24 Giugno 2010

Omar Greco: il futuro del Pd

Giustamente, anche noi siamo preoccupati della difficoltà di avvicinare i giovani alla politica e di riuscire a parlare a quel pezzo di società. Lo sforzo di coinvolgerli di più dobbiamo farlo, sapendo che per parlare ai ragazzi dobbiamo dimostrare che ci occupiamo dei loro problemi.
Troppo spesso il nostro partito si limita a parlare ai “garantiti”, cioè a quella categoria di lavoratori che bene o male dispone di tutele ed è nelle condizioni, in casi estremi, di affrontare le crisi e di superarle. Ma un giovane che ha un lavoro precario, che lavora con contratti a progetto, che vede scadere il proprio contratto ogni sei mesi, che tipo di programmazione può fare? Quale futuro può immaginare per sé e per chi gli sta accanto?

Questa difficoltà si intreccia con il problema legato all’insediamento sociale del nostro partito, oggi insufficiente per pensare di ambire a diventare domani maggioranza nel Paese. Siamo pressoché assenti in vasti settori della società (lavoro autonomo, PMI, solo per fare due esempi……), la cui rappresentanza è delegata quasi esclusivamente alla destra. Anche su questo versante, mi pare urgente cominciare a dialogare con questi soggetti che, non solo rappresentano la spina dorsale produttiva del Paese, ma sono quelli che più di altri sono esposti alla concorrenza globale e soffrono le inefficienze e le distorsioni del nostro apparato pubblico, che spesso e volentieri li ostacola nelle loro attività, invece di accompagnarli nella loro crescita.

In generale, guardando la nostra situazione, è piuttosto chiaro come il partito stia passando una fase di transizione, una crisi di crescita e come, dopo il Congresso, le elezioni regionali non abbiano rappresentato un momento di riscatto e di rafforzamento del progetto politico.
Non c’è da disperare però, visto che il duro lavoro alla fine, ne sono convinto, saprà pagare in termini di consenso.

Uno dei nodi, che ci viene confermato anche dalle ultime tornate elettorali, riguarda la nostra incapacità di attirare il voto degli scontenti e dei delusi dalle politiche di questo Governo (fenomeno crescente e che tenderà a consolidarsi nel corso del tempo); nel senso che questa ultima categoria tende a rifugiarsi nel non voto, oppure, ciò vale soprattutto per una parte dell’elettorato del PDL, a spostarsi verso la Lega Nord, la cui crescita non può che rappresentare un dato allarmante e denotare un’involuzione della nostra società.

Inoltre, il rafforzamento della Lega ci dice che lo scollamento tra politica e società si sta allargando e che senza riforme di sistema il fossato è destinato ad ampliarsi, con conseguenze negative per tutti, in primo luogo per la qualità della democrazia italiana.

2. UN PD DI GOVERNO IN PROVINCIA DI GORIZIA

Nel nostro territorio il PD continua ad essere un grande punto di riferimento, non solo perché governiamo la Provincia e buona parte dei Comuni, ma anche perché il consenso di cui godiamo continua ad essere sensibilmente più alto della media nazionale e regionale.

Ad esempio alle elezioni Europee (una fase molto critica per noi), a fronte di un dato nazionale del 26%, in provincia di Gorizia ci siamo attestato oltre il 31%, quindi circa 5 punti abbondanti sopra le media nazionale. Naturalmente ciò non ci basta e l’obiettivo è migliorare ancora, ma con una punta di orgoglio per il lavoro che tutti insieme abbiamo svolto sul territorio, possiamo dire che qualcosa di buono è stato fatto e che siamo riusciti all’atto della nascita del partito ad andare oltre i soggetti fondatori DS e Margherita e ad aprire le fila a persone che non provenivano da esperienze di partito, ma che erano interessate a dare il proprio contributo alla nascita del partito riformista del nuovo secolo.

