4 Febbraio 2009

Il ricordo di un amico

Ma la nostra amicizia si è cementata, al di la dell’impegno comune nella politica e nel sindacato Cgil, sul versante molto più “umano” delle forti relazioni amicali, delle occasioni di viaggi o delle serate del venerdì in cui, rigorosamente in pochi, ci davamo appuntamento per cenare e parlare di tutto. (…) Se sento il bisogno di parlarne come uomo pubblico, in questo momento, è perché spero di poter interpretare il pensiero degli amici e compagni che gli sono stati più vicini, avendo fatto parte integrante di quella formidabile, inimitabile, “squadra” che ha caratterizzato non solo la Cgil ma tutto il sindacato unitario pordenonese negli anni a cavallo fra l’autunno caldo e la crisi degli anni ’80. Sindacalisti che hanno saputo essere alla testa di grandi lotte e, contemporaneamente, educatori per un’intera generazione, la mia, che s’affacciava in quel momento all’impegno sociale e politico. Li ho presenti uno per uno, evito di citarli solo rischiando di dimenticare qualcuno nell’ambito d’un vasto “parterre” che ha fatto – senza tema di smentite – la storia dello sviluppo economico, sociale e sindacale pordenonese e regionale. Ciascuno di noi proveniva da una storia personale diversa, ma siamo riusciti, imparando o rinunciando a qualcosa l’uno dall’altro, a costruire un’esperienza fatta, di momenti amari accompagnati a formidabili esperienze personali ed umane. (…) Ci siamo sforzati di coltivare un’etica che Enzo richiamava, con la sua ruvida semplicità e col tono di voce, stentoreo ed assertivo, che non aveva alcun bisogno di microfoni ed altoparlanti per farsi sentire. Credo non sia un caso se il suo primo approccio con l’impegno sociale l’abbia avuto attraverso le Acli della storica presidenza nazionale di Emilio Gabaglio e Livio Labor; così come non credo sia stato un caso se sia poi approdato alla Fiom Cgil di Bruno Trentin, nel pieno dell’autunno caldo apertosi con la vertenza sul cottimo del 1969–70, divenendo subito autorevole e riconosciuto esponente del Consiglio di Fabbrica della “Zanussi”. È stato protagonista, in prima fila, delle principali vertenze della meccanica generale che portarono la Flm a realizzare, proprio a partire dal “caso Zanussi”, un nuovo sistema di relazioni industriali che prefigurò percorsi negoziali all’avanguardia a livello nazionale e, successivamente, internazionale. Fu uno degli uomini che praticò concretamente l’uscita del sindacato dalla fabbrica alla società: si deve, con altri, a lui la nascita della Cooperativa dei lavoratori “Zanussi”, nata per tutelare il potere d’acquisto dei salari, che, nel tempo, che rilanciò la Coop di Borgomeduna poi confluita in quel colosso che è oggi Coop Nordest. Eppure non s’è mai stato chiuso nel tradizionale modo di “fare” politica, perché era vivace ed attento interprete della realtà in cui operava. È stato animatore d’iniziative culturali come mostre d’arte e presentazione di libri, per rendere non rituali le celebrazioni del 1 maggio o le campagne elettorali a Cordenons, riuscendo a coinvolgere personaggi di spicco del mondo artistico regionale e nazionale. Organizzatore instancabile, si deve a lui la fondazione de “La Gazzetta dei Lavoratori”, il giornale della Cgil provinciale pordenonese, cui ho collaborato, che, a distanza di 30 anni si pubblica ancora; si deve a lui l’ultima “Festa de l’Unità” svoltasi nel capoluogo della Destra Tagliamento; si devono a lui decine d’iniziative, l’ultima delle quali, lo scorso 18 gennaio, per la costituzione del circolo del Pd della zona sud di Pordenone. Come consigliere regionale del Pci, ha svolto un ruolo che, sommessamente, consiglierei di riesaminare alla luce dell’attuale crisi. (…) È un pezzo di molti di noi che se ne va; è un pezzo della storia della nostra provincia e della nostra regione che se ne va; è, soprattutto, una voce che aveva ancora tanto da dire e da fare, che lascia interrotto un cammino che, per chi ha avuto la fortuna di stargli vicino, come me ed i tanti di cui spero d’aver interpretato il pensiero, ricco e appassionante. A dirla tutta: è un pezzo della mia vita che sparisce, lasciandomi appena il tempo di pensare che ci siamo visti venerdì 30 gennaio dandoci appuntamento proprio per oggi, mentre scrivo. Avremmo parlare di come proseguire l’impegno per il Pd a Borgomeduna. In fondo, però, penso che lo avremo ancora accanto, pronto a passarci il testimone, certi che, dopo ciascuno di noi, altri sapranno raccoglierlo e passarlo avanti, rinnovandolo di contenuti e modi d’azione, con la stessa volontà ed intelligenza che lui ci ha saputo dimostrare. Alla sua famiglia, in particolare alla figlia Rita e alla sua compagna, di vita e di lotte sindacali, Elia De Carli, il tenero abbraccio di tutti noi».
Enzo Marigliano
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