18 Febbraio 2010

Pienone per Stella a Casarsa: «Mai darla vinta al razzismo»

Lo scopo era riflettere sulla situazione attuale, come hanno spiegato il segretario casarsese Francesco Colussi e il capogruppo in Provincia, Giorgio Zanin. Una presentazione a metà con lo spettacolo, un monologo di Stella accompagnato dalla proiezione di immagini. Nella storia i diversi erano i nemici, come i barbari. Nemici caratterizzati da un elemento. Già perchè per il giornalista del Corriere della Sera l’odore, anzi il cattivo odore, ha un suo posto nella storia del razzismo: il nemico puzza. «La realtà – ha detto – è che siamo tutti diversi, che abbiamo un odore». E se per i francesi i tedeschi puzzavano perchè avevano qualche metro di intestino in meno, per i neri i bianchi puzzano di morto, per i giapponesi noi europei siamo «quelli che puzzano di formaggio». Dall’odore, ha spiegato, ad altre credenze come quella che un ebreo si poteva riconoscere dall’orecchio sinistro, oppure dal fatto che avesse sei dita. «Fa ridere tutto questo – ha chiesto -? Però finì così, con i campi di concentramento, con le stragi, con l’Olocausto». «La memoria bisogna coltivarla – ha detto – anche perchè i nostri ragazzi capiscano che è successo poco tempo fa». Coltivare la memoria oggi quando su Internet viaggiano canzoni che dileggiano l’Olocausto, come ha fatto ascoltare al pubblico. «La memoria è tutto – ha detto ancora Stella -. Del resto Hitler a chi esprimeva preoccupazione per lo sterminio degli ebrei diceva che tanto si sarebbe dimenticato tutto, come accaduto con gli armeni». Gli italiani brava gente? Non proprio, secondo Stella, che ha indicato tutta una serie di circostanze in cui la storia dimostra diversamente: dalle impiccagioni degli oppositori in Libia, ai rastrellamenti degli ebrei a Roma, di cui nessuno si accorse, all’uso dei gas in barba alla convenzione di Ginevra. La china razzista c’è e le colpe non sono solo a destra, ma anche a sinistra, convinta, fino a poco tempo fa che si poteva spalancare le porte a tutti. «Gli antirazzisti si devono fare carico delle contraddizioni – ha detto -. E’ meglio che gli stranieri si sparpaglino sul territorio. E’ bene anche la politica delle quote, anche nelle classi scolastiche, perchè è un bene che la gente si sparpagli. Ma per applicare la politica delle quote devi sgomberare il campo dal razzismo». Che vuol dire non chiamare l’altro “Bingo Bongo” «come hanno fatto due nostri ministri» ha concluso. (d.s.)

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