31 Maggio 2010

I Parlamentari del PD nelle scuole pubbliche

Ai Presidenti di Provincia, Consiglieri provinciali, Assessori provinciali

Ai Sindaci, Consiglieri comunali, Assessori comunali,

Ai Segretari provinciali, ai Segretari di Circolo

del Partito Democratico del Friuli Venezia Giulia

Come ricorderete, il Governo Berlusconi ha avviato una pesantissima politica di tagli alla scuola e dallo scorso anno. Per un anno intero, centinaia di migliaia di genitori ed insegnanti si sono fatti sentire anche nelle piazze, affinché il Governo riflettesse e rinunciasse a questa miope politica di tagli che colpisce il bene più prezioso per il futuro della società e per la solidità delle sue fondamenta democratiche: la scuola e il sistema formativo.

E’ difficile credere in un Paese che sceglie di tagliare le risorse destinate a educazione e cultura. E’ inverosimile sperare in continuità didattica, sviluppo di modelli educativi, qualità dell’offerta formativa, quando per il solo anno scolastico 2009-2010 in Friuli Venezia Giulia è previsto il taglio di circa 641 posti di insegnamento. E’ utopistico pensare di fronteggiare la drammatica situazione dell’edilizia scolastica con le risibili risorse che verranno destinate a questo vitale capitolo di spesa. Una scuola cui vengono progressivamente tolte risorse e insegnanti, a fronte di un aumento costante degli studenti, può solo decadere e peggiorare il suo servizio.

Il Partito Democratico ha lavorato a tutti i livelli, dalle commissioni parlamentari alle piazze, dove è stato tra i cittadini per spiegare i devastanti effetti della cosiddetta riforma Gelmini.

Nella nostra Regione dobbiamo un ringraziamento speciale ai consiglieri regionali Franco Codega e Paolo Menis, che pervicacemente in questi mesi hanno tenuta alta la guardia, facendo sentire la nostra voce e le nostre proposte. Deputati e senatori non sono stati da meno: un gruppo di parlamentari della nostra regione ha in questi giorni incontrato la direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale e il 31 maggio è stata organizzata una mobilitazione nazionale che prevederà la visita dei parlamentari nelle scuole per verificarne lo stato e per incontrare i dirigenti scolastici, docente, personale ATA, studenti.

In questa lotta, non ci deve sfuggire la gravissima situazione di incertezza in cui versano gli insegnanti precari, che mese dopo mese si vedono scippato il loro futuro e umiliate le loro scelte di vita.

E’ giusto riconoscere oggi, in questo frangente, al Governo Prodi di aver messo mano alla questione del precariato nella scuola, prevedendo la graduale immissione in ruolo di 150mila precari. Il Governo Berlusconi ha abbandonato questa strada, scegliendo invece la politica dei tagli. Il centrodestra, e la Lega Nord in particolare, non dovrebbero perciò permettersi di farsi passare come difensori dei diritti dei precari, quando è evidente che sono proprio loro i responsabili di questa situazione. Loro che hanno abbandonato il piano Fioroni di stabilizzazione e che hanno preso in mano la scure per tagliare.

Con crescente stupore e preoccupazione stiamo assistendo alle strumentalizzazioni di questi giorni da parte della Lega Nord, un partito che a Roma sostiene il Governo Berlusconi e quindi la riforma votata in Parlamento e che nelle regioni del nord si spaccia come paladino degli insegnanti locali, sostenendo che la “regionalizzazione” delle graduatorie rappresenterà la soluzione del loro problema. Ma sappiamo che la loro strategia è quella di creare ad arte le contrapposizioni più ciniche, e una di queste è quella tra precari del nord e del sud.

Invece una soluzione equa c’è. Basterebbe riconoscere, con apposito punteggio, la continuità di servizio prestata da ciascun insegnante nel corso degli anni precedenti nelle scuole della medesima provincia. In tal modo, i nostri figli, che dovrebbero essere la prima preoccupazione nella costruzione delle regole di reclutamento degli insegnanti, si gioverebbero della continuità didattica che questa soluzione potrebbe offrire, e non si troverebbero costretti a subire un cambiamento dell’insegnante ogni anno o persino più volte l’anno, indipendentemente dalla regione da cui questi provenga.

Ma soprattutto chiediamo che il Parlamento si faccia carico di definire ed approvare un piano pluriennale per la progressiva stabilizzazione del personale precario, poiché il problema degli insegnati precari – 230.000 docenti cui vanno aggiunte 70.00 persone appartenenti al personale tecnico ed amministrativo – ha assunto una dimensione di vera e propria emergenza sociale nazionale.

E’ per tutti questi motivi che non dobbiamo abbassare la guardia e che anzi dobbiamo continuiamo a denunciare e a contrastare l’azione demolitiva del Governo nei confronti della scuola italiana. E che lo dobbiamo fare con particolare impegno nella nostra Regione, dove l’attacco all’unità della compagine sociale si fa sempre più forte e virulento.

Buon lavoro

Debora Serracchiani
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