4 Dicembre 2008

da il Messaggero Veneto del 03.12.2008

LE REAZIONI IN FVG
TRIESTE. I segretari regionali sgonfiano il Pd del Nord e Bruno Zvech torna da Roma «contento», e con qualche conferma in più. Già una decina di giorni fa, quando l’idea di Chiamparino e soci era tornata agli onori delle cronache, Zvech aveva ricordato: «Siamo già un partito federale, è inutile fare confusione con un coordinatore del Nord». E ieri, al ritorno dalla capitale, ribadisce: «L’autonomia statutaria, finanziaria e programmatica non è mai stata in discussione: non siamo un partito confederato, ma confederale».
«E’ paradossale – commenta Zvech -, questo caso Nord è una delle tante cose misteriose del Pd». Secondo Zvech è «bizzarra» l’idea di creare un coordinamento del Nord. Si è perfino parlato di alleanze con la Lega Nord – ha continuato – mentre altra cosa è il problema del radicamento del Pd sul territorio. So che i nostri elettori e simpatizzanti preferiscono l’unità. Sono contento – prosegue il segretario – perchè è stata una riunione approfondita, con Veltroni ci vedremo ogni primo lunedì del mese». La battaglia nel Pd non è finita: il 19 dicembre è la data della tanto attesa direzione: «Non sarà una resa dei conti – tranquillizza Zvech – ma dev’essere il luogo dove si fa chiarezza sulla linea. Alcuni interventi sui giornali rappresentano più messaggi tra dirigenti che contenuti politici».
Il Pd del Nord è stato bocciato, ma il Pd è così vario da avere tra i deputati anche chi definisce il progetto di Chiamparino e Cacciari «una vecchia idea». Racconta Alessandro Maran: «Da segretario Ds ero stato promotore del coordinamento Nord, alla fine degli anni ’90. Fallì già allora. Quell’esperienza – ricorda – mi ha convinto che il problema non è il Nord, ma cambiare il centro. Non quello geografico – puntualizza – ma la politica centrale del partito. Dobbiamo mettere il partito in sintonia con Nord, che la è parte più avanzata del paese». Maran è pungente: «Dal Nord deve venire la sfida per la leadership del partito, dal Nord deve venire una spinta per le politiche economiche del partito, che sono ferme agli anni ’70».
«Lo statuto – afferma invece il deputato Carlo Pegorer – prevedeva già alcune forme di natura territoriale per arrivare a un politica di maggiore coerenza. Non osteggio – spiega – tutto quello che serve alle politiche dei territori, ma sul partito nel partito sono negativo». Per Pegorer «l’idea della struttura a sé stante, staccata, non va. La necessità – continua – è articolare al meglio la proposta politica al Nord, ed avere autonomia sia sulle politiche che sulle alleanze».
Non è sorpreso della decisione Alessandro Tesini. «Non si può fare su ogni cosa un parata mediatica. Stiamo facendo già tanta fatica a mettere in piedi un partito: l’idea di farne due è velleitaria e rasenta il tragicomico». Il tema del Nord, comunque, è «serio» e «un partito riformista a vocazione maggioritaria che voglia vincere al Nord deve cambiare molto rispetto ad ora». Il problema, però, «non può essere risolto al Nord se a Roma tutto continua come adesso». Tesini, dunque, «spera che la decisione dei segretari non sia una rimozione del problema ma la volontà di cambiare registro».
Beniamino Pagliaro
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