6 Maggio 2009

PROGRAMMA DEL PD PER LE EUROPEE

La crisi ha dimostrato l’importanza, di fronte ad un mondo sempre più complesso, incerto ed imprevedibile, di avere una ‘casa europea’. Senza una forte integrazione ed una moneta unica l’impatto della crisi sulle nostre società ed economie sarebbe stato ben più drammatico. Se si fosse dato ascolto alla destra ostile all’euro e che contrastava l’integrazione, l’Italia si sarebbe trovata in balia della crisi senza interlocutori né mezzi per trovare una risposta coerente.

L’integrazione europea nell’ultimo mezzo secolo è stata la storia di un enorme successo. Ha consentito di consolidare una pace tutt’altro che scontata tra i popoli europei e di riunificare un continente diviso dalla guerra fredda, ci ha dato la possibilità di raggiungere attraverso la rimozione delle barriere economiche interne un livello di benessere diffuso senza precedenti nella nostra storia.

L’integrazione interna e la riunificazione hanno rappresentato fino a ieri la ‘ragione’ dell’Europa.

A chi si chiede quali siano le “ragioni” dell’Europa nel mondo di oggi noi rispondiamo che esse sono legate alla realtà concreta del contesto in cui viviamo: un contesto caratterizzato dalla crescente complessità ed interdipendenza dei problemi del mondo, problemi che nessuno Stato, da solo, può riuscire ad affrontare. Problemi che condizionano sempre più la vita quotidiana dei cittadini europei.

La globalizzazione ha accresciuto le nostre opportunità di vita e di sviluppo, ma ha mostrato allo stesso tempo il suo lato oscuro. Pensiamo innanzi tutto alle crisi economico-finanziarie che essa può trasferire, come sta accadendo oggi, con estrema rapidità da un angolo all’altro del pianeta; all’incertezza sul futuro degli approvvigionamenti energetici per i quali l’Europa é fortemente dipendente dall’estero; al problema dei cambiamenti climatici in un pianeta che si va surriscaldando e diventando sempre meno vivibile; alle migrazioni incontrollate legate alla crescita demografica del Sud del mondo e al divario crescente tra paesi ricchi e poveri; ai traffici illegali, al crimine transnazionale e al terrorismo.

Sfide di tale portata possono essere affrontate e governate solo attraverso rinnovate regole comuni e istituzioni multilaterali riformate.

-L’Europa può e deve assumere un ruolo di leadership nel governo della globalizzazione sia direttamente come attore globale, sia in quanto azionista di prima grandezza delle istituzioni internazionali.

-L’Europa, se vuole riguadagnare la fiducia dei cittadini, deve mostrare di essere capace di rispondere a queste sfide.

In questo mondo di nuove opportunità ma allo stesso tempo incerto e imprevedibile, l’alternativa è stringente: o l’Europa riesce a rispondere sulla base di politiche comuni ai problemi o prevarrà nei cittadini europei un sentimento di insoddisfazione e di delusione nei confronti dell’Unione che sarà utilizzato dagli avversari dell’Europa.

L’Unione europea deve agire come un attore politico unitario in tutti gli ambiti rilevanti: dalla politica internazionale a quella economica e sociale. E deve darsi gli strumenti per operare in tali direzioni.

Il 7 giugno è in gioco la scelta tra visioni diverse di Europa: l’Europa conservatrice e di destra, nella quale il futuro dei Paesi e delle persone viene lasciato nelle mani di un mercato senza regole o l’Europa per la quale si battono i democratici, una Europa nella quale i cittadini, gli Stati membri e le istituzioni lavorano assieme per risolvere i problemi che più preoccupano i lavoratori, le famiglie e le imprese..

II. L’EUROPA CHE CONVIENE; L’EUROPA DELLE OPPORTUNITA’

L’Europa che vogliamo è un’Europa che convenga ai cittadini: che li protegga dalle insicurezze legate alla globalizzazione, ma che sappia creare le condizioni affinchè essi possano cogliere appieno le opportunità che la società globale e aperta è in grado di offrire.

Un’ Europa che accresca le opportunità di vita per i suoi cittadini non può essere un’Europa chiusa, ripiegata su se stessa

Non lasciamoci ingannare dal populismo della destra che vuole scaricare sull’Europa le responsabilità delle insicurezze del mondo attuale e propone in maniera strumentale un ritorno alle microsovranità nazionali, alle chiusure, al protezionismo. Un ritorno tanto illusorio quanto anacronistico in un mondo diventato sempre più interdipendente e piccolo, sempre più ‘villaggio globale’.

