23 Febbraio 2010

Menis (PD): ambulatori per i clandestini, ennesimo diktat leghista a Kosic

Essi, infatti, con un impiego di risorse minimo, visto che i medici che vi operano lo fanno a titolo gratuito, consentono di garantire il diritto alla salute a una fascia di popolazione che altrimenti ne sarebbe esclusa con grave danno per l’intera collettività. Il rischio concreto è che, in loro assenza, o gli stranieri non si rivolgano più alle strutture pubbliche per paura di essere segnalati creando così delle zone d’ombra prive di alcun controllo medico oppure che inizino ad utilizzare a sproposito i servizi di emergenza (come il pronto soccorso) essendo sprovvisti dell’assistenza di base, cioè non possono andare da un medico di famiglia, che normalmente è in grado di intervenire prima e meglio sulle più comuni patologie.
È evidente quindi come non esista nessun motivo né logico né tantomeno giuridico per obbligare queste realtà a chiudere. Anche il “pacchetto sicurezza” (legge n. 94/2009) che prevede l’introduzione del reato d’ingresso e soggiorno illegale dello straniero esplicita come il conseguente obbligo di denuncia dello straniero irregolare da parte del pubblico ufficiale non si estenda agli operatori sanitari o a quelli amministrativi legati all’espletamento delle pratiche e procedure concernenti la realizzazione del diritto all’assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al SSN.
L’unico sistema, conclude Menis, è il ricatto politico organizzato da Narduzzi per costringere l’Assessore a rimangiarsi le sue stesse parole, screditando definitivamente il suo ruolo e cancellando un’altra garanzia fondamentale per la salute dei cittadini.

Paolo Menis
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