13 Luglio 2008

Omar Greco nominato segretario provinciale del PD




Di seguito pubblichiamo il documento che corredava la candidatura del coordinatore provinciale.

Abbiamo davanti a noi un periodo di impegno importante nella società. Quando si perde bisogna essere capaci di analizzare a fondo le cause della sconfitta e il Partito Democratico sta, anche se con grande fatica, riprendendo la bussola della politica e del confronto con la società, dopo lo tsunami elettorale che ci ha visto soccombere.

La lunga “luna di miele” che si prospettava tra il Paese e il Governo, sta velocemente volgendo verso la conclusione. Davanti alla crescita zero della nostra economia, al

dramma dei rifiuti a Napoli, alla lenta dissoluzione di Alitalia e alla perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, il Parlamento è occupato a discutere di come evitare che i procedimenti giudiziari a carico del Premier possano tramutarsi in condanna e del numero di soldati da trasferire nelle Città per garantire la sicurezza dei cittadini.

E’ evidente il cortocircuito politico che questa inversione delle priorità sta creando nel Paese e le difficoltà che tutto ciò creerà nei rapporti tra maggioranza e opposizione, innanzitutto quando cominceremo (forse) a parlare di riforme istituzionali.

Per guidare la nostra gente abbiamo bisogno di riprendere a fare politica sul serio, evitando di ribadire una discussione sul leader che non ha senso di esistere. L’investimento sulla capacità innovativa di Veltroni e sul profilo politico e programmatico del partito deve continuare ad essere alimentato. Non ci sono scorciatoie al processo lungo e complesso che abbiamo deciso di mettere in campo il 14 ottobre dello scorso anno; chiudere velocemente la fase di insediamento è la condizione essenziale per svolgere fino in fondo la nostra funzione di grande partito riformista che si candida, nella prossima tornata elettorale, a riprendere la guida dell’Italia.

Le tentazioni di ricostruire vecchie case, che negli ultimi anni avevano dimostrato ampiamente la loro inadeguatezza per le nostre ambizioni di profonda trasformazione della società, sono molto pericolose; perché la verità è che le vecchie appartenenze, seppur nobili e gloriose, non sarebbero più in grado di dare risposte alle grandi domande di cambiamento che animano le società moderne.

Per evitare questo riflusso identitario, che porterebbe il nostro sistema politico indietro di moltissimi anni, abbiamo bisogno di dare fiato alle strutture territoriali, favorire la mescolanza delle provenienze, discutere, a partire dai Circoli, sulle prospettive del PD e sul progetto futuro che vogliamo costruire assieme, oltre a coltivare nuovi dirigenti che permettano il ricambio generazionale e lo svecchiamento delle strutture di comando.

Stiamo attraversando un periodo di grandi trasformazioni sociali ed economiche. La globalizzazione impone alla politica di ripensarsi in profondità per evitare che alla lunga prevalga la paura, l’egoismo sociale, il declinare la propria identità non come una ricchezza da condividere con gli altri, ma come un elemento di contrapposizione con chi professa un’altra religione o ha un diverso colore della pelle.

Anche l’idea di Europa comincia ad essere messa in discussione. Quello che è successo in Irlanda ci deve indurre a riflettere.

A maggior ragione le Europee del prossimo anno saranno un test fondamentale per la tenuta dell’unica prospettiva politica ed economica reale per gli Stati del Vecchio continente, l’Unione Europea. Chi pensa di competere con le potenze emergenti da un miliardo di abitanti con i dazi e le barriere doganali, perseguendo una politica economica protezionista, è destinato a alla sconfitta; semplicemente perchè sarebbe come combattere un esercito moderno ben armato ed addestrato con gli archi e le frecce.

Allo stesso modo le risposte del mercato non sono sufficienti a contrastare le crescenti disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo, ma anche tra ceti o Regioni diverse di uno stesso Paese.

Il primato della politica quindi va riaffermato; la subordinazione dei sistemi democratici ai grandi potentati economici ed alle oligarchie finanziarie sono un male da estirpare.

Innanzitutto perché l’attuale modello economico basato sullo sfruttamento indiscriminato dell’ambiente alla lunga non potrà reggere; in secondo luogo, perché l’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio ci mette davanti ad una realtà che ormai si sta definendo con grande chiarezza.

I combustibili fossili sono una risorsa finita ed in natura la loro disponibilità è destinata ad esaurirsi; assumere pienamente questa consapevolezza sarebbe già un grande passo avanti.
Non ci sono alternative alla ricerca di un mix energetico che ci permetta di non essere completamente dipendenti da una sola fonte fossile e ad un massiccio investimento sulle fonti rinnovabili, grazie al quale nell’arco di qualche anno si possa soddisfare, almeno in parte, il fabbisogno energetico nazionale.

Questo, in estrema sintesi, è il quadro all’interno del quale saremo chiamati a svolgere la nostra attività ed a praticare la nostra opzione politica.

Anche nella nostra provincia il lavoro di radicamento e di consolidamento del partito sta volgendo al termine. A breve l’Assemblea provinciale sarà chiamata a discutere e ad approvare il regolamento finanziario e l’istituzione dei gruppi di lavoro che ci permetteranno di dotarci di tutti gli strumenti per rendere efficace e credibile la nostra azione politica.

Il prossimo anno sarà un momento importante di verifica della bontà del nostro progetto, visto che andranno al rinnovo delle Amministrazioni molti Comuni; l’obiettivo da oggi a quel momento è l’allargamento del radicamento sociale del Partito Democratico e la ricerca delle alleanze politiche, basate su programmi condivisi, finalizzate a garantire la prosecuzione delle esperienze di centrosinistra, che già esistono in molte realtà e che hanno permesso la crescita delle comunità locali.

Con questi impegni mi candido alla Segreteria provinciale del partito in continuità con il lavoro svolto fino ad oggi da Coordinatore.


OMAR GRECO



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