30 Aprile 2010

1˚ maggio: la storia

Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Circa 2000 persone si radunarono per manifestare pacificamente. Ad un certo punto un ufficiale ordinò di disperdere la folla. In risposta uno sconosciuto manifestante gettò una bomba che uccise il poliziotto Mathias J. Degan. A quel punto le forze dell’ordine iniziarono a sparare sulla folla. Sette poliziotti rimasero uccisi da fuoco amico, insieme a 4 manifestanti mentre decine di loro rimasero feriti. Sette persone, direttamente o indirettamente legate agli anarchici che avevano organizzato la manifestazione, vennero giudicate responsabili degli scontri. Sette furono condannati a morte, uno scontò 15 anni di carcere. Tre anni più tardi, a Parigi, nel corso del congresso fondativo della Seconda internazionale socialista, organizzazione che riuniva i partiti socialisti e i movimenti a tutela dei lavoratori di venti paesi nel mondo, si decise di proclamare, in ricordo del massacro dell’Haymarket square, il primo maggio festa internazionale dei lavoratori. Sindacati e partiti aderenti avrebbero dovuto proporre alle singole autorità nazionali una petizione che istituisse per legge la festività. La prima celebrazione della festa dei lavoratori si tenne a Roma il 1890. In quell’occasione la città venne occupata da poliziotti, carabinieri, corpi dell’esercito e squadroni di cavalleria. Circa 200 operai si riunirono a Testaccio ma vennero dispersi dalle forze dell’ordine. Lo stesso accadde ad altri assembramenti in Piazza Vittorio Emanuele e in Porta Trionfale. Fino al maggio 1898, anno in cui il generale Bava Beccaris represse nel sangue i «moti del pane» a Milano, la festa dei lavoratori fu vietata e repressa dalle autorità. La situazione iniziò a migliorare progressivamente gli anni successivi e soprattutto con i governi di Giovanni Giolitti. Il primo presidente del Consiglio a riconoscere i sindacati come interlocutori ebbe tuttavia un atteggiamento ambivalente nelle indicazioni fornite ai prefetti locali. Tollerante con gli operai del Nord, duro con i braccianti del centro sud, a cui fu permesso manifestare ma sempre sotto lo stretto controllo dei gendarmi. Durante il ventennio fascista tuttavia la festa dei lavoratori venne abolita. Mussolini la sostituì con la celebrazione dei natali di Roma (21 aprile). Il primo maggiò continuò, anche se in clandestinità. Si sarebbe tornati a festeggiare la festa dei lavoratori solo dopo la guerra, a Roma il primo maggio 1945. Non cessarono tuttavia le violenze. Nel 1947 la festa dei lavoratori a Portella della Ginestra (in provincia di Palermo) venne funestata dalle raffiche di mitra della banda del bandito Giuliano, che fecero 11 morti e 27 feriti. Su chi fosse il reale mandante della strage ci si interrogò per anni e ancora oggi c’è chi la definisce il primo capitolo della strategia della tensione. Nel corso degli anni ’50 e ’60 le celebrazioni del primo maggio (diventata ormai festa nazionale) furono un momento di divisione tra le forze sindacali. Solo Cgil e Uil lo festeggiavano, mentre la cattolica Cisl preferiva commemorare la festa di San Giuseppe lavoratore il 19 marzo. L’autunno caldo e le lotte per i diritti dei lavoratori ricompattarono le organizzazioni sindacali che tornarono a festeggiare la ricorrenza insieme dal 1970. Dal 1985 i segretari di Cgil Cisl e Uil scelgono una località simbolo per festeggiare. L’anno scorso è stata L’Aquila per via del terremoto. Quest’anno sarà Rosarno, per via delle rivolte dei braccianti immigrati. Il concertone del primo maggio è stato organizzato per la prima volta nel 1988.
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