13 Maggio 2009

Aprile 2009: La nostra proposta per l’Isontino

“Aprile 2009: La nostra proposta per l’Isontino”
Premessa.
Il nostro servizio sanitario regionale ha raggiunto in questi anni ottimi livelli di qualità, garantendo ai cittadini risposte quasi sempre appropriate e tempestive. Per chi ancora mette in dubbio il sistema “pubblico”, questa è la risposta concreta della capacità di cambiamento, di ricalibrazione, di senso di appartenenza di quanti operano al suo interno.
Ormai, abbiamo sperimentato il processo di aziendalizzazione previsto dal D. L .vo. 502 del 1992 e dal D.L.vo 229/99, tanto da prendere atto della necessità di rivedere a livello normativo due aspetti fondamentali : il ruolo del Direttore Generale, alle volte eccessivo, e quello della Conferenza dei Sindaci.
Per quanto riguarda il primo aspetto chiediamo che vengano istituite scuole specifiche di alta formazione per manager aziendali, con albo nazionale e che le scelte avvengano in piena trasparenza.
Deve essere ripensato il ruolo della Conferenza dei Sindaci, in modo da garantire l’alta integrazione tra sanitario e sociale. La necessità di poter incidere sulle politiche sanitarie locali deve essere una priorità per chi ha il mandato di farsi da garante rispetto ai bisogni di salute dei cittadini.
Soprattutto la nostra Provincia ha dimostrato, negli ultimi vent’anni, di possedere quella propensione all’ascolto delle esigenze delle persone, applicando il modello di Governance e ricercando sempre un rapporto solidaristico e di coesione sociale. Nella nostra realtà, il ridimensionamento della spesa sanitaria e delle strutture ospedaliere è stata la dimostrazione di tutto ciò, soprattutto nel capire che bisognava rileggere in modo più reale la domanda sul territorio, individuando nei Distretti i nuovi luoghi di erogazione di salute da potenziare.
Per contro, a fronte di questa disponibilità, non c’è stata alcuna progettazione concreta, alcun investimento, tali da giustificare i sacrifici fatti. Da troppi anni per l’Azienda Sanitaria Isontina l’unico obiettivo perseguito dai Direttori Generali è stato il pareggio di bilancio, mentre nelle altre realtà regionali questo criterio non esisteva, anzi, la spesa cresceva senza particolari reprimende da parte dei controllori.
Invece di sentirci gratificati per tutto ciò che abbiamo dovuto abbandonare o ridimensionare, ci sentiamo presi in giro, dimenticati.
Da molto tempo lamentiamo la generale carenza d’organici, che investe tanti servizi, ospedalieri e territoriali. Le code al Pronto Soccorso, anche di 10 ore consecutive, sono all’ordine del giorno.
Il centro sinistra provinciale, in piena sintonia con quello regionale, allora al governo con la Giunta Illy, ha creato le basi per il futuro della Sanità regionale, dopo la fase di forte ridimensionamento degli anni precedenti.
La nostra provincia è stata la prima ad attivarsi nella sperimentazione dei Piani di Zona della L. 328/2000, costituendo per le altre realtà della regione un forte punto di riferimento.
Nonostante l’impegno profuso, il dibattito interno, la capacità di innovazione, ci si è trovati inesorabilmente schiacciati dalle logiche dei grandi numeri, che privilegiavano l’espansione dell’offerta delle Aziende Sanitarie degli altri tre capoluoghi di provincia.
Inevitabilmente siamo diventati un mercato da conquistare soprattutto per la sanità triestina e l’applicazione della logica d’area vasta è stata la prima conseguenza.
In questi anni siamo riusciti ad interrompere una sterile contrapposizione tra Gorizia e Monfalcone che non ha portato nulla di buono alla nostra sanità, ma che anzi ha aperto la porta alle “incursioni” degli altri territori provinciali, che proprio su quella divisione facevano leva per indebolire il territorio della provincia di Gorizia, che è già debole per natura visto il suo esiguo numero di abitanti. Sappiamo anche che le prestazioni sanitarie richiedono bacini d’utenza adeguati e su questo è stato messo in atto un processo di depauperamento del nostro sistema sanitario che non ci pare si stia interrompendo.
Per questa ragione l’Assemblea provinciale del Partito Democratico di Gorizia ritiene importante approvare questo documento di indirizzi in ragione della pubblicazione del Libro Verde, propedeutico all’approvazione del Piano Sociosanitario Regionale 2010-2012.