La testimonianza ci viene data dai tanti dirigenti del PD di questa provincia che oggi ricoprono ruoli di responsabilità e che provengono da esperienze civiche e di impegno fuori dall’alveo dei partiti tradizionali. Merito del buon lavoro fatto all’atto della costituzione dal Comitato promotore fondato in provincia e del lavoro svolto in questi due anni di rafforzamento del partito nei Comuni.
Certo, non dobbiamo dimenticare qualche scivolone e qualche sconfitta che nel complesso si è verificata, ma nemmeno sottovalutare i risultati raggiunti, come per esempio il quasi en plein del 2009, primo vero test del PD sul nostro territorio, quando ci siamo imposti (con varie formule ed alleanze) in 13 Comuni su 14 che andavano al rinnovo.

Questo è il quadro da cui ripartire e gli appuntamenti elettorali del prossimo anno (difficili e per nulla scontati) ci diranno a che punto siamo.
Le scadenze sono note: innanzitutto la Provincia, dove ci presentiamo con cinque anni di governo alle spalle e con un’Amministrazione provinciale fortemente connotata dal PD.
In secondo luogo, affronteremo la scadenza di importanti Comuni, in particolare Monfalcone e Ronchi dei Legionari, il secondo e terzo Comune della provincia, dove contiamo su Amministrazioni uscenti, senza dimenticare Comuni importanti come Grado e Romans d’Isonzo (anche qui siamo uscenti), SanPier d’Isonzo e Villesse, dove invece siamo all’opposizione ed è chiarissimo come l’ obiettivo sia quello di riconquistarli.

Tra i tanti, due saranno i fattori fondamentali che condizioneranno l’esito del test.
In primo luogo lo stato di salute generale del PD e del centrosinistra nel suo complesso, poiché il vento in poppa a livello nazionale può contribuire alla nostra affermazione. In secondo luogo, conteranno i fattori locali classici, che si possono riassumere nella qualità dei candidati che presenteremo, nei programmi che sottoporremo agli elettori e nella capacità che avremo di essere il perno di alleanze di centrosinistra, che in particolare nelle comunità locali assumeranno un’importanza determinante.

Non sarà poi secondario l’effetto che potrebbe avere la modifica della Legge elettorale regionale che il centrodestra ha annunciato di voler approvare, in particolare nella parte relativa alla possibile cancellazione del doppio turno nei Comuni sopra i 15.000 abitanti.
Questo per noi, in soldoni, significherebbe che, sia nel rinnovo dell’Amministrazione provinciale di Gorizia che in quello di Monfalcone, cambierebbero le regole attuali del gioco. Questo condizionerebbe tutta la fase di gestione della tornata elettorale e amplificherebbe il potere dei piccoli raggruppamenti, portando con ciò alla ricerca di alleanze che dovranno essere le più larghe possibili per sconfiggere il campo avversario.

Personalmente, sono convinto che il doppio turno abbia favorito la nostra coalizione in questi anni (non credo sia un caso che il centrodestra vuole abrogarlo!), visto che spesso sui territori la nostra classe dirigente è risultata più credibile e preparata ed è riuscita ad imporsi anche grazie a questo fattore.
Ora, non è il caso di fasciarci la testa, visto che anche con il turno unico saremmo perfettamente in grado di giocarci le nostre chances, ma dobbiamo sapere che nel caso la riforma andasse in porto, la partita sarebbe completamente diversa e quindi anche la nostra strategia ne uscirebbe fortemente condizionata.

3. I CARDINI DELLA NOSTRA AZIONE POLITICA

Lavoro, sviluppo sostenibile, infrastrutture, salute, sono i questi i punti cardine dell’azione politica che deve caratterizzare l’attività del Partito Democratico, anche nella nostra provincia.
Un territorio piccolo ma complesso, che custodisce delle peculiarità specifiche, assenti negli altri territori regionali e che rappresentano la ricchezza e la ragion d’essere della provincia di Gorizia.
Quando parliamo di noi però, dobbiamo avere sempre chiaro che stiamo parlando di un luogo minuscolo che ospita appena 140.000 abitanti (un quartiere nemmeno tanto grande di una media Città europea).


Anche per questa ragione, storicamente, abbiamo sempre sofferto la “voracità” di vicini ingombranti come Trieste e Udine, che hanno cercato in tutti i campi, in particolare in quello sanitario, di espandere la propria influenza sul territorio più piccolo, e di conseguenza più debole, della Regione.
Ci siamo sempre difesi contando anche sulla forza che il PD esprime in questa provincia.

