Una regione d’Europa
Abbiamo scelto di impegnarci per il PD del Friuli Venezia Giulia. Abbiamo scelto il confronto e la collaborazione invece dello scontro. Abbiamo scelto di partire dalle cose che uniscono e non da quelle che dividono. Il PD ha bisogno di impegno, unità e responsabilità.
Nel nostro Congresso dobbiamo partire dall’Europa.
La crisi sociale e economica di questi anni si è trasformata per tutte le forze progressiste e riformiste in una profonda crisi politica ed istituzionale. Si è aperto un baratro tra le persone, i loro problemi e le soluzioni che nelle sedi istituzionali vengono trovate.
Segniamo drammaticamente il passo di fronte a proposte populiste, dirette e sovraniste. Cambiamenti epocali in tutto il continente hanno creato ed alimentato nuove paure, senza che noi fossimo a volte capaci di comprenderle, interpretarle e darvi risposta.
Dobbiamo cambiare. È necessario lavorare per ritrovare le ragioni che ci consentano di riprendere il cammino della rappresentanza e del consenso, ritornando ad essere punto di riferimento per tutta la popolazione e non solo di gruppi o élites socialmente rassicurate o economicamente già forti.

Fra pochi mesi si terranno elezioni decisive per il futuro del nostro continente e dell’Unione Europea come l’abbiamo intesa, costruita e sognata negli ultimi decenni. Non basterà certo il nostro congresso regionale a mutare questi scenari o a rilanciare una proposta europea che rappresenti un’alternativa alle derive populiste e di destra, ma è fondamentale assumere che questa è la sfida più grande che ci attende e che ognuno deve assumersi come priorità.
Farlo in una Regione come la nostra in cui conflitti e confini hanno segnato drammaticamente la vita delle persone ed in cui, nel contempo, convivono identità plurali, dovrebbe essere più semplice. Ogni giorno però, vediamo che i confini tornano ad essere rassicuranti, che la paura dell’altro permea le coscienze, abbiamo visto ad ogni livello come vengano meno speranze collettive e rappresentanze per una sorta di particolarismo in difesa di interessi sempre più personali.
Se il pendolo della storia è spinto dal vento della paura di perdere quello che si ha, o di non poter migliorare la propria condizione, se è consolidato da proposte populiste, da derive localiste o di difesa del profilo nazionale, l’esercizio dell’alternativa è essenziale. Il nazionalismo è una reazione di chiusura dettata dalla paura che di certo non risolve i problemi, ma li aggrava. La tutela degli interessi dei lavoratori e delle fasce deboli della popolazione, di tutti i cittadini va perseguita a livello europeo tramite una proposta politica complessiva e condivisa: per questo motivo il PD del FVG nei prossimi anni dovrà rafforzare i rapporti con i partiti di centro sinistra di Slovenia Austria e Croazia.
Dovremo avere coraggio!
Non basterà ricordare 70 anni di pace o citare la lungimiranza di Spinelli e Schuman. Dovremo parlare di un’Europa federale e solidale e non di un’Europa delle nazioni, dovremo spiegare come la logistica, la portualità, il futuro delle nostre imprese e della nostra alta formazione passi attraverso un’Europa più forte e non più debole, dovremo dire che la nostra MacroRegione naturale è con la Carinzia, l’Istria e parte della Slovenia, ed è questo che ci rende più forti nei rapporti con il Veneto e le altre regioni del Nord, dovremo dire che la nostra piccola Regione ed il nostro piccolo Paese senza l’Europa finirebbero schiacciati fra le potenze mondiali oggi in campo.
Crediamo nell’Europa dei popoli, non burocratica, ma democratica e siamo convinti che per curare gli interessi degli italiani e, in particolare, degli abitanti del Friuli Venezia Giulia sia necessario essere ancora più europei.
Dovremo chiedere un’Europa diversa, che non può essere solo dei limiti e dei conti, ma deve essere capace finalmente di portare a fattor comune diritti e doveri, da quelli dei lavoratori alla pressione fiscale, capace di capire che vicino alle scelte di bilancio ci sono anche i necessari investimenti per il lavoro, le imprese, le protezioni sociali, la redistribuzione del reddito ed un welfare europeo che regali le stesse opportunità di partenza a tutti. Un’Europa che torni ad essere un sogno in cui credere e per cui impegnarsi.
Partirà anche il congresso nazionale e speriamo sia un confronto prima di tutto sulle proposte, perché leadership e comunicazione sono importanti, ma senza una proposta alternativa chiara e condivisa rischiano di essere effimere: siamo in una fase difficile, di consenso, ma anche di “innamoramento” verso i nuovi governanti, dobbiamo ridare forza e passione alla nostra Comunità politica, fare un’opposizione incisiva senza però accontentarci solo di smontare con le nostre competenze flat tax o reddito di cittadinanza, dobbiamo mettere in campo una serie di proposte alternative, le nostre proposte! Di politica economica e fiscale, di welfare, di visione del futuro che ridiano credibilità al nostro Partito. Non è solo con la derisione delle proposte altrui che recupereremo chi ha democraticamente deciso di affidare ad altri il governo del paese.
Partiamo a livello nazionale dalle proposte appena messe in campo per i giovani, le famiglie e gli investimenti sui settori prioritari dell’ambiente e della manutenzione del territorio e, insieme a chi ci crede, costruiamo prima di tutto un progetto capace di disegnare l’Italia del futuro e nel contempo i motivi veri per cui votare PD.
