13 Novembre 2007

L’intervento del sen.Pegorer sul tema del testamento biologico

Non si può certo negare che a quella stagione sono seguite molte cose, quali ad esempio lo straordinario sviluppo della scienza, della tecnica, della medicina; la sconfitta storica di un sistema ideologico che in nome della giustizia sociale negava le libertà individuali e la centralità della persona; l’affermarsi nel mondo cristiano, cattolico in particolare, del pensiero del personalismo di Jacques Maritain e del Concilio Vaticano II che tanto hanno illuminato l’azione e le riflessioni di Giovanni XXIII e in particolare di Paolo VI; e ancora l’insorgere nel mondo occidentale, a partire dagli Stati Uniti, di una cultura politica fatta propria dalla destra di quel Paese, al governo per circa due decenni, caratterizzata da un nuovo pensiero di stampo fortemente conservatore tanto da rompere, a parere di moltissimi, gli ormeggi con gli stessi padri del pensiero liberale da John Locke a John Stuart Mill, per non parlare dello stesso Kant. Di acqua sotto i ponti dal periodo Costituente ne è passata davvero tantissima.
Sono convinto in ogni caso che quell’eccezionale esperienza, la ricerca di dialogo e possibile incontro tra diversi umanesimi resti, anche alla luce del presente storico, l’unica bussola in grado di portare ad un saldo ancoraggio la nostra cultura civile e politica.
In un recente articolo apparso su un quotidiano nazionale la filosofa Claudia Mancina rilevava, tra l’altro, l’esistenza di una dimensione politica dei temi etici che -cito testualmente – riguarda l’individuazione dei princìpi sui quali una legge deve fondarsi.
Princìpi politici che consentano a ciascuno di seguire i propri princìpi etici. Ecco, in tutta la sua profondità, il tema vero al centro della nostra attenzione, al di là di ogni possibile dissertazione intorno alle attuali conquiste della scienza, alle possibili teorie giuridiche o ai vari filoni di pensiero culturale. La politica in tutta la sua centralità e autonomia è chiamata in questa occasione ad essere lo strumento per rendere possibile ogni sforzo, tale da corrispondere all’esigenza di condurre i diversi sentire in un luogo comune, condiviso da tutti. Il luogo – appunto – dove i princìpi politici permettano a ognuno di noi di ritrovare i propri principi etici. Il luogo della legge quindi riconosciuta come propria da ciascuno è incidente per tutti. Principi e, aggiungo, valori condivisi dovrebbero perciò muovere il nostro lavoro proprio su questioni di così grande significato per la vita di ogni persona, per i cittadini che lavorano studiano, soffrono, sì, anche soffrono, nel nostro Paese. Da questo punto di vista, il richiamo doveroso alla Costituzione repubblicana sprona noi tutti nella ricerca di una possibile sintesi comune e condivisa. La Carta ci indica i princìpi ed i valori fondamentali a cui è necessario fare riferimento in questo delicato lavoro, a partire dal supremo riconoscimento della libertà dell’individuo.
Intervenire su un tema così legato alla dimensione intima di ciascuna persona qual è il fine vita non corrispondendo a quel principio fondamentale significherebbe, a mio avviso, non ottemperare al riferimento costituzionale che governa la nostra convivenza democratica. Negando, come nel caso alla nostra attenzione, la libera ed autonoma determinazione dell’individuo si priva la persona umana della sua centralità, collocandola da un lato ad acritico strumento del progresso tecnico-scientifico, dall’altro lato a possibile oggetto dell’inclusione di una autorità pubblica, che si fa Stato etico, non trovando così più limite neppure nell’intima sfera della libertà e della volontà individuale. Il salto sarebbe a mio avviso oltremodo criticabile e pericoloso proprio per il nostro sentire civile e democratico, poiché si giungerebbe a trasformare i cittadini in possibili sudditi. Sono perciò dell’avviso che il provvedimento, per come oggi si presenta al nostro esame, sia pericolosamente lontano da quella sintesi tra umanesimi che ha portato i costituenti ad esaltare il valore supremo del rispetto di ogni persona umana. Da qui la mia personale critica al testo in discussione.
Negare la libertà di scelta ad una persona sul fine vita o perlomeno fortemente condizionarla appare a mio avviso come un indebito superamento di quei valori e princìpi condivisi che fissano la nostra Carta costituzionale. Non si tratta, certo, di impedire od ostacolare l’obiettivo di un possibile proficuo incontro tra libertà di scelta e tutela della vita, ma ciò va fatto assumendo la piena consapevolezza dell’esistenza di diverse opinioni di merito e nel fondamentale assunto che alla persona umana deve essere riconosciuta la possibilità di decidere sul proprio destino e sulla propria vita. Da qui, il mio personale auspicio che la proposta in discussione possa trovare nel confronto parlamentare un nuovo approdo, una radicale revisione nei contenuti e nelle previsioni, affinché si possa trovare efficacemente quella cifra, rispettosa dei limiti imposti al rispetto della persona, della sua libertà, oggi così fortemente condizionati dall’impressionante sviluppo della tecnica e della scienza e tali da incidere, come ricordato in i diversi interventi, perfino sulla naturale conclusione del nostro percorso di vita. Se non risultasse raggiungibile un simile obiettivo, credo si potrebbe determinare uno scostamento di fatto dal disegno sotteso al dettato costituzionale, affermando al contrario uno Stato che si sostituisce all’individuo ed alla sua volontà. Una tale eventualità, signor Presidente, certo oggi non così remota, stante il livello del confronto fin qui realizzato, dovrebbe consigliare tutte le parti in causa ad una più attenta riflessione e analisi degli effetti concreti che si potrebbero determinare. Peraltro, così facendo sì potrebbe perlomeno ascoltare e forse meglio recepire ciò che in grandissima parte lo stesso mondo scientifico e la medicina più avanzata suggeriscono a noi tutti in materia di fine vita e di cure palliative. Di una cosa, signor Presidente, sono quindi persuaso: così avrebbero sicuramente fatto i nostri Costituenti.
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