23 Marzo 2020

Coronavirus: in Fvg è ora di cambiare passo

Trevisan: serve Unità di crisi, tamponi e trasparenza

Il Partito Democratico all’esordio di questa gravissima epidemia, COVID19, ha scelto di mettere la sordina a polemiche e contestazioni per permettere alla Giunta di questa regione di affrontare con maggiore serenità la temibile emergenza. Adesso però si stanno moltiplicando le grida di allarme che giungono proprio da coloro che l’emergenza la devono affrontare giornalmente e che si sentono lasciati soli, senza istruzioni coerenti, senza coordinamento, senza le necessarie difese.

Manca un comitato scientifico regionale, una unità di crisi comprendente veri esperti sulla gestione delle epidemie e delle emergenze sanitarie, mancano linee guida chiare, semplici, omogenee, dedicate a ogni tipo di attività sanitaria e socio- assistenziale, e non solo a quelle; prosegue il silenzio sconsolante e usuale dell’Agenzia Regionale di Coordinamento Sanitario. Tutto questo lascia gli operatori nell’incertezza su come comportarsi per proteggere al massimo se stessi e le persone con cui devono venire in contatto. La mancanza di informazioni tempestive impedisce ai medici di medicina generale, ai sindaci e ai dipartimenti di prevenzione, di prendere i necessari provvedimenti per gestire i casi sospetti, le persone positive, i loro contatti. In molti casi, i sindaci hanno appreso che nel loro comune sono stati riscontrati soggetti positivi solo perché ne ha parlato la stampa; molti medici di medicina generale hanno saputo della positività di loro assistiti solo quando sono stati avvertiti dai malati stessi. Inoltre i medici di famiglia sono impediti nei loro compiti di prevenzione primaria dal fatto di non avere dispositivi di protezione adeguati. La carenza di attrezzature, ma anche la cattiva organizzazione operativa, fa sì che molti tamponi inviati ad analizzare per la presenza del coronavirus vengano refertati con ritardo; in particolare nel territorio isontino i risultati sono stati refertati, fino a oggi,  anche con 10 giorni di ritardo. La mancata effettuazione su larga scala dei tamponi di controllo sul personale sanitario e non sanitario a rischio di trasmissione del virus, tenendo pur conto dei limiti di questo esame e delle problematiche di esecuzione, fa sì che la circolazione dell’infezione continui nonostante i draconiani provvedimenti di limitazione dei movimenti dei cittadini. Eppure, anche se si individuassero dei casi positivi questi non dovrebbero essere tanto numerosi da mettere in crisi i necessari processi di assistenza ai pazienti degli ospedali, della RSA, dei distretti sanitari e agli ospiti delle case di riposo. La mancanza, i ritardi nell’approvvigionamento di dispositivi per la protezione delle vie respiratorie ha impedito e impedisce l’applicazione dei protocolli di sicurezza necessari per arrestare o limitare la diffusione del coronavirus e il contagio degli stessi operatori dell’assistenza. È ora di cambiare passo.  Occorre costituire subito un Comitato scientifico/Unità di crisi in grado di coordinare con mano ferma e competente tutti gli interventi necessari. L’ARCS si attivi e svolga i suoi compiti: occorre diramare istruzioni e linee guida di comportamento e procedure omogenee su tutto il territorio regionale. Occorre trasparenza nella comunicazione dei dati, al pubblico, ai responsabili dell’ordine pubblico con in testa i sindaci, ai distretti sanitari, ai medici del territorio e ai dipartimenti di prevenzione. Si assumano con urgenza tutti i sanitari, medici e non medici, di cui è stranota la carenza, sia negli ospedali sia nelle strutture territoriali. Si scelgano uno o più ospedali da dedicare esclusivamente alla presa in carico dei contagiati di coronavirus, per il periodo necessari a spegnere l’ epidemia. Si esegua la ricerca del virus sugli operatori dell’assistenza, sanitari e no, con immediata segnalazione e trattamento di ogni positività (in Cina il 40% dei casi di Covid19 è partito dagli ospedali).

Sappiamo bene le difficoltà del governare e il nostro intento, come abbiamo detto all’inizio, non è quello di mettere in evidenza colpe, ma segnalare carenze. Speriamo sinceramente che il nostro appello vada inteso per quello che è: parlare schietto nel tentativo di dare una mano. In questo momento di difficoltà occorre unire gli sforzi di tutti per combattere il virus e limitare più possibile i danni e quindi occorre mettere da parte sia le accuse sterili sia il “non disturbare il manovratore”. Segnaliamo quello che non va non per cercare colpevoli, ma per trovare velocemente soluzioni.

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