9 Luglio 2009

Intervento in Consiglio Provinciale del 26 giugno 2009

Con queste due considerazioni, ci apprestiamo ad iniziare il nostro ruolo istituzionale di opposizione, che sarà non pregiudiziale, puntuale e costruttiva, ma anche decisa e determinata.
Non pregiudiziale perchè abbiamo rispetto del lavoro del Presidente e degli assessori, che valuteremo per il metodo seguito e per i risultati attesi, senza aver timore di dare il nostro assenso quando pensiamo che l’iniziativa intrapresa sia nell’interesse dei cittadini.
Puntuale, cioè non generica e ideologica, ma sui punti specifici, cercando di acquisire la maggior quantità di informazioni possibili per arrivare a una giusta scelta.
Costruttiva, perchè il nostro obiettivo è l’interesse della nostra Provincia, cioè il bene comune dei cittadini.
Non ci poniamo l’obiettivo di ostacolare e rallentare il processo decisionale dell’Amministrazione. Con il chiaro riferimento del nostro programma elettorale, a nome dunque anche delle forze politiche che non sono entrate in Consiglio Provinciale, sapremo essere una fonte di proposte a volte alternative, ma a volte anche integrative rispetto a quelle che l’Amministrazione Provinciale presenterà. In politica c’è una forza dei numeri, ma c’è anche una forza delle idee e su questo non accetteremo certo d’essere secondari.

Sono ovviamente molti i punti di disaccordo con le linee programmatiche presentate. Lasciando poi agli altri consiglieri lo spazio per il loro contributo al dibattito, mi limito ad evidenziare sostanzialmente tre osservazioni critiche.

Il primo punto è collegato al senso stesso della provincia e dunque alla visione politica complessiva. Come abbiamo scritto nel programma della nostra coalizione, avvertiamo anzitutto la necessità di una ridefinizione del ruolo e delle responsabilità dell’ente: la Provincia rappresenta un nodo irrisolto nel quadro delle istituzioni amministrative. Decidere il cambiamento del ruolo e delle funzioni della Provincia spetta inevitabilmente alle forze politiche a livello nazionale e regionale. Auspichiamo perciò che venga superato l’atteggiamento politico contraddittorio che le guida e da cui deriva l’attuale immobilismo. Per parte nostra, qui a Pordenone, siamo tuttavia consapevoli del fatto che la condizione di scarsa riconoscibilità di compiti e funzioni dell’ente Provincia è certo corresponsabile, com’è sotto gli occhi di tutti, di una crescente astensione elettorale. Contro le volontà che immagino comuni in questa sala, la scarsa chiarezza del ruolo apre il varco ad un deficit di partecipazione democratica. Auspichiamo dunque che questo elemento di debolezza istituzionale diventi quantomeno un campo di impegno comune a maggioranza ed opposizione di fronte ai cittadini.

E’ dunque anche da questa considerazione che intendiamo operare all’interno del quadro istituzionale attuale, mirando a rafforzare il ruolo della Provincia nella programmazione e nei servizi di area vasta e nella promozione politica delle forme più adattate di collaborazione con i Comuni e le realtà del territorio.
Non va nascosto che il perno della campagna che abbiamo sostenuto, LA PROVINCIA A SERVIZIO DEI COMUNI, a prescindere dalle posizioni di parte, abbia avuto il merito di sottolineare una richiesta di relazione diversa e virtuosa con i territori e le istituzioni rappresentative delle prime istanze dei cittadini del nostro territorio. Su questa linea di lavoro, che è anzitutto di metodo, auspichiamo perciò vi possa essere una presa d’atto e una convergenza operativa proficua da parte della maggioranza. Fuori dal clima della campagna elettorale, le osservazioni provenienti dal territorio sul funzionamento dell’ente di cui ci siamo fatti interpreti, nell’ottica del bene comune possono diventare azione condivisa dei rappresentanti politici diversi. Su questo abbiamo tutti da guadagnare.

