15 Gennaio 2011

le note del gufo mannaro

, anche, di quelle del Paese ricorre a toni flautati che pensa seduttori ma che in realtà sono flatulenze della sua natura intrinsecamente bugiarda. Se i suoi killer mediatici attaccano giudici e pubblici ministeri partendo dalla loro presunta posizione politica per scendere sino ai calzini e se quella piattola catodica di Ersilio Frode, o come diavolo si chiama, in diretta TV, li “manda a fare in c…” siamo nell’ordine dei servi meschini, coraggiosi soltanto perché lautamente compensati e sicuri di ampia protezione (fin che dura). Ma quel che costituisce l’autentico rovello è se e quanto possa sussistere la buona fede nei tanti che fanno quadrato attorno a lui, qualsiasi sia la rilevanza delle imputazioni mossegli. Che si tratti di compravendita di giudici, di corruzione, di falso in bilancio, di conati priapisti di un vecchio bavoso i vocaboli sono gli stessi: giustizia a orologeria (e che, siamo in Svizzera ?), tentativo di golpe giudiziario per rovesciare il verdetto popolare, congiura della sinistra e dei magistrati amici per una persecuzione giudiziaria in atto da anni. (A proposito: il fatto che parti della legge sul legittimo impedimento sia stata bocciata per 9 a 3 dai giudici costituzionali è la palese dimostrazione che il comunismo dilaga anche nella Consulta ). Questa povertà lessicale, questo eterno ricorso a concetti logori, questa desolante mancanza di fantasia e di inventiva in realtà nascondono l’intento di convincere attraverso l’ossessione della ripetitività oppure svelano una spontanea miseria di pensiero ? Difficile dirlo. E’ certo che una parte di chi offre il petto a difesa del suo duce lo fa esclusivamente per proprio tornaconto. Gente totalmente inetta, persino non in grado di raccogliere le mance nelle toilette pubbliche (con sincero rispetto per chi è costretto a farlo per l’incombenza della necessità), oggi si trova promossa posizioni di responsabilità e di comando del tutto insperate e del tutto immeritate. Altri sono sinceramente convinti dalle balle sparate a pieno caricatore dal loro idolo. Insomma nella cerchia dei fedeli ad ogni costo “la verità, direbbe Schopenhauer, è un pendolo che oscilla tra i furboni e i minchioni” anche se ciascuno di loro, preso singolarmente, è di difficile collocazione in uno dei due estremi. Con qualche eccezione. Il senator Gasparri appartiene sicuramente alla schiera dei più convinti ed entusiasti difensori della cristallina moralità e delle enormi capacità di governo dello squallido Ganimede anche se, va detto, il buon Maurizio si ritiene persona intelligente, il che la dice lunga. Ora le legioni Mediaset e dintorni si sono messe in moto e avanzano, lance in resta e scudi alti, sospingendo una massa di parole verso l’opinione pubblica. E non importa se questa massa di parole sia ragionevolmente collegata o che confuti le contraddizioni altrui senza il ricorso ad alcuna logica ed alla minima prova e spesso si smentisca al proprio interno. L’importante non è la qualità ma la quantità. Il principio “i fatti separati dalle opinioni” classico punto di riferimento dell’ informazione pura che nessuno pretende raggiungere compiutamente ma che richiede, almeno, un minimo di tensione per avvicinarvisi, viene disinvoltamente rovesciato ne “le opinioni che (s)travolgono i fatti”. Tutto ciò con l’intento di non far emergere tra i cittadini il minimo dubbio sulle cose dette a cominciare da “l’accanimento giudiziario” di cui si sente perseguitato e costantemente denuncia il telefonista cafone di Macherio. Bene: ammesso che tale accanimento esista davvero, esso costituisce l’unica ragionevole risposta alle molteplici occasioni in cui si è manifestato e si manifesta, dal recidivo di Arcore , l’ “accanimento criminoso”.

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