22 Febbraio 2010

UNA REGIONE CHE INCENERISCE? NO GRAZIE!

Per ragioni economiche, dal momento che la raccolta differenziata porta a porta, come dimostra da anni in molti comuni la gestione di Ambiente e Servizi e come ha confermato più recentemente anche l’amministrazione di Pordenone vantando pubblicamente un risparmio per il 2009 di 1 milione e 150 mila euro. I costi da incenerimento per altro sono gravati dall’obbligo di pagare per produrre CDR (Combustibile da Rifiuto) per poi pagare nuovamente per la combustione (nel nostro caso cementifici, inceneritori ecc. ecc.).

Per ragioni di strategia, dal momento che il vero orizzonte per “le scovasse” è costituito da una seria politica con leggi che impongono la riduzione generalizzata a partire dal ciclo produttivo e dal riciclo. Questo perché la crisi del pianeta è strutturale, cioè legata ai limiti di risorse materiali e di produzione energetica. Il riciclo totale, con l’attenzione al riuso non è una fantasia, come dimostra l’esperienza ormai nota del Centro riciclo di Vedelago (perché dunque non investire da noi per realizzarne uno?!).

Per ragioni di salute, dal momento che, come dimostrano le leggi della fisica, nulla si crea e nulla si distrugge, e dunque l’incenerimento è una via che produce certamente esiti problematici in atmosfera, contro i quali è assolutamente ragionevole applicare il principio etico di precauzione: si brucia solo nel caso di assoluta prova scientifica di irrilevanza. I limiti di legge in questo senso non possono valere di per sé, altrimenti non si spiegherebbero casi come quello dell’amianto. Su questo versante è poi davvero sorprendente scegliere di incenerire mentre ci si scontra quotidianamente con il blocco del traffico per gli sforamenti di polveri sottili e si osserva l’aumento di malattie cancerogene, purtroppo anche nei bambini. Il dibattito in corso per la combustione di CDR-Q presso il cementificio di Fanna con l’elaborazione di dossier informativi sugli effetti legati all’emissione di nanoparticelle da combustione costituisce un’evidenza scientifica non aggirabile.

Se questo non bastasse, v’è pure da considerare il tema della collocazione territoriale. La stessa amministrazione provinciale di Pordenone nella sua recente diagnosi sulla situazione dei rifiuti, dati alla mano, ha chiaramente espresso la non necessità di praticare la strada della costruzione di un inceneritore. Per evidenti ragioni numeriche: il nostro territorio non produce rifiuti tali da meritare un nuovo impianto. Sarebbe dunque ben strano se la giunta regionale, amministrata dagli stessi colori politici di quella provinciale, con perdipiù l’assessore preposto all’ambiente già presidente della nostra stessa Provincia, non tenesse in debita considerazione questa posizione. Un cortocircuito pazzesco insomma! Contrario per altro ad ogni logica federale.

L’assessore e la giunta regionale debbono dunque spiegare chiaramente perché non si investa in altra direzione rispetto all’incenerimento. A meno di non voler lasciare il campo aperto a dubbi, nei giorni in cui sono tornate ad affacciarsi ombre cupe sulla miscela di illegalità e di spreco legati ai favori reciproci tra classe politica e imprenditori.
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