In materia sanitaria ad esempio, abbiamo intrapreso un percorso difficile ma che ha messo davanti a tutto la tutela della salute dei cittadini residenti nella nostra provincia, che ancora una volta rischiano di pagare un prezzo salatissimo al consueto processo di razionalizzazione che la Giunta regionale vuole attuare nel comparto.
Il problema è che si parte sempre da qui e non si vuole aggredire i nodi veri del sistema sanitario regionale, a partire dalle due neurochirurgie e cardiochirurgie a Trieste e Udine, che in una regione di poco più di un milione di abitanti non hanno senso di esistere.

Per questo abbiamo promosso e sostenuto la creazione delle Commissioni tecniche, proprio per superare gli schemi di schieramento politico e concentrarci, insieme, per lottare contro l’ulteriore depauperamento della sanità della nostra provincia, in primo luogo per garantire la continuità della nostra Azienda Sanitaria, la cui soppressione significherebbe la cancellazione di ogni forma di autonomia in materia per il nostro territorio.

Le nostre proposte sono chiaramente espresse nel documento approvata dall’Assemblea provinciale nel 2009 (frutto di un importante lavoro di ascolto del territorio), e vengono ampiamente riportate anche nel documento conclusivo delle Commissioni, a cui il nostro partito, grazie agli amministratori e alle tante persone che si sono impegnate, ha dato un notevole contributo.

Ribadiamo come dalle conclusioni espresse dal documento non intendiamo recedere e l’approvazione delle stesse conclusioni da parte della Conferenza dei Sindaci conferisce al documento grande forza e pregnanza.
Se la Regione non ascolterà le nostre buone ragioni siamo pronti a contestare e contrastare apertamente le scelte fatte e auspichiamo che al nostro fianco, visto il percorso intrapreso, ci sia anche il centrodestra di questa provincia. In caso contrario, denunceremo all’opinione pubblica il loro doppiogiochismo e li chiameremo ad assumersi tutta la responsabilità della rottura politica e territoriale che dovesse verificarsi.

Negli ultimi 18 mesi il nostro sistema produttivo ha sofferto pesantemente gli effetti della crisi, una crisi ancora lontana dall’essere superata e i cui effetti sull’economia reale si sentiranno per lungo tempo.
Interi comparti industriali sono spariti dalla nostra provincia (legno, tessile ecc…), ancora prima che la crisi picchiasse duro e amplificasse i limiti del nostro tessuto economico.
Il problema più rilevante continua ad essere l’eccessiva dipendenza del nostro sistema dal destino di Fincantieri, la cui ciclicità può diventare fonte di difficoltà per tutto il territorio. Non ci sono alternative alla diversificazione economica; dobbiamo puntare a rendere questo territorio attrattivo per nuovi investimenti e ripensare un modello di sviluppo ancora troppo incentrato attorno al confine e sviluppato prevalentemente sui contributi pubblici.

Sul tema infrastrutture sappiamo come la nostra provincia, grazie all’allargamento dell’Unione Europea, abbia ritrovato una nuova centralità geopolitica che la storia e gli avvenimenti internazionali le avevano tolto.


Per sfruttare questo fattore competitivo, dobbiamo venderci sul mercato come un vero e proprio sistema territoriale, capace di integrare le aree ed i servizi portuali presenti a Monfalcone con le strutture di stoccaggio e di distribuzione merci dell’autoporto di Gorizia, ma anche, ad esempio, dell’Interporto di Cervignano, potenziando i collegamenti stradali e ferroviari tra le stesse.

L’ambizione è quella di proporre quella piattaforma a sistema unico di offerta che guardi ben oltre i confini regionali in termini di attrattività commerciale.
In questo senso, guardiamo con attenzione al progetto di Unicredit (ancora non del tutto chiaro in molte parti), di trasformare il Porto di Monfalcone in un terminal container capace di movimentare due milioni di teu all’anno.

Un’altra scelta strategica messa in cantiere in questi mesi, che il nostro partito ha condiviso e sostenuto attraverso i nostri amministratori, è stata la vendita del ramo gas di IRIS.
Le ragioni sono note: si è deciso di vendere quel settore perché ritenuto non più strategico in ragione delle dinamiche del mercato, il quale sta scivolando verso masse critiche sempre più imponenti.
La conseguenza di questo processo è che la nostra dimensione era diventata ormai largamente insufficiente a garantire tariffe competitive, vista l’impossibilità di contrattare alla fonte il prezzo del gas.
La scelta è stata fatta proprio per evitare di penalizzare i cittadini/utenti.

