Inadeguati all’emergenza
La crisi dei subprime è certamente esplosa dopo le vacanze estive, ma non era una crisi imprevedibile.
Lo stesso ministro Tremonti aveva più volte annunciato una tale eventualità.
Nonostante questo scenario negativo la destra ha licenziato un Dpef e i decreti conseguenti (in particolare il decreto legge 112) improntati a una previsione del ciclo economico del tutto sbagliata, non adottando quegli strumenti che avrebbero potuto introdurre e favorire processi di crescita urgenti e necessari così come richiesti dalla situazione di crisi incipiente.
In questi giorni (altro che crescita del Pil come proposto dal governo), si assiste alla diffusione di segnali di grave difficoltà del sistema produttivo in tutto il paese: impennata della richiesta di cassa integrazione, incremento delle liste degli esuberi, accorciamento delle settimane lavorative con il recupero delle ferie non godute, crollo degli ordinativi delle imprese.
Sul fronte del lavoro, inoltre, ci si sta accorgendo come risulti del tutto illusorio fronteggiare le difficoltà economiche dei lavoratori con un semplice intervento sugli straordinari che, per altro, in questa fase produttiva non si fanno di certo. Risulta evidente, quindi, sul fronte proprio della capacità di acquisto di salari, redditi e pensioni, la necessità e l’urgenza di un intervento che garantisca la copertura sul piano delle disponibilità finanziarie in capo ai lavoratori e alle famiglie, così come a sostegno della domanda interna e degli stessi consumi.
Allo stesso modo, va attuato un grande sforzo a favore delle piccole e medie imprese, alle quali è necessario offrire il massimo sostegno e il più convinto aiuto.
C’è bisogno in buona sostanza di mettere l’accento con decisione su politiche che favoriscano la crescita. Su questo piano non si tratta di rinunciare all’opera di risanamento del conti pubblici, ma, piuttosto, come hanno fatto altri paesi europei, bisogna agire prontamente per favorire gli altri indicatori fondamentali della crescita del prodotto interno lordo, cioè i consumi e la produzione industriale. La maggioranza, quindi, dovrebbe rivedere le scelte adottate fin qui. Al paese servono linee di intervento e obiettivi da raggiungere meno propagandistici e più efficaci: qualificazione della spesa pubblica, eliminazione degli sprechi, lotta all’evasione fiscale, tutti strumenti essenziali per reperire risorse da assegnare allo sviluppo e alla crescita. In realtà, la destra ha scelto un’altra via segnata da tagli indiscriminati e da un consistente allentamento del rigore sul piano della fedeltà fiscale.
Gli stessi annunciati interventi di queste ultime ore sembrano non cogliere in modo sufficiente la straordinarietà della situazione. In primo luogo, andrebbe messa da parte e profondamente rivista la legge Finanziaria oggi in discussione in Senato, lavorando sul terreno del recupero delle entrate a partire dalla lotta all’evasione e all’elusione fiscale e contemporaneamente adottando misure volte alla riduzione della spesa, inserendo però il metro della qualificazione e della razionalizzazione nei vari settori dell’intervento pubblico. In secondo luogo, si dovrebbe agire sul fronte dei redditi da lavoro e sulle pensioni, adottando misure efficaci di recupero del potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, a partire dalla prossima tredicesima. Andrebbero poi garantite alle imprese, a cominciare da quelle più esposte alla fase di crisi, necessari aiuti per affrontare le difficoltà, iniziando da subito sul fronte del credito. Infine, andrebbero predisposte azioni tese a riformare gli ammortizzatori sociali con particolare riferimento alle condizioni di tantissimi lavoratori precari e di quelli parasubordinati. Le risorse per un’azione di questo genere possono essere trovate, anche perché la stessa crisi offre la straordinaria opportunità di affrontare il nodo della spesa pubblica, selezionando davvero i campi di intervento in una visione strategica per lo sviluppo dell’Italia.
Senatore Pd