2 Gennaio 2010

Menosso (PD): intervento in aula sulla Finanziaria 2010

Ma ad oggi quello che più ci deve preoccupare è che non ha trovato una definizione precisa neppure l’interrogativo su quale sarà il punto di ricaduta sui redditi e sull’occupazione,il percorso verso la ripresa non sarà né facile né breve, come qualcuno vorrebbe farci credere.
Oggi come oggi serve una forte reazione.
Compete alle aziende che devono intervenire, con una forte mobilitazione di risorse e di competenze atte a promuovere quello che viene definito il “riposizionamento delle aziende di fronte ad un mercato che non tornerà più quello di prima”.
Quello che va scongiurato, si afferma da più parti, è l’immobilismo.
Ma se questo vale per le aziende, ancor di più deve e doveva, soprattutto doveva, valere per la politica.
E nel nostro caso specifico dobbiamo segnalare come l’immobilismo della prima ora abbia pesantemente segnato il nostro governo regionale, reo di non aver saputo cogliere tutta la gravità del momento, reo di aver scelto l’attendismo passivo colpevole, di fronte a chiari ed evidenti segnali di crisi profonda. “Decideremo il da farsi quando conosceremo la vera entità della crisi, perché può essere che da noi non arrivi poi tanto forte”, ci siamo sentiti ripetere o ancor peggio ci siamo visti accusare di catastrofismo,di mancanza di fiducia, in un appiattimento rispetto al governo nazionale che invitava gli italiani a spendere, a investire quando già si facevano sentire le ristrettezze a causa della perdita del posto di lavoro.
Dovete ammetterlo vi siete mossi tardivamente e così anche i provvedimenti emanati, vedi gli interventi di garanzia, principale misura anticrisi approvata ancora con l’assestamento di bilancio 2008, a un anno di distanza non sono ancora operativi.
Ci sarebbe bisogno di una marcia in più in questo momento, i processi che le aziende dovranno affrontare non sono facili ma attraverso appropriate innovazioni anche negli strumenti di incentivazione, che ci competono potremmo contribuire a sviluppare e promuovere la cultura della collaborazione imprenditoriale , la ricerca di sinergie “intelligenti”, purtroppo nulla di ampio respiro troviamo in questo documento, solo una sterile politica dei tagli, senza prospettive.
Ma ci troviamo in questa situazione grazie anche alla assenza di una seria politica delle entrate, non basta dire che siete riusciti a portare a casa risorse che di fatto sono dovute all’impegno e alla determinatezza di altri che prima di voi hanno intrapreso la strada dello scontro politico-istituzionale pur di veder riconosciuti dei diritti che voi oggi grazie alla vostra sudditanza e alla vostra mancanza di autorevolezza nei confronti del governo nazionale, non siete riusciti a far rispettare. Altro che risultati positivi, rispetto ad una precisa sentenza siete riusciti a vedervi riconoscere solo parzialmente quanto dovuto e avete iscritto a bilancio somme che non sapete quando, come e quanto vi verranno riconosciute. Avete furbescamente inserito somme che nella finanziaria nazionale non ci sono, demandando a successivi momenti di confronto la loro consistenza, rischiando di vedervi assegnate funzioni che di fatto vanificano eventuali trasferimenti.
Ma anche altre le contraddizioni.
Cosa significa mettere in sicurezza la sanità? Sarebbe interessante saperlo. Il blocco del turn over,il blocco delle assunzioni, è la cura che si vuole mettere in campo? Per arrivare dove? Quale il disegno finale: non contano tanto le percentuali, ma cosa significano quelle percentuali.
Abbiamo una proposta di Piano sanitario che dovrebbe trovare nel Bilancio la sua concretizzazione, dovrebbe delineare azioni, prospettare chiare strategie. Assistiamo a contro conferenze per smentire, per spiegare, per interpretare, ma quale è il vero progetto di sanità. Stiamo assistendo in effetti ad una demolizione del sistema regionale, non viene premiato chi lavora bene , chi è attrattivo, chi è virtuoso, si parla di efficienza ma non si parla mai di efficacia e in sanità l’efficacia delle azioni è sicuramente l’aspetto più determinante.
