3 Febbraio 2010

Univeristà ora è tempo di studenti serali

Non considerare adeguatamente queste persone, senza offrire loro corsi ed orari ad hoc, significa lasciare inespressa e inutilizzata una risorsa del territorio utile allo stesso Consorzio Universitario. Spesso sono persone (precari, impiegati della Pubblica Amministrazione, giovani che dopo il diploma hanno dovuto andare a lavorare per aiutare la famiglia di origine…) che si mantengono economicamente, ma che vorrebbero migliorare la propria posizione personale, economica e lavorativa conseguendo un titolo di studio di livello universitario. Studiare è una delle attività che più nobilita l’uomo, poiché apre la mente, aumenta le competenze, migliora le capacità individuali di ognuno di noi, ma è anche un’attività faticosa e impegnativa, soprattutto se abbinata ad una attività lavorativa. Ecco allora che tutte queste persone diventano una potenziale risorsa per il territorio, rimasta finora inespressa ed inesplorata, che potrebbe creare occupazione, aumentare l’indotto delle attività economiche in Provincia, richiamare persone interessate da un bacino territoriale maggiore di quello che crediamo (comprendendo magari anche Treviso, Belluno…). Alcune Università italiane, come La Sapienza di Roma, già propongono corsi serali, adatti a chi lavora, con un orario che va dalle 19.00 alle 23.00, altre Università in Italia iniziano alcuni corsi alle 18.00 e li terminano alle 22.00. Un’offerta formativa meno settoriale e più slegata dall’ambito produttivo territoriale, ma attentamente valutata e indirizzata nella proposta, inoltre, può rappresentare un’alternativa a quanto già offerto irrinunciabile per le l’arricchimento delle persone e del territorio. Lo studio delle lingue, per esempio, potrebbe essere un indirizzo interessante, ma non sono un’esperta e, sulla scelta dei possibili corsi, posso solo limitarmi a dei suggerimenti; sono, però, una studentessa-lavoratrice, o, meglio, una lavoratrice-studentessa, che durante il suo percorso universitario ha conosciuto molti studenti nella sua stessa situazione. Ho toccato con mano, negli anni, e tocco tuttora, le difficoltà di cui ho accennato.

Il canale serale, quindi, si propone come una delle poche e auspicabilmente concrete possibilità di formazione in ambito universitario per gli studenti-lavoratori. La politica ha il dovere di “consigliare” la direzione da prendere, di trovare soluzioni e di accorgersi che finora non sono stati inclusi nella formazione di livello universitario tutti coloro che potrebbero e vorrebbero accedervi.

Viste le difficoltà economiche dei Comuni e di molte imprese della Provincia, inoltre, queste persone possono rappresentare una inesplorata fonte di guadagno per le Università e il Consorzio Universitario di Pordenone. Auspico, quindi, che il Consorzio valuti attentamente questa ipotesi di offerta di formazione universitaria per gli studenti-lavoratori, che, ricordo, sono prima di tutto una risorsa economica e sociale da cogliere e valorizzare.

Grazie.

Rita Bragatto (PD)

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