2 Luglio 2009

La mia scelta per il Congresso (di Debora Serracchiani)

Ho fatto la scelta più coraggiosa, che secondo alcuni potrebbe mettere a rischio anche la mia stessa sopravvivenza politica. Ma per me la politica non può avere come obiettivo principale l’autoconservazione dei suoi protagonisti a tutti i costi. Questa, non è la mia idea di Partito Democratico e, sono sicura, neppure la vostra.

Allo stesso modo considero questa mia scelta, una scelta responsabile.
Intendo onorare il mio ruolo di Europarlamentare.
Ma voglio in prima persona occuparmi del PD, senza contribuire, come molti hanno già fatto in passato, all’insopportabile spettacolo in cui hanno dominato personalismi ed egoismi individuali.
Mentre il Paese attraversava una delle crisi più difficili con un governo impegnato in una politica fatta di spot senza nessuna efficacia reale, il PD era spesso occupato a dirimere i “propri” conflitti tra chi aveva come unico obiettivo il logoramento del leader di turno. Ed io so, da elettrice come voi, quanto questo ci abbia dato fastidio e ci abbia a tratti allontanati dalla politica e dal nostro partito. Per questo ho deciso di non contribuire con la mia candidatura ad una ulteriore frammentazione. Ho scelto di non candidarmi per unire e per non dividere ancora.

Oggi ho anche annunciato di voler sostenere Dario Franceschini nella corsa alla segreteria del PD.
Io ero tra i“darioscettici”, ma posso dire, oggi, che noi un segretario ce l’abbiamo, ed è lui. Ha accettato di prendere in mano il partito in un momento difficilissimo e ci ha messo la faccia, dimostrando di saper fare bene il segretario e voglio che continui questo lavoro.

Ho scelto Dario Franceschini, non certo per la simpatia, ma perché vuole assumersi la responsabilità di creare una squadra, di crescere una classe dirigente che diventi la classe di governo di un partito non più votato alla sola resistenza. Dovrà aprire il partito al rinnovamento, chiamare gente nuova, pescare fra le straordinarie risorse dell’Italia.

Sia chiaro: non intendo fare sconti a nessuno, neppure a lui e non ho firmato assegni in bianco, in cambio di un posto per il quale non ho mai contrattato.

Io lavorerò in prima persona per la realizzazione della nostra idea di Partito Democratico.
Un partito che sa ascoltare, che discute e decide dando quelle risposte che finora non ha saputo dare, che torni sul territorio, che consolidi le proprie posizioni, che trovi il linguaggio per tornare a parlare alla testa e al cuore delle persone e che costituisca l’alternativa di governo del Paese. Un partito riformista che sappia rispondere ai problemi quotidiani della gente. Il partito che abbiamo sognato con le primarie del 14 ottobre.

So che tra di voi ci sono diverse persone che avrebbero voluto che la mia decisione fosse diversa, ma ora vi chiedo, come ho già fatto quando accettai la candidatura, di darmi fiducia e di impegnarvi, con me, alla costruzione del Partito Democratico. Un lavoro di squadra in cui ognuno di noi, dal circolo alla segreteria nazionale, faccia il proprio dovere. Senza aspettare o sperare nel leader salvifico o “semplicemente nuovo” che guidi il PD. No, noi ora abbiamo bisogno di un lavoro collettivo, di medio e lungo periodo, fatto di fiducia e di tenacia, in cui la generosità ed il sacrificio ci permettano di costruire e consolidare quell’idea di partecipazione politica e di Paese che più ci sta a cuore.

Debora
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