19 Febbraio 2009

“Noi fummo i gattopardi, i leoni…”

C´è bisogno di un rilancio della posta in gioco, della riapertura di una vera e veritiera costituente di questo partito “nuovo”. Sarei un folle chiedere di dimenticare le vecchie bandiere, ma oltre a Veltroni, arrivati a quaesto punto, la classe dirigente del PD che ha occupato i vertici dei partiti di provenienza, dovrebbe avere il coraggio di farsi indietro, senza rancore e senza rammarico comprendendo che solo uno spazio vuoto può essere riempito di nuove istanze e proposte. Spetta a noi e solo a noi dimostrare che vogliamo qualcosa di diverso dal presente, capire che in Italia non c´è senso dello Stato e non c´è un anima comune; spetta a noi decidere di andare verso qualcosa di diverso, verso una nuova maniera di fare politica, io sogno amministratori locali che si preoccupano del futuro del proprio paese, del futuro dei nostri bambini che crescano con la passione dell´impegno civico e del rispetto dei valori della solidarietà, di preservare le risorse ambientali e non di consumarle indiscriminatamente senza lasciarle in eredità a lle genrazioni che verranno; sogno un parlamentare che una volta alla settimana si presenti nel suo collegio elettorale e riceva tutti coloro che vogliono parlargli, perché sulle sue spalle vi è la responsabilità di rappresentare i suoi elettori e non; sogno un governo che ci dica che così non possiamo andare avanti, ma che tutti insieme possiamo cambiare, possiamo migliorare; sogno un parlamento che alla parola crisi, sacrificio, smetta di continuare ad essere “casta”. Ciò che importa è camminare verso il sogno, non per forza raggiungerlo domani, ogni passo sarà comunque un passo in avanti. Se si è avverato il sogno, molto più grande e profondo, di Martin Luther King non ho dubbi che anche i nostri semplici e comuni sogni “democratici” possano avverarsi.

L´ho già detto, in tempi non sospetti, Filippo Andreatta, Il figlio di Beniamino, maestro di Prodi e scomparso lo scorso anno sar ebbe il nome nuovo per il dopo-Veltroni. Ci vuole qualcuno che rappresenti un cambio generazionale e che non provenga dalla storia del Pci e dei Ds. Non un emiliano come Pierluigi Bersani, ma un altro emiliano, diverso per età e origine. Chi è Filippo Andreatta. Classe 1968, professore di Relazioni Internazionali all´università di Bologna, Filippo è figlio di Beniamino, più volte ministro democristiano, maestro di Romano Prodi e fondatore dell´Ulivo, scomparso un anno fa dopo una lunga malattia. Fu nel suo ufficio alla Camera, nel 1995, che i popolari decisero di rompere gli indugi e di candidare il Professore alla guida del centro-sinistra. E Andreatta junior, vicino a Prodi, ha il profilo giusto per rimettere in carreggiata il PD. Non a caso si invoca apertamente l´avvento di un ˋnuovo Prodi´, un federatore: curiosamente, la stessa figura evocata per il centrosinistra da Nino Andreatta nel suo ultimo intervento a Montecitorio n el 1999 prima del malore: era necessario trovare un sostituto di Prodi e l´ex ministro pensava all´amico Giovanni Bazoli. Andreatta non ha nascosto il suo pensiero sulla crisi Pd: “Si è utilizzata un´idea innovativa (quella di un partito all´americana) per rilegittimare vizi antichi e tipicamente italiani, invece che per innescare quel processo di cambiamento radicale che i cittadini chiedevano. Un cinismo, che può rasentare l´ipocrisia, che ha contribuito ad allontanare molti elettori dal Pd”, ha scritto all´indomani del 13 aprile. E più di recente: “c´è bisogno un partito nuovo in cui le vecchie nomenklature lascino il posto a una nuova (non solo anagraficamente) classe dirigente”.
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