13 Dicembre 2007

Assemblea provinciale: il discorso di Cristiano Shaurli e l’odg approvato

Ho partecipato conscio delle difficoltà, delle criticità di entrambi le opzioni; segretario fino ad ottobre o congresso anticipato.
Senza nessun dubbio sulle capacità e sul nome di Franceschini, di cui peraltro conservo ancora il discorso di Cortona, uno dei più belli e mi si permetta più coraggiosamente meno ‘’moderati’’ per usare una delle espressioni fin troppo abusate in un periodo in cui invece grandi democrazie ci dimostrano come sia possibile e necessario per affrontare questa crisi mettere in campo scelte chiare e radicali nella loro innovazione nella loro capacità di cambiare profondamente ed in meglio il proprio paese.
Certo ho avuto qualche cedimento delle convinzioni che andavano formandosi nel vedermi inserito fra i sostenitori di Parisi, che ritengo una fra i tanti individuabili colpevoli delle dimissioni di Veltroni e di quella difficoltà del Pd a parlare in maniera unitaria, soprattutto di parlare al paese e non cercare di interessare il paese alle nostre divisioni.
Fatto che però fa capire come si siano fatte apparire le due posizioni in quell’assise; la serietà e la responsabilità a fronte di un movimentismo irresponsabile alla ricerca di pericolosi salti nel buio. Personalmente come ha scritto un giornale locale, faccio politica da quando porto il pannolino, e peraltro ne sono profondamente orgoglioso, sono difficilmente ascrivibile quindi alle liste del nuovo che avanza, anzi è questa mia esperienza che credo mi abbia portato a ricercare sempre la mediazione, la ricerca dell’unità anche a discapito della visibilità e a volte forse della personale autorevolezza politica.
Semplicemente l’importanza ed i riflessi di questa scelta credo siano troppo importanti per l’ennesima mediazione ed anche per i richiami al senso di responsabilità che giustamente un segretario, ma non solo lui, deve sempre avere.
Non mi ha convinto chi ha detto all’Assemblea di sapere, io non ho certezze nemmeno su questo, che i militanti sono in maggioranza per le primarie ma era il momento di ragionare con la testa e non con la pancia.
Non mi ha convinto non perché non capissi, le difficoltà logistiche e di tempistica con delle elezioni alle porte ma perché e forse quella ‘’testa ‘’ che ci offerto lo spettacolo di divisioni e distinguo continui che ha portato alle dimissioni di Veltroni ed alle difficoltà che molto di noi non hanno capito.
Non mi ha convinto perché nessuno mi ha spiegato, francamente era forse impossibile, perché se non affrontiamo con coraggio i problemi politici veri, quelle divisioni non dovrebbero rendere difficile il lavoro anche di Franceschini come di chiunque altro.
Sapendo peraltro che i nostri problemi di consenso sono certo problemi e responsabilità di tutti, ma è innegabile che il messaggio nazionale, quella proposta politica sia quella che più orienta il voto, come è innegabile che i Circoli spesso abbiano prima della classe dirigente superato criticità e vecchie appartenenze rimanendo spesati di fronte ad atteggiamenti e personalismi che non comprendono.
Fra la testa e la pancia si trova il cuore, quel cuore quella energia di cui abbiamo grande bisogno e che spesso si trova sul territorio fra i tanti che chiedono scelte chiare, linee politiche nette da poter comunicare alla gente senza dover sempre giustificare la differenziazione di questo o quest’altro leader, fra i tanti che credono ancora nel progetto originario del Pd, uso questo termine ‘’originario’’ perché la contrarietà ad un congresso , questo come quello dopo il voto non può essere sempre e comunque di natura burocratica o legato alla sua tempistica.
Personalmente sono convinto vi sia qualcosa di più profondo che riguarda alcuni aspetti propri del progetto originario del Pd, su cui forse le nostre posizioni non sono ancora sufficientemente chiare e che nemmeno la grande capacità di leadership che Franceschini sta dimostrando può del tutto chiarire, non per mancanza di volontà ma perché sono convinto senza un congresso vero nessuno possa farlo.

Non so voi, ma io non riesco a credere che le difficoltà degli ultimi mesi fossero ascrivibili tutte e unicamente a Veltroni ed alla sua leadership, da un lato perché voglio ricordare che è anche grazie a lui se esiste il Pd ed ora anche se non ce lo diciamo apertamente rimpiangiamo quel 35% allora tanto criticato, che forse non basta dichiarare da domani si parla ad una voce unica, si chiude il governo ombra, si fanno i circoli dove ancora non ci sono, non credo sia questo che garantisce che non venga fatto al successore di Veltroni ciò che è stato fatto a lui.

