12 Febbraio 2008

Michel Foucault e il partito democratico

Può sembrare strana la correlazione fra la formulazione sul piano politico di un nuovo partito e il filosofo francese scomparso oltre vent’anni fa. In realtà l’avvento del partito democratico va collegato alla grande crisi della politica che Foucault – nel suo corso sulla biopolitica svoltosi fra il 1975 e il 1978 presso il Collège de France a Parigi – aveva preannunciato per gli anni a venire.

Non è un caso che Foucault parlasse di un mutamento della nozione di governabilità, e di come quella nozione, nei suoi fondamenti come nelle sue pratiche, avrebbe conosciuto una trasformazione profonda e sarebbe stata al centro di un aspro confronto fra tradizione neoliberista e tradizione statalista. Il luogo di quel confronto sarebbe stato, per tutti, il mercato e la sua relazione con lo stato. Michel Foucault già allora sottolineava che governare non significa più regnare, ma prendere atto che la verità si trova al di fuori dello stato.

Il mutare del concetto di governabilità si è manifestato storicamente attraverso il mutare della sua funzione e della sua definizione. Nel medioevo compito del sovrano era quello di proteggere il territorio, le città erano circondate da mura; in seguito l’esercizio della sovranità si è esteso sulla popolazione e si è sviluppata la nozione di sicurezza. Nel ‘700 e ‘800 la dimensione dell’economia politica coniuga i due elementi, territorio e popolazione; il territorio è lo spazio in cui si produce la ricchezza, la popolazione è il vettore portante della produzione della ricchezza; l’idea di manodopera è significativa di tutto ciò. Il sovrano deve farsi garante del mantenimento di quella popolazione, la deve proteggere affinchè possa lavorare e dunque produrre. Ma è qui che si affrontano due teorie che permangono a tutt’oggi nel dibattito politico-economico sulla mondializzazione: da una parte il “laisser faire, laisser aller” e dall’altra lo stato come strumento di regolazione. Con la differenza sostanziale ch oggi il mercato, nello schema mondiale, non si inserisce più nell’economia dello scambio ma nell’economia della concorrenza. Lo scambio presuppone un trattamento di tipo egalitario, mentre la concorrenza no, perché in essa ci sono dei vincitori e dei vinti. E dunque tutti gli schemi concettuali della sinistra classica sono in crisi, perché il mondo è profondamente cambiato e pone la questione della governabilità, con il quesito: quale ruolo deve essere affidato allo stato, in un sistema mondiale in cui la concorrenza del mercato è fondamentale?

La governabilità attuale si trova al centro di nuove zone di turbolenza, semplicemente perchè l’idea di politica – nel senso della polis – non parte più obbligatoriamente dalla centralità dello stato, ma si realizza altrove, nell’associativismo come in altri segmenti della società. Ritorna così per vie indirette la centralità del soggetto, e dunque delle nuove forme di cittadinanza, anch’esse in crisi in tutto il mondo: perché tratto caratterizzante della globalizzazione è il rapporto fra eterogeneità delle culture e territorialità. L’islam, ma non solo esso, interroga oggi la complessità della nostra condizione umana.

Come tradurre, come trovare un linguaggio politico in grado di strutturare questa eterogeneità e di darle significato? Mi sembra evidente che dobbiamo partire dalla democrazia, dai suoi fondamenti e dal suo carattere universale e universalizzante. Non è un caso che Michel Foucault, nei suoi scritti apparsi in Italia sul “Corriere della sera” alla fine degli anni ’70, si interessasse proprio all’Iran. Non solo perché vedeva apparirvi una nuova questione che avrebbe travolto la nostra era globale, ma anche perché, profeticamente, aveva intuito il delinearsi della crisi della cittadinanza. Le nuove cittadinanze pongono il problema dell’articolazione fra il soggetto e la politica; ed è un lavoro enorme quello che ci aspetta, un problema con cui il mondo anglosassone ha già iniziato a confrontarsi. Ripensando la politica si ripensa anche la vita, che è così semplice e così complessa.

Khaled Fouad Allam
wwww.partitodemocratico.it
In primo piano