13 Dicembre 2007

ARNALDO SCARABELLI: Se Fontanini non riesce a governare la Provincia

La Provincia di Udine avrebbe bisogno di una guida autorevole, riconosciuta e condivisa. Ma quando Fontanini parla sempre più da leader di partito, da segretario regionale della Lega nord, invece che da capo dell’Amministrazione provinciale, è segno che qualcosa non funziona. Oggi, due anni dopo il largo successo del 2008, con una larga maggioranza che comprende oltre a PDL e Lega anche l’UDC, è difficile capire questo governo provinciale. Il quale fa poco, dice troppo poco di “Friuli” e spesso si contraddice. Questa maggioranza appare confusa e “in ritirata”: non affronta la crisi, continua ad amministrare come nulla stesse accadendo nel territorio e in particolare nei tessuti economici più in difficoltà. La Giunta provinciale si limita ad azioni di piccolo cabotaggio, i soliti riparti di contributo assegnati con criterio referenziale. In compenso in Friuli è cresciuta l’insicurezza sociale (nelle statistiche e nella percezione popolare). Gli obiettivi-chiave procedono a fatica. Tra annunci roboanti e successive frenate: come per la riorganizzazione dell’ente, la riqualificazione della spesa pubblica e il piano di dismissione della finanza derivata. Si è annunciato di chiudere i contratti derivati swap e di ristrutturare il debito dell’ente. Tutto però slitta mentre le risorse calano e quelle che giacciono nelle banche sono impegnate molto lentamente. Poi il federalismo, una bandiera per Fontanini e la lega. Si promette ai cittadini della Provincia e alle piccole e medie imprese friulane di semplificare le procedure, di ridurre la pressione burocratica e di ridare un po’ di ossigeno con nuove opere pubbliche, con appalti e forniture. Di fatto avanza a Palazzo Belgrado un federalismo senza autonomia: le sorti della Provincia di Udine dipendono sempre più da Trieste e da Tondo (altro che il “faraone” Illy). Fontanini si è molto impegnato a condizionare il riassetto della nuova Giunta regionale. L’ha fatto privilegiando il partito e abbandonando il Friuli a se stesso. Le deleghe importanti delle Attività produttive, in Regione, sono andate alla Seganti, assessore triestino ma leghista. E per la Provincia di Udine solamente un pugno di mosche con l’assessore dell’UDC Molinaro castigato e indebolito. Dov’è l’impegno del presidente Fontanini per il rilancio del Friuli e dell’Associazione delle Province Friulane? Troppo poco per costruire un’identità: convincere gli imprenditori, le associazioni di categoria, i sindacati, i sindaci e gli amministratori locali; rassicurare i lavoratori delle fabbriche in crisi, i disoccupati; coinvolgere la Chiesa, l’Università di Udine e i vari operatori socioculturali che parlano friulano. E’ più facile occuparsi a spogliare le competenze e le poche risorse rimaste ai territori montani. Una lotta tra poveri quella tra Provincia e Comunità montane. Perché Fontanini non fa la voce grossa contro Tondo per iniziare a smontare il mastodontico apparato regionale triestino? Quella è la vera riforma federale all’interno del sistema delle autonomie locali nella nostra Regione. Questo è il quadro. Per le opposizioni di centrosinistra, in Regione e in Provincia di Udine, gli elementi per combattere una battaglia e costruire un’alternativa credibile ci sono dunque tutti. Ora basta guardarsi l’ombelico, stop all’autoanalisi sulle sconfitte elettorali: è il momento di riprendere l’iniziativa riformista e, guardando il quadro nazionale, impedire che la democrazia si spenga sotto una cappa di piombo.
Arnaldo Scarabelli
– Consigliere provinciale PD –
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