2 Dicembre 2006

Relazione del segretario Debora Serracchiani all’assemblea cittadina di Udine

Abbiamo perso le “altre” elezioni perché, abbiamo pagato due anni di governo eterogeneo, incerto e rissoso e non siamo riusciti a rassicurare gli italiani, a convincerli che sappiamo anche governare e prendere delle decisioni. La scelta di andare da soli è stata innovativa e coraggiosa; altre
andavano forse meglio ponderate. In ogni caso siamo stati per questo Paese una forza riformista, nuova e innovativa che ha costretto gli altri, facilitati dalla totale assenza di democrazia interna, a copiarci. E copiare è facile quando non c’è discussione, partecipazione, senso critico.
Dopo l’iniziale sbandamento dettato dalla sconfitta, in alcuni casi inaspettata, non abbiamo più giustificazioni. Ora dobbiamo iniziare a governare laddove abbiamo vinto ed a fare opposizione intelligente ed efficace dove abbiamo perso. Durante la campagna elettorale abbiamo pagato l’emergenza sociale della mancanza di sicurezza, o meglio della sua percezione. Ora abbiamo un
Paese spaventato (ed un Paese spaventato si governa meglio) dalla crisi economica, un paese in preda ad un collasso emotivo ed un governo, ora infastidito dai giudici, ora dagli studenti, ora dai giornalisti, che pensa di affrontare la crisi spegnendo l’incendio con un bicchier d’acqua. Il Governo ha varato il pacchetto anticrisi spendendo 4 miliardi di euro a fronte dei 22 spesi
dalla Gran Bretagna e dei 17 spesi dalla Francia e dalla Spagna. Ancora una volta, senza alcuna prospettiva, si è scelto di dare pochi soldi e di disperderli. Ben inteso quando si danno dei soldi a chi ne ha bisogno nessuno può permettersi di non essere d’accordo, perché per una persona che vive con 500 euro al mese, anche soli 40 euro possono fare la differenza. Ma quale il piano, quale l’obiettivo? Invece di dar vita ad interventi mirati e strutturali, si è scelta la via degli interventi una tantum e di emergenza. Ci chiediamo che senso abbia il blocco del tasso di interesse dei mutui, quando gli aumenti che hanno disastrato le casse delle famiglie si sono già avuti fra aprile e
settembre di quest’anno ed ora i tassi sono destinati naturalmente a scendere anche sotto quella soglia del 4%. Questo però è un partito che non deve limitarsi a fare opposizione dicendo solo no a tutto. Questo è un partito che deve sfruttare il momento per imparare a governare e che deve quindi dire agli italiani cosa farebbe di diverso per affrontare la crisi. Un’idea per tutte: la riforma degli ammortizzatori sociali che introduca un unico sussidio di disoccupazione allargato anche ai parasubordinati e che allunghi i sussidi forniti ai lavoratori delle piccole imprese.
Gli interventi una tantum non aiutano i consumi, checché ne dica il nostro Presidente del Consiglio, e non è invitandoci a spendere, facendo finta che tutto vada bene che si risolvono i problemi delle nostre famiglie.
Il PD ha il compito, difficile, di combattere la cultura miope e incantatrice del centro destra, quella cultura che pensa di risolvere il problema del bullismo con il voto in condotta, dell’apprendimento della lingua italiana da parte degli immigrati con le classi ponte, della prostituzione rendendo semplicemente invisibile il fenomeno e della sicurezza con le telecamere. La decisione solo perché immediata non è necessariamente quella giusta.
Noi abbiamo il compito gravoso di mostrare la complessità dei problemi, che possono e devono essere affrontati anche con misure a corto raggio, ma che, oltre a queste, richiedono interventi necessariamente strutturali. E quindi diciamo no, alle politiche per la sicurezza che si limitano al controllo attraverso le telecamere, ma che non sono supportate dalla sconfitta delle cattive abitudini e da un’azione educativa dei giovani; no alle classi ponte che non avvicinano, ma che dividono, oltre a non essere assolutamente di alcuna efficacia per la qualità della scuola.
Per la cultura riformista del PD non ci sono scorciatoie: noi vogliamo essere portatori di un pensiero complicato contro un pensiero sbrigativo, farci interpreti di un allargamento dell’orizzonte culturale e ideale.
In questi giorni molto si parla della questione morale all’interno del PD, desideriamo prima di tutto sgombrare ogni sospetto: per il centro sinistra e per il pd la politica deve fondarsi su un alto senso etico e civile, come è affermato dal nostro Codice etico che recita:“l’adesione al Partito Democratico impegna a comportamenti ispirati ai principi etici contenuti in questo Codice”; certo lo stesso non può dirsi per il centro destra. La verità è che a loro della questione morale non gliene frega niente, è un argomento che serve solo a far dimenticare la crisi economica. E’ sufficiente ricordare che mentre il premier parlava della questione morale del PD aveva al suo fianco un candidato del suo partito plurinquisito. Partito, come è noto, che vanta inquisiti, indagati, se non peggio, sui banchi del parlamento. Naturalmente ciò non significa che il nostro partito non debba porsi il problema. Noi non ci sottrarremo e crediamo che su questo fronte l’unica ricetta sia quella del rinnovamento a tutti i livelli.
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