10 Febbraio 2010

Consorzio universitario PN, quale futuro?

Il mio intervento ha connotati da uomo di azienda che ha potuto toccare con mano il grande valore che ha la formazione quando viene integrata a esperienze sul campo, indirizzate da reali esigenze imprenditoriali.

Aggiungo inoltre che in queste settimane ho avuto modo di intervistare diversi allievi ed ex-allievi dei corsi universitari pordenonesi.

Sono convinto, e ne sono convinti molti dei ragazzi intervistati che l’università nella nostra provincia ha senso solo se è in grado di formare figure professionali, utili al proprio territorio. E’ l’alta specializzazione che va ricercata non la cultura generica.

E’ indispensabile creare un Consorzio universitario che chiami a raccolta gli industriali, le categorie artigiane e quelle del commercio, per raccogliere da chi è in prima linea ogni giorno, i trend di sviluppo del mercato. La logica conseguenza, sarà l’avere l’identità e i numeri delle figure professionali del prossimo biennio. Non si sentano di poca importanza le realtà artigianali. E’ l’occasione per attingere da questo laboratorio universitario, figure che collocate, contribuiscano alla crescita anche delle micro imprese.

Faccio un esempio: è inconcepibile che un ingegnere meccanico non abbia mai saldato durante il suo corso di studi. E’ vero che la teoria e il calcolo della saldatura sono materie d’esame ma se questa figura deve collocarsi in una micro impresa è assolutamente necessario che abbia maturato qualche esperienza pratica.

Lo stesso dicasi per i trattamenti termici e la scarsa cultura che hanno i neo laureati delle tecnologie industriali. Se vogliamo dare un nuovo impulso alle aziende dobbiamo collocare persone formate sia in teoria che in pratica. Questo è quello che chiede il mondo del lavoro oggi. Lo stage aziendale di due mesi, serve, ma è poca cosa se paragonato ad un piano di studi che preveda lezioni teoriche in aula, lezioni pratiche in azienda e scambi culturali con altre facoltà universitarie, magari straniere. Le nostre aziende devono proporsi come soggetti attivi nella formazione, per poter accogliere al termine del percorso le figure di cui avevano bisogno. Se la vocazione della nostra università sarà questa, il salto da università al mondo del lavoro sarà semplice e magari remunerato meglio, perché di più alto valore.

Si eviterebbero, così facendo, fenomeni denominati “fuga di cervelli”. Laureati che si formano presso il nostro ateneo e si collocano in altre regioni o Stati. Uno scenario possibile è quello di immatricolare una quota stabilita di ragazzi che al termine del loro ciclo di studi abbiano già il posto di lavoro, garantito dalla pianificazione di sviluppo dichiarata dalle imprese.

Un altro aspetto è la necessità di confronto con realtà universitarie omologhe alla nostra. A livello europeo ma anche oltre. Dobbiamo sviluppare tecnologia con ricerche coordinate e condivise. Il confronto culturale per una realtà piccola come la nostra è fondamentale.

Se l’istituzione Provincia promuove scambi culturali o commerciali all’estero potrebbe farlo anche per le collaborazioni fra università. Esempio in Canada dove ci sono molti emigranti del nostro territorio e università di altissimo livello. (UofT University of Toronto)

La Provincia potrebbe inoltre, istituire nel mese di gennaio di ogni anno, un seminario denominato “PROVINCIA ORIENTA”, dove chiamando a raccolta gli studenti degli istituti superiori illustri le caratteristiche e le potenzialità dello studiare a Pordenone.

Concludendo, se con il Consorzio Universitario facciamo sistema tutti, in una coralità di intenti, non solo i ragazzi troveranno lavoro ma sarà un lavoro di alta specializzazione che contribuirà a dare l’impulso necessario per far eccellere il nostro territorio.

f.to

Consigliere Provinciale

Luca Zanut

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