3 Febbraio 2008

Il PD libera l’Università dal ricatto del Governo

Ora l’università è libera dal ricatto del governo che aveva imposto l’approvazione della legge come condizione di una vaga promessa di finanziamenti in futuro. Nella sessione di bilancio ci batteremo per eliminare i tagli e anzi per aumentare le risorse. Avanzeremo proposte precise chiedendo provvedimenti coraggiosi per finanziare l’università. Si può cominciare a intaccare le rendite finanziarie oppure vendere le frequenze che si liberano con la transizione al digitale, mettendo così a disposizione miliardi di euro nei prossimi anni. In ogni caso Tremonti non potrà continuare a imbrogliare le carte, sa bene che è obbligato a mettere i soldi per garantire la sussistenza degli atenei. Ha giocato una brutta partita a poker facendo intendere che erano pronti a chiudere le università italiane e la minaccia è apparsa credibile perché la destra riesce a intimidire la gente e perché la gente si aspetta le cose peggiori da questa destra. Ma neppure la Lega e il Pdl possono permettersi di arrivare a tanto e saranno costretti alla fine a stanziare i finanziamenti necessari.
Ora è possibile discutere sul merito della legge. Spenderemo il tempo disponibile per spiegare gli effetti concreti che avrebbe l’approvazione del ddl. L’attuazione in contemporanea di 500 nuove norme e di 1000 regolamenti produrrebbe la paralisi di qualsiasi attività nei prossimi anni. Ciò è già successo per un provvedimento assai più contenuto come il decreto 180 del 2008 che ha modificato le regole concorsuali. Era stato annunciato come la panacea meritocratica e ha avuto solo l’effetto di complicare le procedure già in corso, tanto che in due anni nessun concorso si è ancora concluso.
Per costruire il ricatto hanno stabilito che quelle regole non si potessero usare per i concorsi futuri. In questo modo hanno creato artificiosamente un vuoto legislativo finalizzato a ottenere dalle burocrazie accademiche un consenso incondizionato sul disegno di legge. Ora che la sua approvazione è rinviata di mesi non si può mantenere l’università bloccata. Chiederemo quindi la proroga delle procedure concorsuali del decreto 180, che ormai sono conosciute dal sistema universitario e potranno essere gestite più agevolmente. Il governo non dovrebbe avere alcuna ragione per rifiutarsi di prolungare la validità di quelle norme che ha portato a suo tempo con tanto entusiasmo all’approvazione del Parlamento.
Insomma il ricatto deve finire non solo sui finanziamenti ma anche sui concorsi.
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