E’ necessaria in realtà una maggiore capacità di dialogo e confronto con culture e civiltà diverse dalla nostra; le nostre società stanno invecchiando; la ricchezza economica si sta geograficamente spostando e le potenze emergenti – dalla Cina all’India, dal Brasile al Sud Africa – competono con sempre maggiore determinazione sui mercati globali. Una competizione non più limitata ai prodotti industriali a basso costo, ma che interessa anche l’alta tecnologia, il capitale umano, la specializzazione, i saperi.

Per restare competitiva sul piano globale l’Europa deve completare il mercato interno; riformare il bilancio dell’Unione orientandolo a investimenti in innovazione e ricerca, nelle infrastrutture, nella economia dell’ambiente e nella formazione; rafforzare la dimensione sociale; equilibrare apertura commerciale e difesa dei settori strategici della economia europea; sviluppare politiche energetiche comuni.

III. LE PRIORITA’ PER L’UNIONE EUROPEA

1) Rilanciare la crescita e l’integrazione interna;ridurre le diseguaglianze sociali

In una situazione di forte rallentamento dell’economia reale e di evidente recessione le conseguenze per le imprese e le famiglie sono molto gravi. I salari reali e il potere d’acquisto sono messi a repentaglio. L’euro ha giocato un ruolo efficace nel proteggere le economie europee nel contesto della crisi finanziaria globale. Adesso bisogna fare di più per riformare i mercati finanziari, rilanciare l’economia, creare nuovi posti di lavoro: è necessario avviare una politica europea di investimenti per lo sviluppo e accelerare l’integrazione dell’area europea .

Le vie da percorrere sono le seguenti:

la modifica del Patto di stabilità e di crescita per scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti in infrastrutture e attività di ricerca (certificati nella loro rilevanza europea dalla Banca Europea degli Investimenti) e l’adozione da parte della Commissione di un documento di programmazione economica e finanziaria;

la revisione e un aumento del bilancio comunitario oggi del tutto insufficiente ad affrontare le sfide con cui deve misurarsi l’Unione a 27: un bilancio che renda possibili investimenti da concentrare nel campo della ricerca, della formazione superiore, dell’innovazione tecnologica;

la emissione di titoli del debito pubblico europeo per finanziare grandi investimenti a favore della crescita. L’obiettivo è consentire ai paesi europei ad un tempo il rafforzamento delle infrastrutture materiali e immateriali e l’innalzamento dei livelli di ricerca scientifica e tecnologica in accordo con il perseguimento della Strategia di Lisbona.

2)INTEGRAZIONE ECONOMICA E COESIONE SOCIALE; NUOVE POLITICHE REDISTRIBUTIVE

La solidarietà e la coesione sociale dovranno restare una componente irrinunciabile del modello sociale europeo. Apertura, competitività e coesione sociale dovranno rafforzarsi vicendevolmente. Le società più competitive nei prossimi decenni saranno quelle che riusciranno a garantire anche una maggiore giustizia sociale. Solidarietà e coesione sociale non vanno confuse con la rigidità e l’immobilismo. Va rifiutato il concetto, sostenuto dalla destra, che esse rappresentino costi che devono essere ridimensionati.

L’Europa ha fatto dichiarazioni impegnative inserendo nella sua Carta dei diritti fondamentali i principali diritti sociali. Dichiarazioni che non saranno credibili se non troveranno realizzazione in politiche concrete. Iniziative europee comuni sono urgenti per fronteggiare gli effetti più gravi della crisi sull’occupazione e sulle condizioni di reddito dei lavoratori specie nelle aree e nei territori più esposti. La prima misura è mettere a regime e rafforzare il Fondo costituito per sostenere i lavoratori e le imprese colpite dalla concorrenza internazionale: è necessario un finanziamento adeguato se si vuole che il Fondo dia un sostegno effettivo e non si riduca ad interventi simbolici. In prospettiva un simile intervento dovrebbe comprendere non solo sostegni al reddito ma anche azioni di riconversione produttiva e professionale. In questa direzione proponiamo l’adozione di due altre iniziative. Molti paesi hanno sperimentato l’utilità di ammortizzatori sociali universali, del reddito minimo e dei sostegni ai bassi salari. Si tratta di misure di grande attualità e che danno un senso concreto all’Europa sociale. L’Unione dovrebbe sostenerne la diffusione con appositi indirizzi e incentivi da concordare con le parti sociali. Una seconda serie di misure dovrebbe riguardare la promozione di politiche comuni per la buona occupazione, specie dei gruppi più deboli sul mercato del lavoro.

