10 Giugno 2008

Intervista da Il Piccolo

Il Friuli Venezia Giulia deve essere protagonista nell’allargamento Ue: finora la giunta Tondo sta subendo Roma
Per superare la paura servono i mezzi per la competizione e non rinchiudersi a difesa del «locale»
di CIRO ESPOSITO

L’opinione pubblica ha la sensazione che il centrosinistra sia sulle ginocchia.
Una sconfitta elettorale muta l’orizzonte politico e da qui il senso di inquietudine e delusione che sono ben motivati e comprensibili, ma non cancella la grande innovazione, politica, istituzionale, economica e sociale fatta con Illy. Un lavoro che è riconosciuto anche dagli avversari e ancora di più lo sarà nel tempo. E da qui come Pd ripartiamo.

Ma qual è la vostra strategia politica per la nostra regione?
Per entrare nel merito il tema centrale è la collocazione e il ruolo del Friuli Venezia Giulia. Dico questo perché siamo in presenza di un cambio di governo, nazionale e regionale, che in democrazia è previsto. Ma questo non modifica gli interessi dell’Italia e del Friuli Venezia Giulia. Quest’idea che, ogni qualvolta ci sia un cambio di governo, gli interessi reali e oggettivi che riguardano cittadini, famiglie e imprese cambino è il male italiano. Non c’è mai una continuità sui grandi progetti e questo mette in discussione anche le strategie del nostro Paese in un contesto europeo.
Nella precedente legislatura la centralità della nostra regione in questo processo è stata una vostra priorità.
Mai come ora, per quanto riguarda l’allargamento Ue gli interessi dell’Italia e della Regione sono coincidenti. Cambieranno confini, culture, economie e strutture sociali e si apriranno ulteriori opportunità. La nostra regione per la sua storia, la sua vocazione, il prestigio e le competenze acquisite può e deve avere un ruolo nazionale e non semplicemente subirlo. Come mi pare in questo momento faccia il governo regionale.
È questa la discontinuità di fondo con l’amministrazione Illy?
Con questo obiettivo abbiamo lavorato per modernizzare la Regione, quindi il lavoro puntuale su infrastrutture, innovazione e welfare. Non si può pensare che il nostro sistema economico non sia sostenuto e che il nostro territorio non sia connesso al resto d’Europa. Abbiamo chiesto al governo il commissario per la terza corsia, e il centrodestra era contrario. Adesso vedo che ne sta facendo richiesta a Roma. Apprezzo che abbiano cambiato idea.
E il Corridoio 5?
Credo che sia la nervatura dell’Europa e debba procedere senza tentennamenti, perché già sento qualche discussione per mettere a repentaglio un grande lavoro di concertazione fatto da noi con le comunità locali per il tracciato del Corridoio 5.
Innovazione e conoscenza. L’assessore Alessia Rosolen ha detto chiaramente di non condividere la vostra posizione. Lei come risponde?
L’innovazione non è uno slogan: è rappresentata dalle strategie messe in atto affinché non solo Trieste ma tutta la regione diventi un laboratorio in grado di produrre e trasferire conoscenza in tutti i settori. In questa ottica abbiamo lavorato e ottenuto il federalismo fiscale per la nostra regione. Un sistema di finanziamento funzionale a mettere in piedi infrastrutture, conoscenza, impresa-lavoro e welfare, proprio per guidare questo processo.
Ma la formula del centrodestra è stata più convincente di quella del Pd. Perché?
Il futuro passa attraverso il ruolo che avremo in un sistema sempre più globalizzato. Ritengo che la paura e l’ansia derivi anche da una percezione di debolezza del sistema-paese. Ostilità per paura di non potersela permettere per le inefficienze che accusiamo. La risposta del centodestra di rinchiudersi sul locale è quella più immediata e rassicurante, ma non risolve i problemi. Questi temi saranno oggetto delle europee. Senza Europa non ci sono soluzioni. Da qui può nascere un messaggio di speranza che superi quella paura diventata il tratto dominante della nostra società. Per questo è nato il Pd. che deve radicarsi sempre più con un’identità chiara su questi temi e prossima alle aspettative concrete dei cittadini con il massimo di ascolto e partecipazione.
Il reddito di cittadinanza è nel mirino della giunta.

È chiaro che il governo di centrodestra al momento sta vivendo una sorta di stand-by. All’interno della giunta del presidente Tondo non c’è ancora una linea comune. Sentiamo diverse opzioni degli assessori. Su Insiel per esempio, dopo aver cambiato posizione rispetto alle proposte della campagna elettorale, noto che ci sono idee diverse: vendere tutto, scorporare, vendere un pezzo mentre deve esserci una linea chiara che salvi il valore e l’unità aziendale. Però è un rodaggio che non può durare a lungo. Altra questione controversa è il reddito di cittadinanza: un giorno lo si vuole abolire, un altro si vuole continuare la sperimentazione, un altro si vuole cambiargli nome. Altra cosa singolare è che su un tema fondamentale come l’innovazione e gli investimenti nella ricerca scientifica ci sono forti perplessità..
Su questi tre temi come organizzerete la vostra opposizione?

Sono tre questioni di merito che attengono agli interessi della nostra regione e su queste è chiaro che il Pd e tutto il centrosinistra sono chiamati a svolgere l’attività di opposizione. Le riforme vanno condivise e si deve dialogare quando si tratta di interessi generali della comunità, ma sul merito è evidente che non c’è lo stesso punto di vista. Peraltro ritengo che il programma che abbiamo presentato per il 2008 sia completo e quindi ci sono gli elementi sui quali svolgere il nostro lavoro. Sappiamo poi che nel prossimo anno non ci sono soltanto le europee ma abbiamo anche un test amministrativo. In Fvg poi si rinnoveranno 140 comuni e la provincia di Pordenone. E qui si misurerà la tenuta del Pd.
8 giugno 2008
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