Politicamente per noi è fondamentale riaffermare l’unità della provincia di Gorizia su un tema, quello sanitario, che spesso ha scontato divisioni profonde nell’isontino con le conseguenze che tutti conosciamo.
Nel 2004, sempre il centro sinistra isontino, nel tentativo di tutelare la nostra storia, i nostri bisogni e di suggerire logiche diverse da quelle che prevedevano la scomparsa dell’ASS n. 2, ha prodotto un documento che a tutt’oggi rimane uno dei pilastri della filosofia che anima le nostre scelte e le nostre proposte. Esso è anche la dimostrazione di come solamente nella cultura di centro sinistra ci sia la capacità di leggere e di ascoltare la domanda del territorio e di prevedere le conseguenze di scelte purtroppo sbagliate. Già nel 2004 si denunciava il possibile “disastro” causato dal passaggio dal vecchio Ospedale Civile di Gorizia al S. Giovanni di Dio, l’isolamento relativamente alle grandi progettazioni e la mancanza di volontà di riconoscere ai nostri ospedali, quella valenza e quel rilievo tali da consentire di rimanere un riferimento a livello regionale.
Si denunciava il timore per non reciprocità all’interno dell’area vasta, laddove non fossero stati individuati dei centri d’eccellenza e attrattivi anche presso i nostri Ospedali.
Si indicava la strada della cooperazione transfrontaliera, come una delle peculiarità e una innegabile risorsa per tutta la provincia, sempre in un’ottica di miglioramento dei servizi e di un’economia di scala.
Si rivendicava una storia e una esperienza che andavano valorizzate e non soppresse, con uno spirito di collaborazione e la massima disponibilità all’apertura.
Sono passati cinque anni e nulla è cambiato, anzi, i segnali che arrivano dalla Giunta Tondo e dall’Assessore Kosic non sono tra i più incoraggianti:
Pur dimostrando, da parte dell’Assessore una certa attenzione su alcuni temi da noi proposti, crediamo sia indispensabile dare in tempi brevi dei segnali e degli indirizzi precisi, garantendo gli equilibri regionali da una cornice caratterizzata sicuramente da funzionalità, ma anche da equità e trasparenza. Siamo convinti della necessità del contenimento della spesa sanitaria, ma attraverso un percorso di civile concertazione e di corretta valorizzazione delle risorse.
Abbiamo avuto modo di visionare il Libro Verde e sull’invito in esso contenuto, di dare dei suggerimenti e delle indicazioni, intendiamo presentare la nostra proposta relativa al futuro della Sanità Isontina.
Alcuni temi sono già stati evidenziati dal documento approvato dalla Conferenza dei Sindaci nella seduta di venerdì 13 febbraio 2009.
Valutazioni e proposte.
Dopo un ampio percorso di raccolta di informazioni, di riflessioni e stati d’animo di amministratori, operatori della sanità e del sociale e cittadini intendiamo esprimere alla Giunta regionale del F.V.G. e all’Assessore Kosic quanto segue :
Ospedali
  1. Esiste una chiara percezione di scarso ascolto delle nostre esigenze, rispetto sia al ruolo degli ospedali che del territorio. Non è ancora ben chiara l’identità che si vuol riconoscere ai nostri nosocomi, alla luce anche, della distinzione fatta all’interno dello stesso Libro Verde tra Hub e Spoke. Ci pare inutile richiamare un contesto, quale quello ospedaliero, alla trasparenza, alla responsabilità e alla qualità dove non è da tempo ben chiara la mission .
  2. Noi chiediamo che essi siano degli ospedali di rilievo regionale; che in una cornice d’area vasta vengano riconosciute e potenziate delle specialità, in un’ottica di reciprocità e (vedi libro verde) di equità.
  3. C’è la necessità di intervenire ulteriormente sulle strutture, soprattutto sul S. Giovanni di Dio, al fine di renderle rispondenti alle esigenze dei cittadini e degli operatori. Uno dei
problemi principali è la mancanza di spazi per cui bisogna riportare RSA e Hospice nella loro cornice naturale, il territorio.