Ma sappiamo o abbiamo idea di “che salute vogliamo garantire alla nostra popolazione”? Ce lo siamo chiesto? E quale la risposta? Ma allora mi chiedo, se guardiamo al futuro non possiamo prescindere dalla prevenzione, che però non c’è, non si trova né nel Piano né in questa finanziaria.
Ma possiamo continuare nella ricerca di una strategia che non riusciamo a trovare, non c’è un disegno complessivo, non ci sono idee sulle scelte prioritarie.
E così con i tagli agli Enti Locali, tagli di stampo puramente matematico, senza un ragionamento su quale ricaduta hanno o possono avere sugli Enti Locali. Non possiamo continuare a riempirci la bocca di federalismo e operare concretamente in questo modo.
Agli Enti Locali tagliamo trasferimenti, sicuramente giustificati dalla diminuzione delle compartecipazioni,ma tagliamo anche le forme di incentivazione alla gestione associata dei servizi, tagliamo il fondo investimenti, tagliamo anche su leggi di settore che potevano essere una valvola di sfogo per reperire risorse e rimettere in moto un settore determinante per il superamento della crisi, interveniamo pesantemente sul sistema dei servizi sociali introducendo limiti per l’erogazione dei contributi.
Non ci rendiamo conto che a livello locale a meno che non ci troviamo di fronte certi sindaci, come per fortuna ce ne sono pochi, di fronte a famiglie che non arrivano a fine mese, contributi regionali o no, non si può essere indifferenti e non si possono lasciare morire di fame persone solo perché non rispondono al requisito della residenza.
Con il “dai all’immigrato” si distrae l’attenzione dei cittadini, si indica il nemico da cacciare, quello che ti frega il posto, quello che ti occupa il territorio.
Quante ipocrisie, quante bugie vengono dette a sostegno di quella politica della paura, della divisione, dell’intolleranza, dell’ingiustizia.
Intanto chi è ricco diventa più ricco, chi è evasore continua ad evadere tanto noi pensiamo all’altro, al diverso.
La realtà è che la paura non fa progredire, non aumenta né i salari nè le pensioni, non dà più posti di lavoro, non dà più sicurezza, ma rende tutti più soli, più deboli, più incerti.
Abbiamo bisogno di una regione più unita, forte, capace di utilizzare tutte le intelligenze presenti anche quelle straniere, come fanno altri paesi che utilizzano i nostri giovani, costretti ad emigrare perché questo nostro paese non scommette neppure su di loro.
Nessun muro deve separare la popolazione neppure il muro leghista deve riuscire in questa azione di così basso profilo.
Il Friuli Venezia Giulia, memore della sua storia, deve essere una terra aperta a tutte le culture e capace di sviluppare una politica dell’accoglienza a dimostrazione che è possibile percorrere la strada della convivenza civile tra i cittadini.
Però non si vede questo neppure in quest’ultima norma introdotta con un emendamento in commissione, con il voto colpevolmente favorevole anche dell’UDC che a mio avviso non si rende conto di quanto supino sia il suo atteggiamento nei confronti della lega su argomenti che dovrebbero vederli protagonisti in prima linea. Conta la filosofia che si vuole far passare, non conta tanto la verifica della ricaduta reale del provvedimento in se o la compatibilità legislativa (come affermato dal collega Salvador nella sua relazione di maggioranza, ma ad ogni piè sospinto ritornare su questo argomento introducendo passo dopo passo, insinuando passo dopo passo la cultura dell’emarginazione, dell’esclusione, del rifiuto nei confronti di persone, ribadisco il concetto di persona, che voi rifiutate, ci rende ogni giorno più poveri,sicuramente più di quello che può fare la crisi che stiamo attualmente vivendo.

Annamaria MENOSSO
Vice-Presidente del Consiglio Regionale
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