Intendiamoci, non si è trattato di fare cassa, ma piuttosto di dismettere settori né strategici né economicamente rilevanti per i cittadini e reinvestire in quelli più essenziali, come ad esempio acqua ed ambiente. Fermo restando che vigileremo sulle garanzie occupazionali per i dipendenti del ramo ceduto, visto che abbiamo chiesto ed ottenuto che questi impegni venissero inseriti nel bando di gara.

Ora, sono convinto che il tema centrale per noi oggi sia quello di affrontare un dibattito serio e consapevole sul futuro del settore ambiente.
Il punto fermo da cui partire è la scelta irreversibile della differenziazione del rifiuto, fatta innanzitutto per ragioni ambientali.
Possiamo dire con orgoglio che il merito dei risultati raggiunti in termini di riciclo in questi anni è frutto della grande determinazione del centrosinistra. Da questo punto fermo potranno essere valutate in futuro anche ipotesi di alleanze, innanzitutto con aziende che possano aiutarci a chiudere il Ciclo del rifiuto.

Sappiamo di essere piccoli ma anche determinati ad impedire che sul settore ambiente il territorio perda ogni forma di controllo.
Proprio perché il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti incide fortemente sulla vita quotidiana delle persone, noi pensiamo debba continuare ad avere un presidio locale e ci muoveremo tenendo conto di questa necessità.

4. UN DIVERSO MODELLO DI SVILUPPO: SI ALL’ACQUA PUBBLICA-NO AL NUCLEARE

Sull’acqua la nostra posizione è molto chiara e semplice. Diciamo un secco no a qualsiasi forma di privatizzazione di un bene che non solo è unico, ma è soprattutto essenziale per la vita dell’uomo. L’accesso a questo bene deve essere garantito a tutti, senza eccezioni .
Il rischio, introdotto con la nuova disciplina voluta dal Governo, è che la gestione del servizio venga concentrata nelle mani di poche grandi aziende, con degli effetti facilmente immaginabili sulla qualità del servizio e sulle tariffe.
Il nostro impegno si sta manifestando anche attraverso il sostegno concreto alla raccolta di firme promossa dal Comitato referendario e ha lo scopo però, più ambizioso, di costruire su questo tema una proposta autonoma del Partito Democratico, che non si limiti a sostenere il referendum (c’è il rischio che non si raggiunga il quorum ed in quel caso rimarrebbe la disciplina attuale), ma che abbia l’obiettivo di costruire una proposta complessiva alternativa di gestione del ciclo idrico.

Per quanto riguarda il nucleare invece, in queste settimane ci siamo fortemente mobilitati contro la scelta fatta dal Governo di tornare all’atomo e anche nel nostro territorio (potenzialmente interessato all’insediamento di una centrale) abbiamo promosso svariate iniziative pubbliche per spiegare la nostra posizione.

Nel merito, pensiamo che il PD debba pensare ad un modello di sviluppo diverso fondato su un progressivo svincolamento dalla dipendenza dai combustibili fossili e che punti sull’efficienza e sul risparmio energetico. Questo significa, pur sapendo che sarà un processo lungo, cominciare finalmente ad investire sulle fonti rinnovabili, settore nel quale in Italia siamo indietro anni luce rispetto a molti Paesi europei.

Nell’approccio al problema non dobbiamo però mai dimenticare che il tema energia ha un risvolto economico importante, in particolare per le tante imprese che fanno fatica a competere sui mercati internazionali e oggi pagano l’energia circa il 20% in più dei propri colleghi francesi, inglesi o tedeschi.

Ciò rappresenta uno svantaggio industriale molto pesante, di cui un grande partito di governo come il PD deve farsi carico. Per questo dobbiamo avere anche noi un quadro generale che tenda ad una equilibrata diversificazione delle fonti energetiche e dobbiamo proci il problema, in attesa di aumentare la quota di energia prodotta da rinnovabili, di programmare la realizzazione di alcuni impianti di rigassificazione, senza i quali rischieremmo di affidarci troppo al carbone e all’olio combustibile, che come è noto sono altamente inquinanti.