Un guadagno certo di immagine verrà poi anche, come abbiamo detto chiaramente nel nostro programma elettorale, dall’improntare l’azione politico-amministrativa a un forte principio di sobrietà e merito. Sobrietà contro gli sprechi ingiusti; moralità contro spartizioni, clientele, favori che non rispettano il merito.
Rispetto a queste posizioni, dalle linee programmatiche si evince una condivisione di massima sul ruolo della provincia.
Per questo, non possiamo non evidenziare come nella Giunta dell’amministrazione precedente vi sia stato un turn-over degli assessori che mal si concilia con la necessità di un Ente Provincia punto di riferimento del territorio: la credibilità di un ente dipende dalla credibilità dei suoi vertici. Quale spinta al coordinamento amministrativo può aver dato una Giunta provinciale che ha visto su 8 assessorati un turnover di ben 17 persone? Ci auguriamo quindi che questa nuova giunta abbia, rispetto al passato, i requisiti di stabilità interna atta a qualificare il ruolo politico di serietà richiesto a rispetto del ruolo e dei cittadini. Aldilà della vittoria numerica che dovrebbe garantire un governo forte e stabile dell’ente, di fronte ai cittadini non possiamo infatti nascondere la preoccupazione per le conseguenze profilate da un equilibrio politico stabile, come tutti sanno, solo in apparenza. Questo sia a fronte del quadro nazionale in fibrillazione, sia a fronte delle scosse della politica locale che evidenzia nella maggioranza costanti incoerenze interne, sia in ordine ai valori guida dell’azione politica, come nel caso del conflitto di valori sempre più esplicito in particolare tra UDC e Lega Nord, sia in ordine alla conciliazione degli interessi per cui le componenti significative e addirittura maggioritarie nel PdL sono spesso costrette all’angolo da un asse familistico molto più ingombrate di quanto il silenzio pubblico lascerebbe intendere e da accordi spartitori, spesso decisi altrove, che finiscono anche per emarginare qualità amministrative che ben avrebbero potuto rappresentare un servizio ai cittadini.
Non ci sarà verso di nascondere questa condizione dietro l’abituale contrattacco sulle difficoltà e le inadeguatezze supposte del centrosinistra. Le responsabilità di governo affidate dagli elettori sono chiare e i cittadini si attendono ora atteggiamenti diversi dall’uso delle seggiole di amministratori provinciali quale trampolino per la carriera politica, atteggiamenti degni di una maturità politica che attendiamo di riconoscere.

Mi paiono poi importanti due altre sottolineature con riferimento alle linee programmatiche.
In primo luogo la politica culturale. Le linee programmatiche presentate individuano due direttrici: “rafforzare il coordinamento e il sostegno alle attività promosse dall’associazionismo locale e la realizzazione – anche diretta – di eventi di spessore e di grande richiamo”.
Concordiamo sul primo punto, mentre esprimiamo chiare riserve sul secondo.
Questo sia perché la gestione di questi eventi rappresenta spesso per metodo e per merito un chiaro segnale di sovrapposizione (che rischia anche di diventare contrasto) con iniziative che il territorio già esprime con abbondanza. Anche in questo caso, guardando il Bilancio di Mandato appena concluso, troviamo 14 eventi e 9 iniziative editoriali realizzati direttamente dalla Provincia. Non entriamo nel merito dei singoli eventi, ma ci poniamo sempre una domanda legata alle priorità e all’effettiva partecipazione di pubblico. In questa fase del ciclo economico, pensiamo peraltro che vada seguito un criterio di focalizzazione sulle cose importanti, evitando dispersione e frammentazione delle iniziative.
Per parte nostra, coerentemente con i valori di decentramento e di sussidiarietà, la priorità politica deve essere data ai territori, evitando le proposte centraliste che poi, almeno a parole, dovrebbero appartenere solo alla cultura di una parte delle forze di maggioranza.
Vi è poi un secondo aspetto tutt’altro che marginale che ci porta ad esprimere riserve. Con tutta evidenza infatti nel mandato precedente, soprattutto nella fase terminale, le attività culturali con eventi di richiamo hanno rappresentato di fatto un’espressione di un disegno politico-culturale di parte, con scopi spesso elettoralistici di cui i cittadini non devono pagare il prezzo. Per questo, posto che l’intera maggioranza intenda mantenere un profilo programmatico che per i grandi eventi concede così chiaramente un vantaggio di responsabilità e dunque di immagine al solo presidente, chiediamo da subito che nel merito dei grandi eventi culturali siano quantomeno attivati strumenti e luoghi di programmazione, consultazione e collaborazione con il territorio, in forma imparziale. Sarebbe questa una svolta di metodo che potrebbe segnare dei vantaggi per tutti, anche in vista di una reale implementazione della capacità attrattiva del nostro territorio in termini turistico-economici.