In questi ultimi anni sono aumentate le diseguaglianze sociali nei paesi dell’Unione. La loro riduzione richiede il recupero di politiche redistributive basate tra l’altro su sistemi fiscali a marcata progressività e su un certo grado di coordinamento fiscale su scala europea.

3) Costruire un’Europa più vicina alle nuove generazioni

L’Europa del XXI secolo deve guardare alle nuove generazioni con maggiore attenzione e creare incentivi ed opportunità. Istruzione, innovazione, mobilità sono alla base di una cittadinanza europea attiva. Questo comporta maggiori sostegni per quelle azioni e quei programmi come Erasmus che contribuiscono a creare una cittadinanza europea autentica e vissuta. Erasmus deve diventare obbligatorio in tutte le università. Ad esso vanno destinate maggiori risorse coinvolgendo in questa straordinaria esperienza di incontro, studio e conoscenza anche le nuove generazioni dei paesi della riva sud del Mediterraneo, prevedendo borse di studio, Summer Schools, programmi ‘Young leaders’ europei, tirocini e formazione, incentivi per giovani talenti. La mobilità va estesa oltre l’università, sviluppando programmi Erasmus dei funzionari, degli imprenditori, degli insegnanti. Va inoltre promossa nei paesi membri “una educazione civica europea” perché si impari da piccoli a vivere e riconoscersi come cittadini europei. Importante sarebbe lanciare un programma per un Servizio civile europeo.

4) REALIZZARE L’UGUAGLIANZA DI GENERE

Aspetto essenziale del programma europeo dei democratici è l’impegno per realizzare l’uguaglianza di genere in Italia e in Europa. Passi avanti significativi sono stati fatti, persistono comunque inaccettabili diseguaglianze: le donne in media guadagnano ancora il 15% in meno degli uomini a parità di lavoro ed è molto più frequente che siano disoccupate, emarginate dal mercato del lavoro per mancanza di posti di lavoro adeguati, o siano impegnate in lavori sottopagati o di basso livello o a tempo parziale. Tante donne sono costrette ancora ad affrontare lo sfruttamento e la violazione di diritti che si manifestano spesso nella violenza domestica o in altri abusi. E’ una situazione intollerabile. Proponiamo di creare una Carta europea dei diritti delle donne in tutta l’Unione Europea e per promuovere meccanismi che garantiscano l’uguaglianza di genere in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica.

5)Contribuire alla definizione di nuove regole della finanza internazionale in un mondo sconvolto da una crisi dei mercati finanziari che non risparmia l’Europa.

Va archiviata l’ideologia dominante di questi anni secondo la quale i mercati finanziari sarebbero in grado di autoregolarsi e non avrebbero bisogno di regole. Le cose non stanno così. La grave crisi finanziaria in corso ne è la conferma. Una efficace regolazione pubblica è necessaria per il buon andamento dei mercati finanziari. Il sistema di regole che ha accompagnato in questa fase la globalizzazione dei mercati finanziari si è rivelato debolissimo, se non del tutto fallimentare. Esso andrà profondamente rinnovato e rafforzato, anche con una cooperazione stretta tra le autorità di sorveglianza delle diverse aree economico-valutarie.

A questa definizione di nuove regole deve contribuire l’Unione europea. Il peso dell’Unione nel sistema finanziario internazionale è significativo e tuttavia il suo ruolo nel plasmare il sistema di regolazione internazionale è stato finora modesto.

Per accrescerlo essa deve:

-darsi un forte Sistema di regolazione e supervisione finanziaria e bancaria, integrato con la Bce e con gli Enti nazionali, per esercitare un efficace controllo ai vari livelli incluso quello sugli attori finanziari che operano su scala continentale.

fissare limiti sulle retribuzioni e sui bonus dei dirigenti in modo che i loro compensi non prescindano dai risultati e nuove regole per prevenire conflitti d’interesse.

rinsaldare la coerenza della sua azione esterna unificando la rappresentanza delle sue posizioni nelle istituzioni globali, dalle Nazioni Unite, al G8, alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, fino ad arrivare ad avere una voce unica in molte di queste istituzioni. Indispensabile, in ogni caso, è unificare la rappresentanza internazionale della zona euro.