Le scelte di questo governo sono sotto gli occhi di tutti, spaventano comparti produttivi e mercati ma nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticarlo, trovano consenso acritico in larghe fasce della popolazione, come consenso continua a trovare la contrapposizione fra il “male” dei burocrati italiani ed europei, la rigidità asettica dei conti ed il “bene” delle misure per il popolo.
Spieghiamo quali sono le ricadute concrete per i cittadini e le famiglie delle scelte populiste, confrontiamoci da subito con la “questione settentrionale” che sembra nascere forte dal tessuto economico dei nostri territori dopo le scelte dell’attuale governo, usciamo dalla sola logica debito/non debito per analizzare come vengono spese quelle risorse e proporre le nostre alternative: per parlare del futuro dei nostri giovani, dei tanti che non vogliono sussidi ma opportunità e merito, per siglare un patto virtuoso con il nostro tessuto produttivo che accompagni crescita ed investimenti con un lavoro di qualità, per avviare quei percorsi di semplificazione e sburocratizzazione forse ancor più attesi delle detrazioni ed anche perché ogni scelta sul settore fiscale parta, ed in maniera condivisa, dall’assunzione che la progressività, in un Paese in cui l’1% della popolazione detiene il 20% della ricchezza, è un dovere imprescindibile.
E’ un impegno collettivo e non immediato, ma da subito è indispensabile individuare i cardini su cui puntare che riguardano l’affermazione dei diritti e la sicurezza ed emancipazione delle persone, le opportunità di evoluzione sociale ed economica per le famiglie e le imprese.
Dobbiamo ripartire dai nostri valori, quelli che ci tengono insieme ed hanno fatto nascere il PD: noi siamo un Partito di centrosinistra, anche sui temi più difficili come quello dell’immigrazione abbiamo fatto scelte importanti e non semplici per molti di noi, non sono bastate e forse non sono state nemmeno percepite perché chi cavalca strumentalmente le paure non ha limiti e sarà sempre più forte. Noi però non siamo quelli di “America first” o “prima gli italiani”, il Pd o è quello delle parole di Don Turoldo “prima gli esseri umani” o non è più il PD.
Difendiamo senza se e senza ma la legalità, ma non abbiamo niente da condividere con il Ministro Fontana e se una legge è razzista lo diciamo. Come non siamo disponibili a passi indietro sui diritti individuali e su una reale parità di genere! Noi siamo questo, dobbiamo rivendicare i nostri valori con forza anche quando pare difficile.
Nei nostri valori ci sono anche la solidarietà, le pari opportunità per tutti, certo il merito ma anche l’attenzione per chi non ce la fa: non dobbiamo guardare con nostalgia agli strumenti del passato ma non possiamo esimerci da trovare risposte nuove. La guida è il secondo comma dell’articolo 3 della nostra Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Se non vogliamo affrontare le nuove sfide globali con gli estremi del liberismo assoluto o del protezionismo della paura dobbiamo dirci che gli ultimi anni hanno visto un crescendo di diseguaglianza, di difficoltà nella redistribuzione del reddito, di finanziarizzazione progressiva dell’economia, di crisi della rappresentanza ad ogni livello.
Una massa enorme di persone, a fronte di opportunità esistenti o raccontate, non ha visto, se non in peggio, un cambiamento della propria condizione materiale.
Dobbiamo tornare a dare voce e rappresentanza, oltre che speranza, a chi non l’ha avuta, responsabilità nei confronti di chi ancora non è nato, e quindi grande attenzione all’ambiente e alla sostenibilità delle nostre azioni, pur continuando a credere nel progresso economico e sociale investendo in cultura, educazione, formazione e ricerca.
L’identità di un partito non sono solo le riforme fatte, ma è l’insieme dei valori che propone, dalla chiarezza delle scelte di governo, dalla capacità di incrociare e portare a sintesi i vari sentimenti che pervadono una società, dalla reputazione delle persone che lo formano, da una classe dirigente autorevole e diffusa: più netta è l’identità, più facile è la sua comunicazione e trasmissione dei contenuti che la caratterizzano.
Come dice Veltroni “Chi sostiene il sovranismo in una società globale, chi postula una società chiusa, chi si fa beffe del pensiero degli altri e lo demonizza, chi anima spiriti guerrieri contro ogni minoranza, chi mette in discussione il valore della democrazia rappresentativa, altro non fa che dare voce alle ragioni storiche della destra più estrema. Altro che populismo. Qualcosa di molto più pericoloso”
Spetta a noi, interrogarci sulle ragioni e dare risposta a questo mutamento epocale che ha investito l’Occidente, l’Europa e il nostro Paese, rendendo precario qualunque pensiero e minando la fiducia sociale e collettiva nel futuro.
Nuove soluzioni in termini di protezione sociale, di lavoro qualificante, di sostenibilità ambientale sono temi che dovranno contribuire a costruire un nuovo progetto socialdemocratico per il futuro. Se pensiamo basti una migliore organizzazione o il cambiamento di qualche faccia, credo andremo incontro ad amare sorprese. Così come non basta essere buoni e coraggiosi amministratori perché i temi che orientano il consenso sono ben altri e sono quelli che dobbiamo affrontare quando qualcuno pone la ferale domanda “perché dovrei votare PD?”.