  1. Rifiutiamo l’ipotesi dell’accorpamento degli stessi con una azienda ospedaliera (Trieste o Udine).
  2. Crediamo sia improbabile e scarsamente applicabile la soluzione dello specialista o dell’equipe itinerante. Siamo convinti che la qualità non sia data solamente dal singolo, ma da tutta la struttura. Proponiamo la possibilità d’accesso a percorsi formativi o di aggiornamento dei medici o di altre figure professionali presso strutture di eccellenza, anche per periodi lunghi, al fine di apprendere metodiche innovative, buone prassi e protocolli a livello regionale.
  3. Ribadiamo la pari dignità nella direzione dei Dipartimenti Strutturali, all’interno dell’area vasta.
  4. Rinnoviamo la richiesta di riconoscimento di condizione peculiare dell’isontino per quanto attiene alla cooperazione transfrontaliera. A tale scopo si rende indispensabile l’attivazione di un ufficio dedicato, con un funzionario a tempo pieno. Proponiamo la creazione di un gruppo di lavoro, che , in accordo con gli organismi regionali e con il CISI, dia vita ad un progetto di messa in rete tra le realtà della vicina Slovenia (Stara Gora) e quelle provinciali, in merito alla riabilitazione di minori cerebrolesi. Crediamo che il confronto e la collaborazione tra tutte le esperienze acquisite nel corso degli anni dalle due realtà, possano essere propedeutici alla strutturazione di un centro internazionale di riferimento.
  5. Chiediamo l’ampliamento dei posti letto presso i reparti di medicina del S. Polo e del S. Giovanni di Dio. Attualmente la domanda in eccesso viene accolta dalle RSA, snaturando in questo modo la loro funzione di luogo di transizione dal post acuzie alla riabilitazione a domicilio. Molto spesso appaiono più dei reparti per lungodegenti, dove in realtà non si attuano i protocolli previsti per l’accompagnamento all’approccio culturale della patologia alla famiglia e la condivisione delle strategie di rete necessarie alla domiciliarità degli interventi. In questa situazione, una quota della spesa territoriale viene impropriamente finalizzata ad una funzione ospedaliera.
  6. Sollecitiamo l’Amministrazione Regionale per l’attivazione, presso l’ospedale S. Polo di Monfalcone, di un Centro per le Patologie Asbesto Correlate. Il prezzo pagato in vite umane, dalla realtà Monfalconese, non può che indicare questa realtà per una simile iniziativa.
  7. Garantire la permanenza dei punti nascita presso entrambi i presidi, attivando tutta una serie di interventi al fine di evitare la fuga. In primis , l’attivazione del parto in analgesia sulle 24 ore. Siamo convinti che la consistenza della casistica non possa essere l’unico indicatore di qualità.
  8. Ristabilire l’attività di diagnosi e prevenzione (anatomia patologica e laboratorio) in entrambi gli ospedali. Siamo convinti che queste funzioni debbano necessariamente rientrare in un sistema di comunicazione rapido, efficace e consentire un immediato confronto tra gli operatori. Uno dei primi compiti dell’Ufficio per le attività transfrontaliere, dovrebbe essere quello di verificare la collaborazione con il laboratorio per le attività sanitarie e di prevenzione di Nuova Gorizia, che, alla luce di alcune esperienze di collaborazione su progetti Interreg, risulta essere un centro di eccellenza.
Territorio
Il territorio merita una premessa a parte, considerando sia la sua storia, le sue caratteristiche e sia la situazione di grande difficoltà in cui attualmente vivono migliaia di famiglie.
Soprattutto in questo momento di forte recessione con vigore rivendichiamo uno strumento che avrebbe dato nuovo impulso a chi necessita di indispensabili risorse per poter proseguire un legittimo progetto di vita : Il Reddito di base per la Cittadinanza, così come previsto dall’art.59 della legge regionale 6/2006, con le sue modalità di integrazione economica, avrebbe dato maggior impulso ai cittadini, non costringendoli ad avvilenti sussidi, come quelli previsti dalla Carta Famiglia.
L’apporto dei sindaci alla stesura di questo documento è stato fondamentale, in quanto per anni l’attenzione dei politici è stata quasi sempre monopolizzata dalle criticità legate agli ospedali. Il territorio non è in contrapposizione all’ospedale, ma ne è elemento complementare. La qualità di entrambi è legata alla capacità di risposta del singolo e alla loro volontà di interagire.
Riconosciamo nell’alta integrazione la possibilità di crescita del sistema sanitario, la sua efficienza e la sua sostenibilità.
