11 Febbraio 2021

Recovery fund: coinvolgere tutte le forze regionali

LA RIFLESSIONE DI SHAURLI SUL “MESSAGGERO VENETO”

In questi giorni il termine “responsabilità” è di gran lunga il più usato. Certo lo richiede prima di tutto la situazione del Paese, lo richiede la riconosciuta impossibilità di formare un governo politico, lo richiede l’impegno per vincere la pandemia e attuare la vaccinazione. In particolare lo richiede il necessario impegno per la ripresa economica, che non può prescindere dalle importanti risorse europee, da spendere presto e bene.”Responsabilità” però rischia di diventare termine vuoto e comodo, se usato solo per giustificare conversioni europeiste o il sostegno a un governo che pare formarsi con chi si è criticato fino al giorno prima. La responsabilità va praticata non proclamata in ogni luogo e ruolo.Per questo il mio appello va al presidente Fedriga e al presidente Zanin: tempi e modi d’impiego dei fondi europei mai come ora ci chiamano ad uno scatto di impegno e responsabilità.Il 70 per cento delle risorse del Recovery fund deve essere speso entro il 2023, “speso” non “impegnato”, e a queste si aggiungono altre risorse ingenti, che chiameranno la politica e la pubblica amministrazione a una sfida epocale.Ora, la Giunta regionale è e rimane espressione di una maggioranza e ha le sue prerogative, ma ritengo drammaticamente insufficiente sentir dichiarare che il Friuli Venezia Giulia “è pronto”, con una delibera che individua oltre 10 miliardi di euro di richieste. Non tanto perché pare sproporzionata al rialzo o perché abbia ora perplessità riguardo i contenuti. Perché quella delibera di fatto nessuno la conosce, nessuno ne percepisce la visione complessiva per lo sviluppo della nostra regione.Ci sono sindaci che lanciano giornalmente progetti con il rischio di cadere di nuovo in quel localismo che è uno degli atavici mali di questa regione; ci sono alcuni autorevoli professionisti che mettono in campo idee; ci sono categorie e rappresentanze che lamentano una assoluta mancanza di coinvolgimento. Ce ne sono altri, pochi e forse sempre i soliti, che millantano di aver già indirizzato le scelte.Il tempo stringe. E quindi è ancor più necessario, urgente e “responsabile” aprire un dibattito vero che coinvolga tutte le migliori energie di questa regione e se serve ne trovi di nuove.Ognuno con il proprio ruolo, ovviamente, ma tutti con la consapevolezza che siamo di fronte a un momento storico e che solo così potremo avere una forte interlocuzione con il Governo centrale.Solo così potremmo avere l’ambizione di sedere a un tavolo anche con altre regioni e magari con le vicine Austria e Slovenia per disegnare davvero il futuro di questa parte d’Italia. Il riconoscimento del porto di Trieste come hub nazionale è straordinario punto di partenza, ma non può essere accompagnato solo da una piccola “lista della spesa”, magari in ottica compensativa.Elenchi di progetti ne sono arrivati già e ne arriveranno a migliaia: non basterà nemmeno il Consiglio regionale che ha già chiesto coinvolgimento e ha dimostrato serietà sui recenti provvedimenti economici. Serve che questa Regione abbia l’ambizione di tornare a essere avanguardia e laboratorio, come è stata in passato. Serve uno scatto di volontà, di regia e di coinvolgimento, perché il territorio metta in campo una visione del proprio futuro.Rimangono e rimarranno differenze politiche e di ruolo ma – lo dico in primis al presidente di questa regione – questa è la “responsabilità” a cui tutti siamo chiamati, anche qua. Altrimenti rimane solo una parola comoda e fin troppo abusata.

Messaggero Veneto, 11 febbraio 2021
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