4 Dicembre 2008

dal Messaggero Veneto del 03.12.2008

Al termine dell’incontro con i segretari regionali, Veltroni si è detto contrario al Pd del Nord, ma d’accordo sulla piena attuazione dello statuto federale del partito, e quindi su un’ampia autonomia regionale, e anche sull’ipotesi di un possibile coordinamento anche sovraregionale. Deve essere chiaro, ha però avvertito, che «il Pd non può essere in alcun modo un’aggregazione di partiti distinti».
A bocciare la proposta di Chiamparino, sono stati comunque anche i segretari del Nord. Per Salvatore Caronna, segretario dell’Emilia Romagna, si tratterebbe di «un dibattito stucchevole, una querelle inutile e dannosa, oltretutto subalterna politicamente e culturalmente alla Lega». «Un’idea che non ha senso», anche per Andrea Manciulli, segretario della Toscana, secondo cui la priorità vera è quella di «fare il Pd» in modo che sappia stare sui problemi della gente, ad esempio sulla perdita di posti di lavoro e l’esplosione della cassa integrazione.
Orlando, ha sottolineato come lo statuto del Pd prevede già la possibilità di un coordinamento di gruppi di regioni su problemi specifici. Anche se Michele Emiliano, segretario pugliese, ha avvertito che «un conto è un luogo dove scambiarsi le esperienze, mentre altra cosa sarebbe un’articolazione del partito per macro-aree».
Ad agitare il Pd resta però anche il tema sulla collocazione europea. Ieri è stata ad esempio l’area liberal, in sostanza la destra del partito, ad insorgere contro ogni ipotesi di confluenza nel Pse, come quella avanzata da Piero fassino, anche se dovesse cambiare nome in «gruppo dei socialisti e dei democratici» per accogliere esponenti di altre esperienze politiche.
Per tentare di trovare una soluzione e mettere a tacere le polemiche, Veltroni ha convocato un vertice il 10 dicembre a cui parteciperanno, fra gli alri anche D’Alema e Rutelli. Nel frattempo il segretario ha lanciato un nuovo appello affinché non si utilizzi la collocazione europea per schermaglie interne.
Infine, come si diceva, il portavoce del segretario, Orlando, ha spiegato che la conferenza programmatica non sarà «un mini congresso, altrimenti era meglio fare un congresso vero. E non sarà l’occasione per procedere all’ennesima conta interna». Al contrario, dovrà rappresentare il momento «di massimo sforzo per lanciare il messaggio chiaro e forte del Pd al Paese». La conferenza programmatica sarà incentrata su un documento suddiviso in due parti, contenente 8-10 punti programmatici e politici, che svilupperanno la cosiddetta “fase due”è che Veltroni lancerà alla direzione del 19. La piattaforma programmatica, che sarà poi contenuta nel documento finale, sarà emendato e integrato attraverso un processo dal basso verso l’alto, con «il massimo coinvolgimento dei circoli», spiega Orlando.
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