Non deve esistere dicotomia tra le due realtà, ma piena collaborazione. Tutto ciò può avvenire solamente riconoscendo e facendo riconoscere ai cittadini i contenuti di tali risorse. La disponibilità di gestione di un budget autonomo del distretto deve essere reale e non residuale rispetto alle esigenze dell’ospedale. Deve essere garantito il percorso dell’utente dall’ospedalizzazione al rientro a casa, mediante protocolli monitorati continuamente. Siamo consapevoli della necessità di garantire la domiciliarità a quanti, pur non autosufficienti, potrebbero trarre beneficio dal rapporto familiare.
Alcune indicazioni all’interno del Libro Verde non possono trovare applicazione in una dimensione di territorio come la nostra : le forme associate per la Medicina di Assistenza Primaria (UTAP), così come previste, mal si conciliano con le esigenze di accessibilità, specie per i piccoli centri. Troviamo opportuno pensare a delle forme miste, che garantiscano la reperibilità sulle 24 ore all’interno dell’area del distretto, pur mantenendo la distribuzione dei medici di medicina generale sul territorio.
L’ascolto dei Sindaci è fondamentale per poter avviare in modo coerente ed efficace una politica dell’alta integrazione. C’è ancora poco dialogo tra Ambito e Distretto e troppo spesso le Assemblee dei Sindaci vengono convocate per la legittimazione formale di atti già predisposti : riconosciamo nei Sindaci le figure accreditate a farsi carico di veicolare i bisogni di salute dei cittadini e quindi di proporre indirizzi utili per dar loro risposte.
Le nostre proposte per il territorio sono le seguenti:
  1. Favorire la permanenza a domicilio e garantire un’adeguata cura e assistenza ai cittadini di qualunque età. Per raggiungere questo obiettivo è necessario aumentare il fondo per le autonomie.
  2. Garantire il dialogo tra ospedale e territorio attraverso processi di alta integrazione. All’interno della nostra ASS mancano delle figure di riferimento in tal senso (responsabile dell’alta integrazione e coordinatore sociale). Riteniamo la figura del Responsabile di Distretto non sufficiente per garantire le funzioni suddette.
  3. Dare visibilità ai servizi e garantire trasparenza delle procedure per quanto attiene il Distretto. I cittadini ancora non conoscono questa struttura. Quindi, anche la proposta di accorpare tutti i servizi territoriali presso un’unica sede segue questa logica.
  4. Garantire un budget di Distretto e la possibilità di una reale negoziazione dello stesso all’interno dell’ASS.
  5. Garantire una comunicazione continua tra Ambito e Distretto rivalutando il ruolo della Conferenza e della Assemblea dei Sindaci.
  6. Realizzare l’elenco delle prestazioni sociali di cui i cittadini possono usufruire e cioè i livelli minimi di assistenza sociale (LEAS) interfacciandoli con i livelli minimi di assistenza sanitaria (LEA).
  7. Accelerare la predisposizione di raccolte dati omogenee sul territorio regionale.
  8. Realizzare la carta dei servizi del Territorio nell’ottica dell’alta integrazione.
  9. Realizzare protocolli e linee guida sui percorsi di salute nella dimensione regionale, che favoriscano l’integrazione, il dialogo e gli invii.
  10. Promuovere processi di integrazione tra operatori di Distretto e d’Ambito anche attraverso percorsi formativi condivisi.
  11. Valorizzare il ruolo dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri nei processi di programmazione.
  12. Valorizzazione dei servizi del Distretto, tra cui le Unità Operative dell’Età Evolutiva e dell’Handicap e i Consultori Familiari, le cui risorse da anni sono insufficienti a far fronte alle nuove domande, tra cui spiccano i decreti del Tribunale dei Minori e del Tribunale Ordinario relativamente ai minori in situazione di pregiudizio. Attivazione delle Unità Complesse, con possibilità di gestione di budget dedicati, come previsto dagli atti aziendali.
  13. Facilitare tutti i processi di Alta Integrazione: Per quanto riguarda la salute mentale, è necessario favorire la condivisione di progetti tra dipartimento e comuni, in un’ottica riabilitativa, di integrazione e non prevalentemente contenitiva del sintomo. Chiediamo che la struttura protetta di Cormons, risorsa di tutta la Provincia, sia oggetto di una attenta programmazione e che la sua attività futura trovi nuovi obiettivi relativamente al disagio sul territorio.
