27 Febbraio 2010

Ospedali riuniti: i sindaci stoppano la fuga in avanti

Un passaggio epocale, sancito anche da un documento approvato dall’assemblea dei sindaci, ma che ora potrebbe far paura. Non a caso il primo a mettere le mani avanti è il sindaco di San Vito, Gino Gregoris. «La questione degli Ospedali Riuniti – spiega – era stata ben definita sul documento approvato. Nero si bianco, infatti, per prima cosa era stato spiegato che non si ravvisavano le condizioni per poter avviare la sperimentazione e se il progetto doveva proprio essere concretizzato, erano necessarie determinate condizioni. Era stato scritto chiaramente nel documento che una di questa era che il progetto andasse avanti solo in presenza di norme che definissero a priori le competenze degli ospedali del territorio. E quando parliamo di norme – conclude Gregoris – non c’è spazio per interpretazioni. L’accelerazione è una forzatura e non si comprende per quale motivo venga fatta contro il parere dei sindaci che hanno votato quel documento. Per questo esprimo tutto il mio dissenso». Gregoris trova alleato anche il sindaco Sergio Bolzonello, presidente dell’assemblea. «Ha ragione il collega sanvitese – taglia corto – perchè sul documento approvato erano spiegate tutte le garanzie necessarie che invece non abbiamo ravvisato sulle poche righe inserite sul piano socio sanitario. Per questo – conclude – la sperimentazione, se deve essere fatta, deve seguire esclusivamente le indicazioni che erano state date dai sindaci del Friuli Occidentale con il loro documento». Duro il commento di Gianfranco Moretton, capogruppo regionale Pd. «Premettendo che non si capisce – e già come principio è inaccettabile – perchè la sperimentazione parta proprio da questa provincia, va detto che si vuole negare il merito a chi, pur nelle difficoltà, ha saputo svolgere un buon servizio sanitario a tutta la cittadinanza. Sarà d’obbligo pertanto far capire perché si scelga proprio la provincia di Pordenone per una simile sperimentazione. Diventa facile da una prima lettura intendere che si vuole colpire e penalizzare il territorio che ha trovato maggiore equilibrio e ampio consenso per il servizio sanitario che svolge».

Dal Gazzettino del 25 febbraio 2010

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