10 Marzo 2010

Il punto sul piano regionale dei rifiuti

Ieri sera all’Hotel Da Tuan di Cusano di Zoppola si è tenuto l’incontro degli amministratori locali del PD della Provincia di Pordenone. Si è parlato di Piano Regionale Generale dei Rifiuti. Erano presenti il Consigliere regionale Paolo Pupulin, molti sindaci, assessori comunali e consiglieri comunali nonché i consiglieri provincial Luca Zanut e Michele Padovese.

Il Piano è stato presentato dalla Segretaria Provinciale PD, Francesca Papais, mentre Gianfranco Moretton, capogruppo Pd in Consiglio regionale, ha evidenziato le preoccupanti implicazioni, politico-amministrative, che potrebbero derivare dall’applicazione di tale provvedimento.

Tra gli altri, sono intervenuti nel dibattito che si è sviluppato, anche il Sindaco di Pordenone Sergio Bolzonello, il capogruppo in provincia Giorgio Zanin e il dr Gustavo Mazzi, responsabile ambiente del PD cittadino.

I risultati dell’analisi svolta dagli amministratori locali è stata unanime la valutazione che il Piano Regionale Generale dei Rifiuti è caratterizzato da una completa assenza di pianificazione sul versante degli impianti di smaltimento, omettendo l’indicazione di regole certe. Tutto ciò, per dare spazio a una pericolosa discrezionalità di scelta di impianti da realizzazione sul territorio regionale da parte delle Autorità competenti.

Il Piano, inoltre, individua nelle Amministrazioni provinciali le autorità di ambito territoriale ottimale, quali soggetti abilitati alla regolamentazione e individuazione del gestore unico dei rifiuti. La dirompenza di questa scelta politica è evidente: i comuni verranno svuotati delle loro competenze in materia di rifiuti, soppiantati dalle Provincie. In questo modo, per salvare delle poltrone, si cerca semplicemente di individuare delle ragioni per garantire la sopravvivenza delle province che il governo nazionale di destra in campagna elettorale aveva promesso di abolire. Senza considerare che riconoscendo le funzioni degli Ato rifiuti alle province detentrici di quote di partecipazione delle società di gestione, queste si troverebbero nella bizzarra condizione di essere contestualmente controllori e controllati: un vero pasticcio! Per quanto riguarda la questione del cementificio di Fanna, la posizione emersa è che, in ossequio ad una recente sentenza della Corte Europea, il Cdr-q, non considerato materia prima ma rifiuto, può essere bruciato solo se assoggettato ad autorizzazione integrata ambientale e se gl’impianti di termovalizzazione esistenti, verranno adeguati alle normative vigenti e sottoposti a valutazione d’impatto ambientale.

L’unico elemento condivisibile contenuto nel piano rifiuti, è la dichiarata inutilità di altri impianti di smaltimento essendo sufficiente procedere all’adeguamento di quelli esistenti, incrementando la raccolta differenziata. Al termine dell’assemblea è emerso anche un auspicio: in vista della prossima scadenza delle concessioni dei servizi di smaltimento e raccolta rifiuti le società in house operanti in provincia, attivino una politica industriale comune per creare una nuova società per competere adeguatamente nel momento in cui saranno effettuale le gare pubbliche per l’individuazione del gestore unico dei rifiuti.

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