Il terzo aspetto che mi sta particolarmente a cuore è quello legato alle politiche giovanili, anche come specchio di una impostazione politica che ci ha visto diversi.
Non v’è dubbio che le linee programmatiche proposte siano cariche di potenzialità operative per le quali pure potremo portare il nostro contributo come opposizione. Il nostro programma è infatti altrettanto carico di proposte.
E tuttavia pare sfuggire all’azione delineata il quadro più vasto entro cui collocare l’iniziativa politica. Nelle linee programmatiche presentate la categoria “giovani” pare infatti racchiusa in una nicchia di genere a cui sono dedicati sforzi e proposte con un modello che pare assomigliare alla tutela ambientale. I giovani hanno bisogno di attenzione specifiche ma non sono destinati a restare in un parco da tutelare. Il loro ruolo sociale, culturale ed economico è diverso e richiede una visione politica ampia. Per loro ma soprattutto per l’intero tessuto sociale e produttivo.
Tanto per essere concreto, ribadisco anche qui che il grave problema che dovrebbe guidare l’azione politica, come ho più volte denunciato nel corso della campagna elettorale, è infatti il graduale assottigliamento dell’aspettativa e della volontà di un significativa parte del mondo giovanile, spesso la più formata e preparata, di mettere radici nel nostro territorio. E’ questo un segnale pericoloso, soprattutto in una stagione sociale ed economica di crisi in cui si avvicina con tutta evidenza la necessità di un ripensamento globale del nostro sistema-modello di sviluppo. Le risorse e le intelligenze giovani sono da sempre la potenzialità e il motore primo dell’innovazione. Perciò vanno messe al centro del processo utile a delineare il nostro futuro comune a livello di territorio. Perciò l’insufficienza delle vostre linee programmatiche è ancora più grave, perché evidenzia un profilo appeso al fare che di fatto spesso finisce per non avere una rotta. Per fare bene il quotidiano basta la buona amministrazione. Non nascondiamoci perciò che in tempi di crisi gli interventi prodotti sin qui, di cui il presidente si è fatto vanto in campagna elettorale, sono il segno scontato e doveroso di una amministrazione concentrata sul presente. Ora che il mandato riparte è doveroso chiedere conto di una direzione più vasta. La rotta verso il futuro è ciò che caratterizza la buona politica. I cittadini ne hanno bisogno ed è responsabile perciò uscire dalla gabbia delle convenienze elettorali per allungare ed allargare gli orizzonti, offrendo all’azione una seria prospettiva complessiva. Su questo perciò va costruita da subito, di concerto con le realtà formative ed imprenditoriali del territorio un’azione di analisi e di progettazione capace di porre al centro i giovani non tanto per le attività specifiche di genere, ma soprattutto al centro dei processi di rinnovamento del tessuto imprenditoriale e produttivo. Per una società che preveda qualità della vita, lavoro e sviluppo, l’armonia tra generazioni e l’investimento sull’innovazione è fondamentale. Ci mettiamo dunque anche in questo caso a disposizione per delineare insieme questa prospettiva, nell’interesse comune.

In forza di queste e di altre analisi costruttive, che evidenziano sia l’insufficienza delle linee programmatiche presentate, sia la diversa prospettiva politica delineata dal nostro programma, sono perciò ad annunciare il nostro voto contrario, senza che questo per altro pregiudichi la disponibilità a concorrere positivamente volta per volta al miglioramento delle proposte di cui la giunta si farà interprete nel corso del mandato amministrativo.
In primo piano