«Nuovo ospedale in Comina, pronti alla variante»
La decisione spetta in ogni caso all’amministrazione regionale, ma il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, ha le idee chiare sul destino dell’ospedale se sarà dato ufficialmente disco verde al nuovo sito. «Andrà realizzato – ha affermato ieri il primo cittadino dopo la visita all’ospedale di Mestre – a un chilometro da via Montereale, in Comina», mentre per quanto riguarda il sito attuale «potrà essere utilizzato dall’azienda ospedaliera e dall’università», con il mantenimento dell’integrazione con la cittadella della salute che il Comune vuole nelle ex caserme di via Martelli. Nessun cambio di destinazione urbanistica, a fini residenziali o commerciali, quindi, e riconferma della disponibilità a Tondo: «Siamo pronti ad approvare la variante urbanistica».La visita a Mestre è stata guidata dall’assessore regionale alla Salute, Vladimiro Kosic, e con loro c’erano anche il presidente vicario della Provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli, Paolo Saltari, e alcuni tecnici. Secondo Kosic la struttura di Mestre «potrebbe essere d’ispirazione per quella di Pordenone: è di grande impatto, un notevole evento urbanistico». All’esterno come all’interno «si coglie una dimensione nuova sia dell’architettura e della concezione degli spazi, sia dell’organizzazione sanitaria».L’ospedale è frutto di un “project financing” fra pubblico (la Regione Veneto ha investito il 48 per cento della spesa) e privato (52 per cento), un modello che si vorrebbe replicare a Pordenone, come fatto intuire dall’assessore regionale pordenonese, Elio De Anna.Per Kosic, accolto dal suo omologo della Regione Veneto, Sandro Sandri, dal direttore generale della Usl Veneziana, Antonio Padoan, e da dirigenti amministrativi e sanitari dell’ospedale, la visita è stata l’occasione per «ragionare e riflettere insieme su un modello innovativo. Bisogna ripensare l’organizzazione e i costi globali di un’area vasta – ha aggiunto – riflettendo sulla funzione dei vari ospedali esistenti. Non si tratta di chiudere, ma di potenziare i servizi diagnostici e terapeutici e i servizi territoriali per i pazienti, che devono poter contare su strutture efficienti e valide il più possibile vicino a casa». (e.d.g.)
Messaggero Veneto – PORDENONE
30 agosto 2008