23 Luglio 2009

«Con la Serracchiani non vedo debuttanti»

TRIESTE Il momento più difficile? «La sconfitta alle regionali e le dimissioni di Walter Veltroni». L’errore più grande? «Volevo presentarmi dimissionario dopo il voto di aprile. Mi hanno convinto a non farlo, per il bene del partito, ma fu uno sbaglio». L’appiattimento su Riccardo Illy? «Una sciocchezza. Quando il confronto si inaspriva, i ”guerrieri” sparivano, e andavo avanti io». La divergenza più forte con il governatore? «La scelta dell’election day». Bruno Zvech, a pochi giorni dalla decisione «meditata» e «senza rimpianti» di non ricandidarsi, rivive i suoi due anni scarsi (e non facili) da segretario regionale del Pd.
Ma non indugia sul passato, rilancia sul futuro: «L’obiettivo è riconquistare la Regione». Prima, però, c’è il congresso. Un congresso delicato da gestire in prima persona giacché guiderà il partito «con pieni poteri» sino al 25 ottobre: Debora Serracchiani, alleata di Dario Franceschini, sfida Enzo Martines, supporter di Pierluigi Bersani. E lui, il primo segretario eletto dal popolo delle primarie, appoggia il secondo.
Serracchiani va fortissimo. Non è una sfida dall’esito già scritto?
Non credo, in politica non c’è mai nulla di scritto. Il congresso si terrà il 25 ottobre, quando peraltro saremo all’apice della crisi economica e sociale: la competizione di idee e programmi deve appena iniziare.
Perché la scelta di Martines?
La sua candidatura nasce dal rapporto diretto con la città e il territorio. Martines è uno degli amministratori locali di cui si parla tanto: giovane, generoso, radicato. Ora tocca a lui: si organizzerà secondo le sue corde e, in linea con Bersani, presenterà il programma.
Serracchiani sta facendo incetta di appoggi. Se li aspettava quelli di Sandro Maran, Sandro Tesini, Renzo Travanut e tanti altri ex diessini?
Non mi sono stupito. Se dobbiamo superare le appartenenze, è giusto che sia così: con Bersani, d’altronde, ci sono molti esponenti dell’area cattolica come Enrico Letta o Rosy Bindi.
Non si sente tradito nemmeno un po’?
Assolutamente no. Non ci sono traditori in giro, al massimo c’è qualcuno che non fa quello che dice.
Chi?
Nessuna polemica. Aggiungo che, da segretario, non tollererò che venga meno il massimo rispetto, anche in vista del congresso.
C’è chi ha proposto un maxi-accordo su Serracchiani. Cos’ha Debora che non va?
Non centra la persona: ho sostenuto Debora alle europee e l’ho difesa anche da quelli che oggi stanno con lei. Centrano idee, programmi, obiettivi: appoggio Bersani perché, nonostante quelli di Franceschini cerchino di dipingerlo come un fordista, uno ancorato al passato, è un grande riformista. E perché credo in un partito legato alle radici, solidarista, laico.
Altre differenze con Franceschini-Serracchiani?
Non credo a un partito liquido del leader. Il Pd va radicato ancor di più: ho già lavorato in tal senso e infatti abbiamo 200 circoli e 7mila iscritti.
Come la mette con il rinnovamento?
Ci credo, l’ho dimostrato con i fatti, a differenza di quelli che pensano che il rinnovamento valga ma per gli altri. Sono convinto che ci debba essere un grande ricambio del gruppo regionale e parlamentare. Sono altrettanto convinto, però, che il nuovo non possa essere lo sberleffo verso chi già c’è: è ingeneroso e sbagliato.
Si riferisce a Serracchiani? C’è chi afferma che Debora è il nuovo, voi il vecchio.
Mi piacerebbe che non si cercassero contraddizioni in campo altrui. Peraltro, con Serracchiani, ci sono personalità di lungo corso. Non mi pare, e lo dico con massimo rispetto, che Moretton, Tesini o Maran siano comparsi ieri in politica.
Cosa si aspetta dal congresso?
Tanti dicono che serve un congresso vero. Ma tutti i congressi a cui ho partecipato erano veri. A mio avviso serve un congresso utile: utile per il Paese. In autunno saremo all’apice della crisi: dovremo evitare di parlare di noi e dovremo invece parlare dell’Italia agli italiani e del Friuli Venezia Giulia ai nostri corregionali.
Per dire cosa?
Due soli esempi. La Finanziaria regionale 2010 dovrà fare i conti con centinaia di milioni di euro di entrate in meno: non basteranno tagli qua e là, serviranno scelte radicali e dolorose. E il Pd dovrà fare la sua parte, presentare le sue proposte. Ancora: la lista di fabbriche a rischio chiusura si allunga ma la Regione non sta salvaguardando adeguatamente l’impianto produttivo e industriale. Il Pd deve battersi perché ciò avvenga.
Alessandra Guerra iscritta al Pd. Non teme che gli elettori non capiscano?
Il Pd è un partito inclusivo. La Guerra ha fatto una scelta maturata, direi elegante, dopo un percorso di un anno e mezzo. Non certo per opportunismo.
Vuol dire che non è salita sul carro dei vincitori?
Appunto. Si è semplicemente ritrovata nei valori del Pd. E non ha ricevuto né lusinghe né promesse.
C’è chi la lancia già come candidato sindaco di Udine.
Sciocchezze.
E c’è chi immagina Serracchiani come candidato presidente della Regione.
Il 2013, sul piano politico, è un’altra epoca. Mettere oggi in pista un candidato sarebbe follia.
Lei che farà nel 2013?
Per ora ho l’agenda più piena di prima. E continuo a fare il consigliere regionale. Poi, nel 2013, come ho già detto, non mi ricandiderò: 15 anni sono abbastanza.
Che farà a quel punto?
Vedremo. La mia più grande ambizione è la riconquista della Regione.


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