18 Dicembre 2023

Fine vita: Parlamento deve legiferare

SERRACCHIANI: PRIMA VENGONO LE RAGIONI UMANE E GLI APPELLI DI CHI SOFFRE

– Perché è importante legiferare sul suicidio assistito?

Prima vengono le ragioni umane, gli appelli di persone sofferenti e consapevoli che hanno il coraggio di porre il loro corpo e il loro dolore come pietra dello scandalo, il silenzio di chi nemmeno ha la possibilità di chiedere aiuto. E c’è una questione di costituzionalità. La Consulta ha auspicato che la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore. Una parte di chi ha la responsabilità di fare le leggi non vuole nemmeno confrontarsi con una sensibilità generale largamente maggioritaria. Una questione umana di altissimo rilievo viene trascurata per logiche di contrapposizione partitica.


– È solo una “battaglia” per l’affermazione di un diritto individuale o un’affermazione di un principio generale?

I diritti individuali non sono l’esercizio di soggettivi capricci del momento, bensì l’attuazione concreta di principi generali. Lo ha spiegato perfettamente la Corte costituzionale, e a questo ci siamo ispirati nello scrivere la nostra proposta di legge. Dalla tutela rigorosa del diritto alla vita discende la necessità di aiutare, di curare chi soffre, di alleviare la sofferenza, e proprio per questo, quando la cura è stata prestata, quando ogni possibile sforzo è stato fatto, quando qualunque dovere di solidarietà è stato adempiuto, allora vi è il dovere di non voltarsi dall’altra parte di fronte ad una sofferenza intollerabile, davanti ad una libera, ancorché sofferta, richiesta di essere aiutati a concludere dignitosamente la propria vita.

– Quali sono i prossimi passi per arrivare ad una legge sul fine vita?

Bisogna arrivarci passo dopo passo, senza dividere. Un grande lavoro lo stanno facendo in primo luogo le persone comuni, con la loro mobilitazione capillare che trasmette caso per caso il senso di una sensibilità diffusa sempre più condivisa. Il fatto stesso che il dibattito rimanga all’ordine del giorno anche sui media significa che c’è la percezione di un’attualità da cui non si scappa. Dall’Associazione Coscioni al lavoro nei Consigli regionali, un flusso di opinione si muove e non si fermerà, perché sono coinvolte questioni che tutti noi, in fondo, sentiamo nostre. Ci arriveremo. 


– Intanto per arrivare all’affermazione di quello che in altre parti del mondo è un diritto, è servita una decisione dei giudici. Perché la politica italiana non è ancora riuscita a legiferare su un tema come il suicidio assistito?

E’ un vizio congenito della politica italiana il polarizzarsi sui temi etici e sui diritti civili, mettere avanti le pregiudiziali di schieramento. E’ anche un segno della lontananza della politica dai cittadini. La sentenza della Corte costituzionale ha già innovato profondamente il nostro ordinamento e si stanno attuando le sue sentenze in una inquietante incertezza normativa. Soprattutto nel centrodestra, percepisco una paura impalpabile ad affrontare questo tema, di perdere un pezzo di identità quasi fosse un “cedimento”. Accade anche nel mio Friuli Venezia Giulia, la regione di Loris Fortuna, Eluana Englaro e di Anna, dove il presidente Fedriga non ha dubbi e dice No.


– Il tema è trasversale, ma a opporsi sono principalmente una parte della chiesa con medici e associazioni cattoliche, spalleggiate da una parte della politica. La questione è culturale o di puro principio e di calcolo elettorale?

La Chiesa è un’autorità religiosa con una dottrina in evoluzione, ed è un attore sociale di primo piano, quindi ogni suo contributo arricchisce il confronto. Invece dubbi sorgono su quelle parti della politica che si ritagliano a loro immagine pezzi dell’insegnamento della Chiesa e se ne fanno difensori e rappresentanti. Sono gli stessi che si tappano le orecchie agli appelli di Papa e Vescovi sui drammi della povertà e delle migrazioni. C’è chi confonde la profondità e complessità del cattolicesimo con il gretto conservatorismo dell’esistente. 

– Ci sono delle ragioni del “no” che meritano attenzione?

Chi ha dubbi ha l’approccio corretto alla legge che dobbiamo fare tutti assieme in Parlamento. Ci sono aspetti circostanziali della «”morte volontaria medicalmente assistita” su cui vanno fatte profonde riflessioni, ma riserve, precauzioni, puntualizzazioni non possono essere una scusa per evitare di decidere, tenendo così nel limbo persone e famiglie.


– In generale, il dibattito, o meglio lo scontro, politico sta portando a una riduzione dei diritti?La riduzione dello spazio dei diritti è un fatto che caratterizza questa fase con la destra al governo, in coerenza con un’impostazione ideologica che non vede né difende l’individuo come portatore di diritti universali. Lo sbarramento contro la legge sul fine vita è un aspetto di questa visione.

Intervista rilasciata da Debora Serracchiani a Giuseppe Boi per Il Tirreno

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