriale della difesa.
Ricordo all’Aula, che per i tagli apportati al settore del personale, pari a circa 304 milioni di euro, ben 4-5.000 soldati, già in servizio da diversi anni, potrebbero essere licenziati, ignorando la loro legittima aspettativa di transitare nel servizio permanente delle Forze armate o nelle forze di Polizia. Si tratta, signor Presidente, di personale, composto interamente da giovani trattenuti in servizio, che ha svolto il compito assegnato con professionalità e sacrificio, spesso a rischio della vita stessa.
Ancora, ma non da ultimo, con un blitz notturno, a quanto pare nemmeno concordato all’interno della stessa maggioranza, è stato inserito nella finanziaria un emendamento con cui si costituisce la società Difesa servizi Spa. Essa ha un vizio di fondo, che trae origine dalla storia stessa di questa norma, presentata due volte sotto forma di emendamento, poi come disegno di legge, cui è stata abbinata una nostra proposta alternativa, e ora presentata di nuovo come emendamento alla finanziaria. In sostanza, si è sempre tentato di eludere il confronto parlamentare di merito, espropriando la Commissione difesa delle proprie competenze.
Si tratta di un nuovo soggetto, una società per azioni, destinata a gestire l’acquisizione di beni e servizi per la Difesa e le altre Forze di polizia, e a rivestire il ruolo di centrale di committenza per tutto il comparto. Sul piano formale, si rileva che detto emendamento è stato inserito con una forzatura delle norme di contabilità pubblica volute dallo stesso centrodestra. Allo stesso tempo, tale emendamento introduce in modo del tutto discutibile una norma a carattere ordinamentale che, senza alcun approfondimento, modifica sostanzialmente il ruolo pubblico della Difesa, sottraendo alcune precise prerogative agli attuali organi competenti.
Inoltre, sempre per quanto riguarda la forma, sono sette mesi, signor Presidente, che in Commissione difesa si lavora su questo tema: sono stati depositati due disegni di legge e si sono svolte decine di audizioni. Si è voluto quindi eludere o fuggire dal confronto parlamentare, ricorrendo a questo espediente. Nel merito della norma in questione, si sottolinea il fatto che la funzione precipua di questa società per azioni è quella di fungere da canale di esternalizzazione di lavori e servizi. Risorse pari a circa 3 miliardi e mezzo di euro all’anno vengono consegnate a tale società per azioni, che potrà agire in regime privatistico, evitando ogni controllo, con evidente rischio per la trasparenza e la correttezza dell’azione amministrativa pubblica. Si evidenzia, ancora, che lo statuto della società potrà essere modificato senza alcun controllo parlamentare.
Il fatto che una simile importante operazione venga effettuata con un emendamento alla finanziaria, in assenza di relazione tecnica, solleva molti e gravissimi dubbi, in particolare con riferimento al perimetro dei compiti della società stessa e all’impatto della sua operatività per il bilancio dello Stato.
Signor Presidente, mi permetto di segnalare all’attenzione dell’Aula che dalla finanziaria 2004 questa è la prima volta che non trova riscontro nei documenti di bilancio la copertura del fondo di riserva per le missioni internazionali.
Per il prossimo anno, quindi, la proroga delle singole missioni internazionali di pace dipenderà interamente dalle autorizzazioni di spesa del Ministro dell’economia e delle finanze che dovrà, di volta in volta, trovare la necessaria copertura finanziaria.
In primo piano