  14. Indicare delle regie tra Distretto e Ambito, favorendo i gruppi di lavoro integrati e riconoscendo ad alcune figure professionali, quali gli infermieri, compiti di rilevanza culturale-pedagogica relativamente al mantenimento dello stato di salute della popolazione.
  15. Pur condividendo la cultura della domiciliarità, per quanto riguarda le persone anziane e disabili, chiediamo che vengano rivalutati i parametri che definiscono l’offerta delle residenze per anziani (la delibera risale ormai al 30 giugno 1989, n.3040). Riadeguare alle esigenze attuali le strutture pubbliche dei Comuni di Gorizia, Monfalcone e Fogliano Redipuglia) e promuovere iniziative polifunzionali come quella del Comune di Staranzano.
  1. Garantire le risorse per il Consorzio Isontino servizi Integrati (CISI), riferimento eccellente per la qualità dei servizi erogati alle persone disabili nella provincia di Gorizia.
CONSIDERAZIONI FINALI.
La conoscenza del territorio su cui deve operare una regia socio sanitaria richiede una solida conoscenza dello stesso. Oltre alla raccolta di dati attendibili e facilmente interpretabili, riteniamo fondamentale che tutto il sistema possa avvalersi di operatori fortemente embricati in detta realtà.
Purtroppo, alcune scelte del passato, tese a favorire la venuta di professionisti di valore da altre regioni, non sempre ha dato i suoi frutti. Crediamo sia giunto il momento di favorire la crescita delle potenzialità interne, di persone che conoscono la nostra storia, la nostra cultura e i nostri bisogni.
Non possiamo non ritornare a quanto finora è già stato fatto di positivo grazie alle leggi 328/2000, 6/2006, L.R. 23/2004, L.R. 11/06, al Piano Regionale per la Riabilitazione. Tutti questi contributi hanno prodotto una nuova cultura dalla quale ormai è impossibile uscirne, in quanto fautrice di cambiamenti epocali nel socio-sanitario.
Queste sono i riferimenti normativi per l’integrazione, per poter riconoscere la persona come il nostro primo interlocutore nel momento in cui predisponiamo una programmazione.
Chiediamo quindi, alla Giunta Regionale e all’Assessore Kosic, di riprendere tutte quelle esperienze che hanno ridato fiducia, ricreato stimoli e avviato processi di sussidiarietà e di solidarietà.
E’ necessario favorire il ripristino di un clima interno all’Azienda teso all’ottimismo, al senso di appartenenza degli operatori.
Il problema delle liste d’attesa andrebbe affrontato coinvolgendo tutti gli attori che in qualche modo possono favorire una riduzione del fenomeno (MMG, CUP, Medici di reparto ). Chiediamo una maggior attenzione da parte dell’Amministrazione aziendale per quanto attiene l’attività privata intramurale: troppo spesso i tempi d’attesa tra prestazione pubblica e privata superano i parametri previsti dalla normativa vigente.
Chiediamo inoltre, che ci sia la massima attenzione per quanto riguarda le fasce deboli delle popolazione e soprattutto per quelle meno visibili o più difficilmente intercettabili, quali gli adolescenti e gli immigrati.
Investire nella prevenzione, che sia rispondente alle esigenze del territorio, istituendo programmi e dedicando risorse, sulla base delle esigenze reali.
Manca nel Libro Verde un riferimento alle politiche di intervento sulle problematiche giovanili, in termini di prevenzione, cura e riabilitazione. Ormai, tra gli adolescenti, stanno aumentando i segnali di disagio che si manifestano attraverso le patologie più varie : anoressia e disturbi dell’alimentazione, tossicodipendenza e comportamenti devianti quali il bullismo.
Vanno potenziati i servizi che si rivolgono ai giovani: Sert, comunità di accoglienza, centri d’accoglienza a bassa soglia. Riteniamo indispensabile mettere a disposizione di dette realtà un numero maggiore di operatori dell’area psico-sociale, che sappiano rapportarsi con le varie istituzioni e garantiscano una rete per la promozione della salute.
La medicina del lavoro deve essere in grado di monitorare, sensibilizzare e indicare percorsi idonei alla rimozione delle cause di patologie e decessi legati all’ambiente e alla sicurezza.
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