-riprendere e concludere positivamente il negoziato multilaterale sul commercio. L’Europa ricaverebbe solo svantaggi da un indebolimento dell’Organizzazione mondiale del commercio e delle sue regole multilaterali.

6)Avviare una politica comune per l’energia e contribuire a costruire un regime globale di contenimento del cambiamento climatico.

Se c’è un terreno su cui le tentazioni nazionalistiche rischiano di penalizzare drammaticamente l’Europa è quello dell’energia.

Le analisi convergono nel prevedere che nel futuro, anche più vicino, l’insicurezza e i rischi di interruzioni improvvise degli approvvigionamenti si moltiplicheranno. Altrettanto allarmanti sono i rischi di gravi e irreversibili danni ambientali, a partire dai cambiamenti climatici. Le tendenze energetiche globali di medio periodo sono pressochè insostenibili e andrebbero modificate mediante interventi efficaci e tempestivi volti sia a migliorare la sicurezza energetica sia a ridurre le emissioni di gas serra. Di qui la necessità di politiche alternative orientate al cambiamento e alla diversificazione del mix dei combustibili favorendo le fonti rinnovabili.

In questo quadro, la garanzia di approvvigionamenti energetici sicuri e a basso costo, e la trasformazione del modello di produzione e consumo basato sui combustibili fossili richiedono anche all’Europa uno sforzo straordinario. La sicurezza degli approvvigionamenti energetici significa oggi, per l’Europa, soprattutto una strategia di diversificazione delle fonti e una politica comune per rafforzarne la capacità negoziale nei confronti dei paesi produttori.

La Comunità europea era nata anche per l’energia. Quella spinta iniziale si è poi esaurita. Andrebbe rilanciata attraverso la creazione di un unico mercato interno del gas e dell’energia elettrica secondo un processo avviato da anni ma che va completato sia dal punto di vista normativo che delle infrastrutture.

Occorrerà inoltre sviluppare la ricerca scientifica e tecnologica in particolare nel settore delle energie rinnovabili e nel settore nucleare. Le energie rinnovabili unitamente all’efficienza energetica sono gli ambiti in cui la transizione verso un nuovo sistema di produzione e consumo dell’energia non comporta solo un aggravio di costi, bensì opera da moltiplicatore di opportunità economiche per imprese, interi settori produttivi e per gli stessi sistemi paesi europei.

Una strategia europea nel campo delle energie rinnovabili, delle nuove tecnologie può creare nei prossimi anni milioni di nuovi posti di lavoro. Questa è la via per vincere nel tempo la battaglia per la sostenibilità energetica. L’Europa deve promuovere un nuovo accordo mondiale sul clima per il periodo successivo al 2012, andando oltre il trattato di Kyoto. Su questo terreno, la nuova Amministrazione americana costituisce un interlocutore prezioso per una partnership transatlantica.

In questo quadro va portata avanti la revisione della politica agricola comune. L’obiettivo è una politica agricola che promuova uno sviluppo complessivo e coerente delle zone rurali, che riconosca il ruolo dell’agricoltura nel difendere l’ambiente, assicurare qualità del cibo, preservare il paesaggio e proteggere la salute di piante ed animali.

8) Sviluppare una efficace politica migratoria

La cooperazione europea è essenziale per governare il fenomeno migratorio e promuovere una giusta e responsabile politica rispondente ai bisogni economici dell’Europa e rispettosa dei diritti degli immigrati. Una politica che sia allo percepita dai cittadini come un’opportunità e non una sfida alla loro sicurezza.

Comprendiamo le preoccupazioni espresse dai cittadini di fronte all’immigrazione. Le risposte rozze e demagogiche della destra non costituiscono una risposta. La destra gioca sul “fattore paura”. Noi vogliamo risposte umane e razionali alle sfide dell’immigrazione. La risposta non è nei ghetti o nella xenofobia ma nelle politiche che combattano severamente l’immigrazione clandestina, il lavoro nero, il traffico di esseri umani e assicurino l’integrazione.

-Occorre una comune politica di controllo delle frontiere esterne dell’Unione; vanno stipulati accordi di cooperazione e riammissione con i paesi extra europei.

