23 Febbraio 2010

Menis (PD): riforma Gelmini, ecco perchè non c’è nulla di epocale

Veniamo ai contenuti. Leggo i numeri della riduzione di licei e degli indirizzi, del rimodulamento del monte ore e della riorganizzazione dei curricula scolastici che dovrebbe avvenire senza pregiudizio per il corpo docente e la qualità dell’insegnamento. Se fosse vero e si riuscisse veramente a fare tutto questo sarebbe davvero una riforma. Ma non è così. Nei prossimi tre anni perderemo circa 14.000 cattedre senza contare le riduzioni imposte dall’adozione del maestro unico.
Se poi la sfida è veramente qualitativa e non quantitativa (è stato uno dei cavalli di battaglia della riforma) mi sembra che l’abbiamo comunque persa. Sui nuovi piani didattici che prevedono la scomparsa di alcune materie personalmente ho delle gravi riserve. Un esempio su tutti? Il diritto e l’economia, come denunciato pochi giorni da una docente triestina, spariranno da tutti i licei, ad eccezione di quello delle scienze umane. Mi sembra una scelta gravissima, che condanna quella promozione della cultura della legalità e dell’educazione alla convivenza civile di cui avremmo avuto bisogno. Questo è un impoverimento del sistema scuola, non una riforma.
Di davvero “epocale” in questo riforma è il silenzio. Imbarazzante quello sui temi caldi, quelli strutturali all’intero comparto scuola. Mi riferisco all’eccessiva diffusione del precariato, al livello inaccettabile degli stipendi degli insegnanti, alla carenza di investimenti nella messa a norma dell’ edilizia scolastica ed al perenne problema dei trasferimenti statali. Tutti temi che vengono lasciati in sospeso.
Il punto dunque non è cosa cambia nella scuola ma cosa non cambia, anche se avrebbe dovuto.

Paolo Menis
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