Tornando sul nucleare, il nostro no è fondato su svariate ragioni.
Innanzitutto, contestiamo l’obsolescenza della tecnologia importata; stiamo parlando della tecnologia francese che verrà impiegata nella costruzione degli impianti italiani. Una tecnologia già vecchia, che al momento dell’entrata a regime (ci vorranno almeno 10 anni prima di vedere una centrale in funzione), rischia di essere definitivamente superata. Inoltre, gli investimenti previsti sono astronomici (si stima che una centrale costerà attorno ai 3,5 miliardi di Euro!!!!!).

Infine, rimane aperta pesantemente la questione dello smaltimento delle scorie, che continua ad essere il problema più rilevante delle centrali di terza generazione, ancora non risolto dall’attuale livello di know-how.
C’è poi il totale disaccordo sul metodo adottato dal Governo per imporre la costruzione degli impianti. Il sito viene individuato in un modo assolutamente discrezionale e viene immediatamente classificato territorio militare, con tutte le conseguenze del caso.
Non esiste nessuna consultazione con il territorio o con i portatori d’interesse.

Tutto ciò è sufficiente ad allarmarci, ma c’è un elemento in più che non può che amplificare la nostra preoccupazione. Il Presidente del FVG, Renzo Tondo, ha votato a favore dell’opzione nucleare in sede di Conferenza Stato-Regioni, in compagnia di pochissime altre Regioni.
Per intenderci, Lombardia e Veneto, due grandi Regioni governate dal centrodestra, hanno votato contro, in barba ad ogni coerenza di linea politica con il “loro” Governo.

E’ da tempo che chiediamo un atto pubblico ufficiale che impegni la Regione ad opporsi all’attivazione dell’eventuale opzione nucleare sul nostro territorio, ma a parte le rassicurazioni che Tondo ha avuto da Scajola (che nel frattempo si è dimesso da Ministro e che quindi non valgono più nulla) non c’è molto altro.

Ci sono state invece le dichiarazioni, assolutamente fuori luogo, di Ballaman, leghista e Presidente del Consiglio regionale del FVG, che candidamente si è schierato a favore della creazione di un impianto nella nostra Regione.

Molta confusione sotto il cielo quindi. Per parte nostra, siamo pronti a contrastare con tutti gli strumenti democratici una scelta di questo tipo e anche a lanciare forme di mobilitazione popolare su un tema che i cittadini sentono molto e su cui hanno le idee molto chiare.

5. IL NOSTRO ORIZZONTE: UN CENTROSINISTRA UNITO IN VISTA DEI GRANDI APPUNTAMENTI ELETTORALI (2011-2013)

Ho già parlato delle importanti scadenze elettorali che ci attendono da qui ai prossimi tre anni.

Nel 2011 la Provincia e Monfalcone rappresenteranno il punto più alto dell’impegno politico che ci aspetta, senza dimenticare che l’anno successivo ci sarà il rinnovo del Capoluogo di provincia e di altri importanti Comuni e nel 2013 le elezioni regionali, a cui dobbiamo guardare con l’ambizione di tornare maggioranza e rilanciare l’azione riformatrice che si è manifestata ai tempi della Giunta Illy e che l’attuale maggioranza sta smantellando per partito preso, dimostrando di avere poche idee e molta ideologia.

Naturalmente, ognuna di queste scadenze ha le proprie specificità e dovrà essere affrontata tenendo conto del contesto nel quale dovremo presentarci, ma mi pare chiaro che, oltre al fattore candidato e programma, particolare pregnanza assumerà la capacità di tenere insieme alleanze di centrosinistra, con le quali già del resto governiamo in buona parte dei territori.

Il PD dovrà riuscire a tenere insieme l’esigenza di proporsi con un proprio profilo agli elettori e allo stesso tempo, fungere da catalizzatore di alleanze progressiste larghe, sufficienti a competere per conquistare il maggior numero di Amministrazioni in palio.

Non partiamo da zero, visto i buoni rapporti con gli attuali alleati e il buon lavoro che abbiamo prodotto in questi anni. Per parte mia, gli interlocutori preferenziali sono gli odierni partner di governo, ritengo corretto partire da lì.