Non credo che basti il richiamo alla responsabilità, il più usato in quell’Assemblea nazionale, spesso semplificando il malumore dei nostri aderenti o sconfinando nel timore di una furia distruttrice fuori da ogni controllo, molti mi hanno detto; un congresso ora sarebbe incontrollabile non vorrai succeda come a Firenze: Guardate io non conosco Matteo Renzi, non posso quindi parlarne bene ma neanche addossargli tutte le peggiori pecche politiche, posso solo constatare che in primarie vere ha ottenuto una vittoria netta ed inequivocabile. E le primarie sono vere , quando il risultato non è già scritto, i congressi sono veri quando ci si confronta e si sceglie una linea politica e non ci si limita a ratificarla.

Non vorrei ci accontentassimo di contrapporre alla concezione della politica di Berlusconi e anche di qualche nostro ‘’alleato’ , basate sul carisma del leader e su partiti verticistici, una concezione basata sull’esperienza innegabile di tanti leader rafforzata da una democrazia interna vitale ma mai decisionale, da militanti convinti ed appassionati chiamati sul territorio a veicolare le scelte e linee politiche ma mai a partecipare a costruirle.

Sono convinto che i tempi siano cambiati , che lo stare in un Partito sia cambiato e ci serva forse un po’ meno controllo e più capacità di far partecipare realmente gli iscritti e gli aderenti alla scelta dei propri rappresentanti e soprattutto alla costruzione del nostro progetto politico, la stessa partecipazione , la stessa adesione ed iscrizione sarà sempre più direttamente proporzionale alla possibilità di scelta, di contare che i cittadini percepiscono e che chi ha responsabilità politiche sarà in grado di assicurargli.

L’ho già detto, non sono e per esperienza personale non posso essere un teorico della catarsi, del ‘’basta tutti a casa’’, credo nella formazione politica, nel misurare le proprie capacità ed i propri limiti ma proprio per questo sono ogni giorno più convinto che sminuire le richieste di rinnovamento, di condivisone reale delle decisioni sia la pericolosa strada che rischia di portarci o da un lato ai partiti chiusi ed autoreferenziali già visti e per cui abbiamo costruito il Pd o, estremo opposto, ad una politica fatta solo di novità estemporanee costruita su personalità mediatiche capaci di eccellere in importanti settori della nostra società senza la sicurezza che altrettanto però siano in grado di fare in politica.

Abbiamo deciso di non fare subito il congresso, io ritenevo e continuo a ritenere che ne abbiamo bisogno come l’aria, il grande lavoro di Franceschini, il coraggio e la chiarezza delle sue posizioni mi rincuorano ma non mi fanno cambiare idea.
Sono convinto vada chiarita fino in fondo prima di tutto una questione dirimente che stava alla base del progetto originario del pd e che improvvisamente prima durante e dopo quell’assemblea è parsa diventare il peccato originale, a volte personale di Valter Veltroni, ovvero la nostra vocazione maggioritaria.
Beh! Su questo io stavo e sto, anche adesso che non va di moda ,con Veltroni, senza quella vocazione si mette in discussione la stessa esistenza del pd.
Siamo nati come forza che aspira a governare con il proprio progetto, che non significa rifuggire alleanze ma nemmeno tornare a logiche meramente coalizionali .
Siamo nati perché guardavamo alle grandi democrazie europee, anche alla capacità di quei partiti riformisti di assorbire le sconfitte per poi vincere le elezioni seguenti interpretando i cambiamenti, rimettendosi in sintonia con la propria società senza mettere mai però In dubbio la bontà del proprio progetto fondativo.
Le primarie le abbiamo fatte e io spero si continuino a fare perché il nostro segretario fosse il leader naturale per il governo del paese.
Il pd stesso, quello perlomeno in cui ho creduto e credo, e a rischio su questa scelta, la stessa contrarietà strisciante alle primarie, che certo possono essere migliorate, è figlia di una visione diversa della nostra forza politica, nessuno dirà mai apertamente che questa esperienza va chiusa ma se attraverso il calo del consenso o la riproposizione di continue divisioni interne la vocazione maggioritaria sarà solo uno sbaglio veltroniano o un errore di percorso, avremo di fronte un Pd diverso, sono e rimango convinto che le divisioni interne, anche laceranti su alcuni argomenti, sono ora sopportabili e saranno superabili quando troveremo finalmente i luoghi della politica capace di fare sintesi e far rispettare quella sintesi, ma lo saranno solo all’interno di un progetto più grande che aspiri a guidare il paese, altrimenti senza che nessuno abbia necessità di dirlo ma solo aspettando che accada ripartiranno le spinte identitarie, la voglia di case più strette ma più tranquille e serene, comunque capaci di garantire per alcuni la propria passione civica che sta alla base dell’impegno politico di ognuno di noi e per altri anche la possibilità di far valere comunque la propria esperienza ed i propri consensi personali.

