7 Febbraio 2021

Aspettando Draghi, facendo la nostra parte

UN EDITORIALE DI S. SPITALERI NEL CORSO DELLE CONSULTAZIONI PER IL NUOVO GOVERNO

Si apre, in queste ore, uno scenario inedito che probabilmente chiude il capitolo politico apertosi il 4 marzo 2018, con gli esiti imprevedibili dei governi gialloverdi e giallorossi, che hanno dimostrato, in maniera assolutamente trasversale, un fallimento delle rispettive piattaforme.

Il Presidente Mattarella, preso atto di un tanto, ha chiarito, con una risolutezza forse inedita, la centralità del tema del Recovery plan e della lotta alla pandemia, come urgenti ed inderogabili esigenze, prioritarie anche rispetto alla ricomposizione di un nuovo quadro politico. Mentre a Roma si presenta Draghi, dobbiamo interrogarci, in Friuli Venezia Giulia, su come ci prepariamo a fare la nostra parte rispetto alle sfide e ai problemi sul tavolo e se, in questo contesto, la nostra autonomia speciale ci venga in soccorso.

Fino adesso, rispetto al tema del Next Generation EU e del Recovey plan, Regione, enti locali e qualche forza sociale ed economica hanno inteso “battere cassa”, come se i 209 miliardi potessero moltiplicarsi a dismisura (non dimentichiamo che il FVG pesa grosso modo il 2% del sistema nazionale) per esigenze anche legittime, ma meramente locali.

La sfida, peraltro, non è semplicemente su un elenco di opere, ma si incrocia con alcuni temi esemplificativi:

a) la nostra macchina amministrativa regionale è pronta per affrontare una vera azione di rilancio: ha professionalità, percorsi e processi amministrativi, sistemi digitali sufficienti o no?Ad oggi, la risposta della maggioranza regionale si è sintetizzata in leggi di manutenzione, ossia eccezioni, deroghe, iter paralleli, ma nessuna semplificazione o razionalizzazione,

b) il nostro sistema degli enti locali, a noi tutti caro perché è un pezzo di cuore, con i suoi comuni piccoli e piccolissimi, con poco personale, con funzioni anche complesse affidate, è idoneo o no?Ad oggi, la risposta della maggioranza è stata via le UTI liberticide, viva i liberi comuni, viva il sogno di nuove province elettive, viva la concertazione diretta regione/comune, dove la parola sviluppo di sistema per aree territoriali è stata pressochè cancellata.

c) il tema degli interventi pubblici nell’economia (dalle società finanziarie, agli enti camerali e consorzi) è idoneo o meno ad aiutare il sistema imprenditoriale e del lavoro della regione?Ad oggi, la risposta è stata duplicazione (alle volte sovrapposizione) di strumenti di sussidio immediato e diretto, contributi per progetti già esistenti (non per una nuova forma di regione), supporto/scambio di consenso con dirigenza delle rappresentanze economiche e sociali.

Il Next Generation Eu e tutti gli strumenti che un’Europa politica e solidale sta, seppur con fatica, mettendo a punto, vogliono invece parlare al futuro, consentire che i fondi servano a creare volani per la società e l’economia, dalla piena occupazione alla transizione ecologica.

C’è un tema che poi deve essere chiaramente enunciato e che parte dalle difficoltà che, in tema sanitario, il nostro sistema Paese ha vissuto e sta vivendo: sarebbe sciocco sottostimare un vento di centralizzazione che spira dopo le difficoltà mostrate in molte regioni che, con tutti i noti limiti, hanno voluto, anche a volte con un forte conflitto, mantenere fortemente la gestione della pandemia in termini sanitari.

Bisogna fare molta attenzione, perché quello che deve essere evidente è che l’autonomia si rafforza se sfrutta tutti gli strumenti e tutte le sue potenzialità, anche operando sulle linee del supporto al sistema; altrimenti c’è solo lo scontro e, alla lunga, nel conflitto con lo Stato verrà il tempo in cui, a torto o ragione, sarà più semplice omologare e centralizzare.

Allora, invece che riempirci la bocca di magnifici interventi (peraltro tutti nella logica di opere pubbliche), pensiamo a infrastrutturare il sistema regione, a partire dalla macchina regionale e dagli strumenti che l’autonomia speciale ci consente di agire, perché i fondi che arriveranno al sistema dell’impresa, del lavoro, delle famiglie, possano essere fruttuosi per il Friuli Venezia Giulia e non ci si debba poi pentire di aver perso una duplice occasione: rafforzare il sistema socio-economico della Regione, attrezzare le istituzioni alle sfide future.

Udine, 3 febbraio 2021

Salvatore Spitaleri

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