9 Novembre 2009

Liberalizzazioni: i fatti parlamentari in corso, la sinistra (?) caos

Quindi scrivere a proposito di Carniacque che “hanno fatto una Spa pubblica solo per poi passare la mano ai privati” come ha fatto La Repubblica con Rumiz citando l’onnipresente Barazzutti è una mistificazione della realtà.
Peraltro nella riscrittura dell’art. 23 bis appena passata al Senato, grazie ad un emendamento voluto dalla Finocchiaro e votato anche dal PD, con l’obiettivo di mettere dei paletti agli intenti di privatizzazione del servizio, si riafferma il sacrosanto principio della “piena ed esclusiva proprietaˋ pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualitaˋ e prezzo del servizio, in conformitaˋ a quanto previsto dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”.
Carniacque S.p.A. è quindi pienamente una società a prevalente capitale pubblico che potrebbe continuare a gestire il servizio oltre il 31 dicembre 2011 poiché il partner tecnico nonché socio è stato scelto con gara unica ad evidenza pubblica. Quindi basta con le disinformazioni: Carniacque è una società che fa capo ai 40 comuni dell’alto Friuli, non è il grimaldello dei privati per rubare l’acqua della montagna come reiteramente afferma lo scodazzo di qualcuno.
Parlo da PD: il nostro è un partito composito, ma qualche “linea” la dobbiamo tenere in fatto di liberalizzazioni; vorrei ricordare a me stesso, ma anche ad altri che il governo Berlusconi ha operato in materia una conversione a 180 gradi rispetto al governo Prodi. Ciò è ulteriormente provato dalla svolta radicale che il centrodestra ha operato su una questione di grande peso economico e politico: quella della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Tema sul quale nella precedente legislatura l’allora minoranza parlamentare guidata dal Cavaliere faceva fuoco e fiamme un giorno sì e un altro pure, accusando il centrosinistra di non voler mettere mano a una riforma per difendere la propria rete di potere nei comuni, nelle province e nelle regioni. L’art. 15 del D.L. 135/2009 reca la versione berlusconiana dell’apertura al mercato dei servizi pubblici locali. Guarda un po’, punto fermo del provvedimento è l’esclusione integrale dalla liberalizzazione dei settori del gas, dell’energia elettrica e delle ferrovie regionali. Ovvero proprio di quei rami di attività dove più forte e lucrosa è la presenza di aziende controllate dagli enti locali, che così potranno continuare la discutibile pratica di essere lo stesso soggetto che prima affida e poi gestisce la concessione pubblica. Il mercato si aprirà, viceversa, soltanto per i settori – in genere assai meno remunerativi – dei rifiuti, dell’acqua, dei trasporti su gomma (ndr non nella nostra regione speciale per espresso richiamo di legge). Ma poiché anche in questo caso gli enti locali potrebbero non gradire che le proprie aziende siano costrette a mettersi in gara con qualche concorrente al ribasso, si sta procedendo con una serie di ritocchi a rendere l’amara pillola un po’ più dolce o addirittura innocua. La principale scappatoia escogitata al riguardo è quella di consentire ancora l’affidamento diretto del servizio a società miste con soci privati, ma nelle quali la quota maggioritaria del capitale – insomma, il controllo – resterà ben custodito in mano pubblica. Tutto questo viene scritto da Massimo Riva sulla rubrica “Avviso ai naviganti” che egli cura per l’Espresso. Egli, già senatore della sinistra indipendente oggi esperto di economia, ha sempre rappresentato la parte più liberista della nostra ben definita area politica. Il nostro Segretario Bersani più appropriatamente. nel proprio discorso di investitura ha detto che “Il PD è anche il Partito che combatte per l’apertura e la regolazione dei mercati, che si oppone a meccanismi monopolistici, corporativi e di posizione dominante e a meccanismi confusi che agganciano il pubblico agli interessi del privato così come avverrebbe con le norme che si affacciano sui servizi pubblici locali. E’ il Partito, come ho detto più volte, che sta con chi bussa alla porta e non con chi la tiene chiusa e che pretende che il cittadino consumatore e utente sia rispettato, , che considera l’equità del carico fiscale un obiettivo di civiltà e ritiene i condoni una vergogna e una iattura.”
A questo punto chiedo: cosa vogliamo? trovare una via di mezzo praticabile o seguire gli strepiti dei movimenti contro tutto e tutti? Il nostro obiettivo non dovrebbe essere costituito dal proporre una politica che deve necessariamente essere quella di un partito che oggi è all’opposizione ma domani sarà al Governo?
Renzo Petris già consigliere regionale PDS, DS e attuale Presidente di Carniacque S.p.A.
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