Franceschini anche su questo ha detto parole chiare, ma la chiarezza di un leader per importante che sia non è ancora la chiarezza di un Partito.
Rimango convinto che fra due scelte difficili si sarebbe fra mille difficoltà dovuto buttare il cuore oltre l’ostacolo, per arrivare ad una chiarezza condivisa e partecipata in particolare da ciò che in questo progetto ci è per ora riuscito meglio, i nostri circoli.
Democraticamente si è scelto altrimenti, ciò non mi ha mai fatto dubitare della mia appartenenza e del mio impegno nel e per il Pd ma certo al di là della normale contrarietà e disappunto per una scelta che non si condivide mi sono chiesto e mi chiedo se il mio ruolo di segretario, quindi anche di rappresentante della linea di Partito sia coerente con l’assunzione di una linea di minoranza, mi sono chiesto se sia corretto chiedere coraggio, trasparenza nelle scelte senza dimostrarne altrettanta nei ruoli che si è chiamati a ricoprire.
Mi sono confrontato con la mia segreteria, con la presidente, con le persone che stimo, con le persone che con me hanno condiviso quella scelta, con i miei colleghi in Consiglio Provinciale, molti hanno richiamato il senso di responsabilità per le imminenti scadenze elettorali, alcuni la necessità dell’unità altri la superfluità di piccoli segnali come le dimissioni di un Segretario Provinciale.
Li ringrazio per la sincerità e la franchezza ma , guardate con tutti i miei limiti la mia passione politica mi avrebbe comunque portato a terminare il lavoro per le prossime scadenze a prescindere da ogni ruolo, avrei continuato a stare prima di tutto sul territorio e nei circoli in questa fase purtroppo anche convocando meno l’assemblea come è successo, per sana abitudine, forse fuori moda, non ho enfatizzato il mio disappunto ed i miei dubbi sulla stampa quando questa prometteva interviste esclusive e per il bene del partito che viene prima di ognuno di noi non lo farei certo ora. Si tratta di capire in coerenza con le proprie idee , se al di là della scelta specifica dell’Assemblea, ci fosse la possibilità di far sì che le mie posizioni fossero comprese e magari fossero utili a questo Partito.
Il confronto fondamentale è quindi quello con voi, stasera.

Non cambio la mia decisione che un congresso sarebbe servito e serva al più presto ma se ci sono dei passaggi che mi hanno convinto che la necessità di un forte cambiamento nei modi e negli atteggiamenti del nostro Partito è largamente sentita e diffusa sono l’assemblea nazionale dei segretari di Circolo, in cui senza sfumature e velati distinguo che spesso un pò caratterizzano la competizione politica Debora ha fatto una grande figura personale ma soprattutto ha detto cose che fanno bene a tutto il PD, e l’assemblea regionale dei segretari di circolo dove analoghe richieste sono emerse.
Non voglio dire che avevo percepito prima e ben interpretato i segnali del territorio anzi come tanti li ho percepiti in ritardo e spesso per quel senso di responsabilità tante volte citato, per quelle esigenze di ragione superiore io stesso li ho frustrati convincendoli ad esempio di candidature di cui io stesso non ero convinto ed ora….

Ora però sarebbe delittuoso ed irresponsabile, considerare queste richieste questo clima diffuso un incidentale da chiudersi al più presto, certo non basta il metodo o la partecipazione servono anche e soprattutto le competenze e la capacità di proposta politica per affrontare le sfide che la crisi e non solo ci mette di fronte per affrontare i temi dei diritti sociali che questo governo quotidianamente erode, per dare risposte ad un paese in difficoltà che ancora non ci vede come credibile alternativa. Ma guai se di fronte alla parte più importante del nostro Partito ognuno di noi non si sentisse in dovere di dare dei segnali chiari di cambiamento.
Per questo insieme a questa relazione che sentivo doveroso farvi intendo proporvi al voto un ordine del giorno che non è ne rivendicativo ne ultimativo, anzi mi pare perfino scontato se quelle richieste in qualche maniera vogliamo recepire e che per me è comunque condizione per proseguire in questo impegno.

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