-Va impostata una politica di integrazione fondata sul rispetto dei doveri e sul progressivo riconoscimento di diritti di partecipazione, rappresentanza e cittadinanza.

-Va sostenuta una politica comune sull’asilo basata su regole giuste e condivise dai paesi membri dell’Unione per coloro che fuggono da regimi tirannici e da persecuzioni.

9) Contrastare il crimine e il terrorismo

Più sicurezza per i cittadini europei significa anche più cooperazione contro il crimine organizzato e il terrorismo. E’ necessario migliorare l’iniziativa europea per prevenire minacce alla vita e alle libertà dei cittadini.

-La libera circolazione dei cittadini europei attraverso il sistema di Schengen è una della più importanti realizzazioni europee: non va rimessa in discussione ma va efficacemente garantita attraverso una più forte cooperazione delle autorità giudiziarie e delle forze di polizia e di sicurezza europee.

-L’Unione Europea dovrà assumere un ruolo di leadership per promuovere il rafforzamento del regime normativo internazionale nella lotta al crimine e al terrorismo.

10) Dare maggiore consistenza e coerenza all’azione internazionale dell’Unione.

L’Unione europea deve essere protagonista nel promuovere la pace, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, anche partecipando a missioni di peace keeping nelle zone di crisi nel quadro di decisioni adottate dalle Nazioni Unite. E’ interesse specifico dell’Italia mantenere aperta e credibile la prospettiva di integrazione dei Balcani occidentali: ciò coincide inoltre con una visione degli interessi di sicurezza dell’Europa nel suo complesso. Verso sud è essenziale costruire una effettiva Unione euro-mediterranea basata sui principi di cooperazione e solidarietà regionale. Riavvicinare le due sponde del Mediterraneo deve costituire un obiettivo comune dell’insieme dell’Unione europea. Obiettivo cui il nostro paese è vitalmente interessato: per il Mezzogiorno d’Italia, quella euro mediterranea è la dimensione strategica entro cui collocare le proprie ambizioni di crescita e di sviluppo. In questo quadro va portato avanti il negoziato tra Unione europea e Turchia per creare le condizioni per l’adesione di Ankara all’Unione. Così come occorrerà un impegno più convinto ed incisivo dell’Unione per contribuire alla ripresa del negoziato tra israeliani e palestinesi per il raggiungimento dell’obiettivo storico della pace fondata sul riconoscimento di una patria ai palestinesi e della sicurezza per lo Stato di Israele. Verso est il problema centrale sarà gestire con spirito di collaborazione le relazioni con la Russia ma senza alcuna accondiscendenza verso comportamenti da parte russa che contraddicano i principi democratici europei, tra i quali il rispetto dei diritti fondamentali, l’eguaglianza e la sovranità degli Stati. L’interesse a lungo termine dell’Europa e dell’Italia è che sui temi strategici della sicurezza, Stati Uniti, Russia ed Europa condividano i termini di una intesa complessiva. In questo contesto vanno intensificati gli sforzi tesi a perfezionare gli accordi internazionali sul controllo degli armamenti e sulla non proliferazione.

Il partenariato dell’Europa con gli Stati Uniti d’America resta indispensabile per affrontare efficacemente le sfide globali. Tale partenariato sarà tanto più efficace e utile agli stessi Stati Uniti quanto più l’Europa saprà affermarsi come attore politico unitario sul piano internazionale anche rafforzando la sua politica di difesa nel quadro di un coordinamento con la Nato. Europa e Stati Uniti dovranno promuovere insieme il pieno inserimento delle potenze emergenti nel sistema di regole ed istituzioni della “governance globale” del XXI secolo per far sì che il nuovo multipolarismo rafforzi e non indebolisca la cooperazione. L’Unione europea dovrà aumentare gli sforzi per sradicare la povertà nei paesi in via di sviluppo. La nuova legislatura europea 2009/2014 coincide con il tempo rimanente per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Occorre mettere in campo oltre ai programmi di aiuto dell’Unione già esistenti, fonti ulteriori di finanziamento allocando almeno lo 0,7 del prodotto nazionale lordo alla politica di sviluppo e realizzando i programmi in modo più coordinato, efficace e mirato.

