28 Gennaio 2010

Menis (Pd): i bamboccioni? Figli dell’attuale mercato del lavoro

Innanzitutto il mondo della formazione, cosiddetta qualificata. I giovani da un lato sono indotti a studiare sempre di più da un sistema di formazione complesso e confuso dove l’assenza di un obbligo di certificazione dei master ha dato vita alla proliferazione di un business che vive proprio dell’incertezza dei più giovani. A fronte di questo sforzo però il mercato del lavoro non privilegia chi ha studiato e, viceversa, vede una netta prevalenza di un’offerta occupazionale precaria e marcatamente sottopagata, anche per i più qualificati. Serve quindi una decisa svolta di rinnovamento nel settore della formazione post-laurea per garantire trasparenza e serietà. Sarebbe opportuno prevedere un organismo di controllo o una certificazione con precisi requisiti per chi fornisce tale tipo di servizio.
Un’altra apparente incongruità del sistema è la proliferazione del popolo della partita iva, che nel nostro Paese rappresenta il 27% dell’occupazione complessiva. Il triplo rispetto alla Danimarca e il Lussemburgo e il doppio rispetto alla Germania, la Gran Bretagna, la Francia e l’Olanda. Sembrerebbe dunque che la risposta dei giovani all’offerta precaria sia quella di mettersi in proprio, insomma i giovani fanno impresa e fin qui niente di male. Sotto questi dati si nasconde il problema dello sfruttamento e dell’evasione, un perno centrale su cui far ruotare il secondo intervento a favore soprattutto dei più giovani. Di questo popolo di giovani imprenditori” infatti molti lo sono sulla carta, costretti ad aprirsi una partita IVA sotto ricatto per mantenere il proprio posto di lavoro. In questo modo le aziende risparmiano circa il 25% rispetto a un contratto di collaborazione e oltre il 33% rispetto a un contratto di dipendenza. Il povero lavoratore con si ritrova ad essere sempre un dipendente dell’azienda – obbligato a rispettare i vincoli di orario e di prestazione – ma con più tasse da pagare e senza assistenza sociale. Inoltre, per l’imprenditore “mascherato” la pensione sarà solo utopia.
Esiste un sistema di controlli per evitare tutto questo ma è per lo più inutilizzato. Molte realtà, specie nelle grandi città, vivono grazie alla manodopera di questo popolo. Servono verifiche più puntuali e sanzioni pesanti per le imprese che non ottemperano alle prescrizioni di legge.
Servono garanzie, anche sociali, per garantire che chi fa il suo ingresso nel mondo del lavoro sia tutelato alla pari di chi vi è già parte integrante. Serve un nuovo sistema di controlli per vigilare sull’applicazione dei contratti atipici, perché le nuove regole non si traducano in un’assenza di regole che diventa licenza di sfruttamento a danno delle parti più deboli. Serve più chiarezza nel settore della formazione con criteri di selezione chiari e univoci per identificare i percorsi di studio più seri e realmente utili per il mondo del lavoro.

Paolo Menis
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