11 Settembre 2023

Salute mentale: un ddl per tutelare chi soffre

ALLA CAMERA SERRACCHIANI, SCARPA, LACARRA CHIEDONO DI DARE FORZA AI DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE

Presentato dai deputati Serracchiani, Scarpa, Cuperlo, Lacarra. Si cerca di dare forza ai dipartimenti di salute mentale e attuare livelli di assistenza e percorsi di cura

Per la terza volta è stato presentato in Parlamento un Ddl che chiede di tutelare le persone affette da disagio psichico nello spirito della (vigente) legge 180, meglio nota come Legge Basaglia. Lo hanno presentato i deputati Deborah Serracchiani, Rachele Scarpa, Giovanni Cuperlo e Marco Lacarra: chiede di dare forza ai dipartimenti di salute mentale e di attuare livelli di assistenza e percorsi di cura, prevedendo l’operatività dei servizi sul territorio H24.

L’inferno di chi soffre di disagio psichico

È preoccupante che ci voglia un nuovo disegno di legge a tutela di una legge vigente. Preoccupante, ma inevitabile perché le linee guida della Basaglia sono state progressivamente erose a discapito dei cittadini che essa tutela. Come a dire che cattive pratiche delle istituzioni pubbliche hanno tolto diritti previsti da una legge. Il nuovo Ddl anticipa le disposizioni proposte con una fotografia della progressiva discesa agli inferi di chi soffre di disagio psichico nella stessa Italia che, con la legge 180, è stata modello per il mondo intero.

Vale la pena di leggerlo per avere un quadro del disastro.  A noi preme di sottolineare alcuni punti. Nessuno nega che la psichiatria e la psicofarmacologia abbiano nel carniere nuove terapie più efficaci di quelle che aveva a disposizione Basaglia: ovvio che debbano essere integrate nei percorsi di sostegno a chi soffre. Ovvio che l’utopia basagliana debba fare i conti con la difficoltà di dare concretezza all’auspicato reinserimento delle persone con disagio psichico nella vita della comunità.

Le strutture residenziali troppo uguali ai vecchi manicomi

Ma non sono ovvi né la privatizzazione dei servizi di salute mentale né la rinascita di centri di contenzione. Inutile fingere di non vedere che le sempre più presenti strutture residenziali sono versioni più o meno decenti dei vecchi manicomi, che la legge ha abolito. Magari sono indispensabili per le famiglie disperate e abbandonate che, in assenza di un’assistenza concreta (anch’essa prevista dalla legge ma non erogata) non sanno che pesci pigliare.

Ma almeno dovrebbero essere inseriti in percorsi di cura che mirano alla guarigione e al reinserimento, in collegamento con i servizi psichiatrici delle Asl. Non lo sono, e spesso rappresentano un parcheggio all’infinito, un occultamento del dolore e del disagio. Un’offesa alla dignità della persona.

Daniela Minerva su La Repubblica, 11 settembre 2023

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