Per procedere in questa direzione è indispensabile superare la crisi istituzionale che da dieci anni tormenta l’Unione: fondamentale è l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che fa dei cittadini europei i titolari di più ampi diritti; eleva il Parlamento Europeo al ruolo di pieno legislatore; rende più trasparente e veloce l’adozione di leggi; prevede misure che rafforzano la capacità dell’Unione di esprimersi in modo unitario in politica estera; valorizza il ruolo dei parlamenti nazionali e delle Regioni affermando il principio di sussidiarietà. Un Trattato che permette alla Unione di acquisire una personalità giuridica unica rafforzandone l’azione nel mondo.

Vanno inoltre utilizzate le disposizioni contenute nel Trattato che consentono una maggiore identità politica ed operativa dell’Eurozona quale sede per decidere iniziative coordinate nel campo delle politiche economiche, fiscali e di bilancio. La crisi economica potrebbe costituire l’occasione per la creazione intorno all’euro di una avanguardia di paesi membri disposti a procedere più speditamente nel processo di integrazione. Occorre lavorare perché emergano le condizioni di fiducia reciproca, solidarietà e comunanza di intenti necessarie per ulteriori accelerazioni sulla strada dell’ integrazione.

L’EUROPA DEL XXI SECOLO E L’IMPEGNO DEL PARTITO DEMOCRATICO

L’Unione Europea si fonda sul pieno rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali, della non discriminazione. Questi valori sono uno degli elementi identitari più forti dell’Europa, della sua struttura consolidata di convivenza e armonia tra le diversità culturali, linguistiche e religiose. Di qui l’importanza della Carta Europea dei Diritti Fondamentali allegata al Trattato di Lisbona.

Il pieno rispetto dei principi di libertà e democrazia contenuti nella Carta deve animare l’insieme delle politiche dell’Unione Europea. Essi devono costituire il “biglietto da visita” dell’Europa nel mondo. L’Europa deve con il proprio esempio e la propria autorità morale promuovere i principi democratici. La democrazia deve essere uno strumento per dialogare con il resto del mondo, per avvicinare le diversità e non per sfidarle.

Tutti i problemi più ardui con cui ci misuriamo in questa fase della vicenda economica e politica internazionale evocano la necessità di una Europa integrata economicamente e politicamente, di una Europa soggetto politico capace di compiere scelte e di assumersi responsabilità sulla scena del mondo globale.

L’Europa ha la missione di rispondere a quelle domande e di soddisfare quegli interessi collettivi che gli stessi cittadini europei hanno capito essere al di fuori delle possibilità operative dei singoli Stati: combattere la criminalità organizzata che è ormai senza confini, stabilire regole comuni per i flussi migratori entro un territorio che Schengen ha reso europeo, adoprarsi nei confronti del cambiamento climatico che travalica i confini nazionali, contribuire al governo della globalizzazione.

Questa è la visione dell’Europa delle forze che hanno promosso in Italia la nascita del Partito democratico e che hanno contrastato l’idea, propria della destra italiana, di una Europa politicamente debole, con istituzioni inadeguate, una Europa soverchiata dagli Stati in una competizione reciproca senza regole. Una destra che vuole sfuggire al confronto sull’Europa. Per questo candida chi, tra gli altri il premier, una volta eletti non metterebbero piede nel Parlamento europeo perché incompatibili. Non c’è alcun partito in Europa, né primo ministro, che si presta ad un simile comportamento. Questa condotta non tiene conto che tra i cittadini italiani, così come in altri paesi dell’Unione, si è fatta sempre più strada la consapevolezza del ruolo essenziale cui è chiamata l’Europa per uscire dalla crisi. Ecco perché non è tempo di inganni elettorali.

Occorre discutere di Europa nel corso della campagna elettorale.

Il Pd lo farà e denuncerà la destra che a questo vuole sottrarsi.

Il Partito democratico è la forza politica italiana più coerentemente europeista. Il suo europeismo viene da lontano. Di altri è la conversione fragile ed affrettata: di una destra italiana inaffidabile, che ha tentato per anni di rovesciare sulle spalle di Bruxelles le responsabilità dei problemi nazionali irrisolti. Gli interessi del nostro paese saranno più efficacemente e seriamente tutelati in Europa da una forza limpidamente europeista come il Pd.

Il Partito democratico lavorerà per la convergenza e l’unità delle forze di centro sinistra nel Parlamento europeo. Intorno all’idea di una Europa forte e politicamente unita, capace di prendere decisioni tempestive per accrescere la libertà, il benessere e la sicurezza dei cittadini, potranno ritrovarsi in Europa le forze che si richiamano alle più nobili tradizioni progressiste ed europeiste.

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