Fermo restando che il quadro politico in questi quattro anni si è notevolmente evoluto e il nostro partito deve essere in grado di confrontarsi con tutti i soggetti politici che oggi stanno all’opposizione del Governo Berlusconi, sapendo che ogni intesa locale non può che passare dalla condivisione di un programma comune e dalle specifiche condizioni che si verificano in un determinato territorio.

In particolare nei Comuni non ci saranno “ordini di scuderia”, ma riflessioni che il PD della provincia di Gorizia accompagnerà, mettendosi a disposizione dei Circoli che andranno al voto, come del resto abbiamo fatto fino ad oggi con buoni risultati.

Con questi obiettivi mi ricandido alla guida del Partito Democratico della provincia di Gorizia, con la consapevolezza del lavoro fatto in questi anni, ma soprattutto con l’idea di continuare a dare un contributo alla crescita dello strumento attraverso il quale abbiamo l’ambizione di migliorare la società nella quale viviamo. Nel nostro piccolo lo facciamo ogni giorno anche qui da noi.

Omar Greco


Primi firmatari:

ALTRAN SILVIA
BELLOGI RENZO
BENES PAOLA
BOLLETTI ANTONELLA
BOLZAN MIRIO
BRAIDA MARCO
BRANDOLIN GIORGIO
BRUSSA FRANCO
CAPOGROSSO SANSONE LUIGI
CARLONI MARIA CRISTINA
CARNEGLIA GIORGIO
CARUSO SILVIA
CATTARINI RICCARDO
CAUCI SABINA
CECCOTTI SILVANO
CETTUL ELENA
CEVENINI ROBERTO
CHIARION ALESSANDRO
CIARLONI GIANNI
CIBEJ GIUSEPPINA
CILURZO GIANFRANCO
CINGOLANI GIUSEPPE
CUZZI MARINA
DALL’OSTO ENZO
DAMIANIS ELISABETTA
DE SARNO NANDO
DEGRASSI MICHELE
DEMARTIN ROBERTA
DI LORENZO MICHELE
DI MATTEO MAURIZIO
FABBRO ALESSANDRO
FALANGA GENNARO
FASIOLO LAURA
FONTANOT ROBERTO
FORMENTIN LIVIO
FRISENNA PAOLO
FRITTITTA PAOLO
GADDI MAURO
GANDRUS GUGLIELMO
GERGOLET ANDREJ
GHERGHETTA ENRICO
GHINELLI MARCO
GIORGIONE ANGELA
GRION MAURO
GUADAGNINI ANDREA
JARC MARCO
LAMBERTI MARZIO
LATELLA GIUSEPPE
LIUZZO SCORPO ATTILIO
LORENZON ENZO
MACOR BARBARA
MALARODA FRANCO
MANUNZA FABIO
MANZAN EDDY
MARAN ALESSANDRO
MARIN GIORGIO
MASARA’ ENRICO
MEZZORANA PAOLO
MILETA PAOLO
MININ STEFANO
MINIUSSI FRANCO
MORETTI DIEGO
MOSETTI GIULIO
MUCCHIUT RENATO
ORITI EMANUELE
PASCOLIN ALFREDO
PIANI MAURO
PIZZIN STEFANO
PIZZOLATO FLAVIO
PIZZOLITTO GIANFRANCO
PODLIPNIK STEFANO
POLLI GIORGIA
POLLI PAOLO
PORCARI BARBARA
PORCIANI ROBERTO
PORTELLI FEDERICO
PRESOT LORENZO
PRUONTO TERESA
REDIVO RENZO
RESTAINO ANGIOLA
ROIJC CARLO ANDREA
ROTA MARCO
RUSSO LUISA
SALAMONE GIUSEPPE
SCHIAVO MASSIMO
SEDOSCHI ANTONINO
SEMOLIČ LIVIO
SORANZIO SANDRO
TOMASINSIG LINDA
TRIVIGNO GIANLUCA
VIDIC FEDERICO
VISINTIN MARINO
VITO SARA
WALTRITSCH ALES
ZANELLA ALESSANDRO
ZANOLLA MARCO
ZANOLLA ALESSANDRO
ZILLI BARBARA
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