17 Settembre 2009

Opere, investimenti e strumenti di governo del territorio (di Maurizio Ionico)

Dalla frammentazione amministrativa, determinata dalla polverizzazione dei Comuni e dell’incerta filiera istituzionale che non permette una corretta relazione tra la programmazione degli interventi, la partecipazione e condivisione delle decisioni, la corretta esecuzione e in tempi certi delle opere.
Dall’assenza di strumenti di governo integrato del territorio, in virtù della mancanza del Ptr (Piano territoriale regionale) e del Piano Paesaggistico, e dell’impossibilità per i Comuni di intervenire assieme per pianificare il territorio in termini di “area vasta”, che impedisce di creare un nuovo e condiviso equilibrio tra reti, città, ambiente in Friuli Venezia Giulia.
Naturalmente non è dato sapere se attorno questi tre nodi la riflessione si accompagnerà all’individuazione di misure istituzionali e tecniche più efficaci. In ogni caso, il rapporto tra l’entità degli investimenti che interessano ogni area regionale e la situazione presente genera rischi e paradossi per le comunità locali ed il territorio.
Non so se la fase attuale possa essere “costituente”. Sia almeno “transitoria” e favorisca l’adozione di “buone pratiche” e di “sperimentazioni” tali da favorire i processi partecipativi e la pianificazione territoriale ed urbanistica.
In primo luogo vanno rese permanenti le relazioni con i soggetti territoriali per approfondire gli aspetti di natura tecnica la progettazione di importanti opere (Alta capacità, raddoppi ferroviari, bretelle, tangenziali) trascina con sé. Cogliere l’occasione significa coinvolgere gli attori del territorio per assegnare al progetto qualità architettonica, ambientale e paesaggistica. Poiché siamo una regione a statuto speciale, va riassegnato un valore alle Conferenze dei Servizi, dopo che il Governo ha ridimensionato il ruolo delle posizioni, anche quelle di tipo amministrativo, che esprimono perplessità al riguardo delle opere che non assicurano tutela ambientale e del patrimonio storico, salvaguardia territoriale e paesaggistica.
E’ tempo, tuttavia, di iniziare una riflessione che non si limiti a esaminare il “progetto” dell’opera ma passi ad approfondire il rapporto tra l’opera e il “programma” territoriale e la visione futura che le comunità coinvolte intendono perseguire. Il passo è importante poiché permette di esaminare le trasformazioni e la nuova geografia economica e sociale che scaturiscono dalla dimensione degli interventi.
E’ possibile che interi spazi territoriali, come la Bassa pianura friulana, l’hinterland a sud di Udine, l’area pedemontana tra le province di Udine e Pordenone, il contesto urbano di Pordenone siano coinvolti dalla previsione di robuste reti, magari in regime commissariale, che attraversano lo spazio e lo modificano in assenza di strumenti di governo integrato del territorio?
Come possono le comunità incardinare l’idea di futuro in un programma urbanistico ed economico sostenibile di fronte alla previsione di nuove ferrovie, strade e piattaforme, che rappresentano connettività e attrattività, ma determinano contemporaneamente trasformazioni del suolo, nuove “centralità”, tensioni competitive interne, evoluzione dell’identità dei luoghi?
In alcune aree è possibile iniziare a sperimentare anche attraverso l’adozione di strumenti ad hoc. La Bassa friulana, ad esempio, può diventare il primo di questi laboratori. Le previsioni della Terza corsia autostradale Quarto d’A.-Villesse, dell’Alta capacità Mestre-Trieste, delle bretelle di collegamento tra Palmanova-Cervignano e Palmanova-Distretto della Sedia, della complanare e della viabilità tra Torviscosa e S. Giorgio di Nogaro, suggeriscono una pianificazione del territorio di area vasta capace di intervenire sulla qualità delle opere, sugli effetti determinati dall’intreccio degli interventi, sulle relazioni tra evoluzione delle comunità e tutela dei luoghi e patrimoni storici. E’ un’occasione straordinaria per ri-costruire ambiente e paesaggio.

Maurizio Ionico
Castions di Strada
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