10 Ottobre 2008

Chiara Mio: Proposte di azione

PROPOSTE POLITICHE PER L’AZIONE DEL PD IN CAMPO ECONOMICO

1. Sostegno del Paese all’economia della conoscenza, dando concreto impulso allo sviluppo di attività economiche basate sui saperi (sia conoscenze che saper fare). In particolare vanno promosse le produzioni ad alto valore aggiunto, technology based, piuttosto che quelle basate sull’effimero (la moda) e/o su fattori volatili (e quindi rischiosi) e/o consumistici (e quindi distanti dalla sobrietà).

2. In tema di lavoro agire fermamente per sottolineare la distinzione fra precariato (da combattere) e flessibilità (da ricercare).

Si ha precariato ogni volta che una delle parti si trova a subire la durata limitata del rapporto di lavoro o le condizioni lavorative, contro la sua volontà e senza forza contrattuale per modificarle. La flessibilità, invece, è uno strumento organizzativo dell’impresa per affrontare la mutevolezza del mercato e ricercare l’ottimizzazione della produttività, entro un quadro normativo contrattato che garantisce i diritti dei lavoratori.

In particolare, occorre investire gli industriali (Confindustria) della responsabilità del miglior incontro tra domanda e offerta di lavoro, senza ricorrere alla scorciatoia di una continua richiesta di ingressi di nuove braccia straniere che é un modo per avere flessibilità usando il precariato. Inoltre le imprese non devono continuare a ricorrere a contratti a tempo determinato, soprattutto per i lavoratori extracomunitari,o comunque appartenenti alle fasce deboli. Questi comportamenti di impresa generano conseguenze esterne negative per la collettività- che tutti saremo chiamati a pagare- e nello stesso tempo allargano la forbice fra la remunerazione del fattore lavoro e quella del fattore capitale.

3. Agire sulla leva fiscale: tassare di più capitale e finanza. Negli ultimi dieci anni, la tassazione ha gravato maggiormente sulle persone fisiche piuttosto che sulle società di capitali e soprattutto é stata molto più elevata di quella sulle plusvalenze e sulle rendite. Inoltre la tassazione potrebbe anche costituire uno strumento ulteriore e potente per il controllo dei flussi finanziari.

4. Varare la legge dei multipli. In ogni istituzione, pubblica o privata, il rapporto fra la retribuzione più alta e quella più bassa non dovrebbe superare un multiplo fissato (dieci/quindici?). Nello stesso tempo occorre operare per restringere il ventaglio dei trattamenti pensionistici, sia innalzando i livelli troppo bassi che limitando le “pensioni d’oro”.

5. Attivare strumenti per sostenere l’avvio di nuove imprese, in particolare incentivando l’imprenditorialità giovanile e femminile, introducendo strumenti finanziari dedicati (finanza etica?) e agevolati, su un mercato parallelo.

6. Organizzare i consumatori per orientarne il potere e allo stesso tempo per incentivare i consumi di filiere brevi (produzioni locali o commerci con pochissimi passaggi di intermediazione) e scoraggiare i consumi di prodotti non etici o poco rispettosi dell’ambiente (per motivi produttivi o perché richiedono trasporti che inquinano).

7. Attivarsi per evitare lo smantellamento dell’industria del sapere: la scuola.

8. Aggiornare il quadro normativo per le donne lavoratrici e potenziare le strutture per la prima infanzia in modo da incoraggiare sia la maternità che la partecipazione femminile al lavoro, temi che vedono il nostro paese agli ultimi posti delle graduatorie tra quelli industrializzati.

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