16 Luglio 2010

PAOLO MENIS: STATO E DISABILITA’: UNA VERGOGNA TUTTA ITALIANA

Così parlò Tremonti il 26 maggio scorso. Ecco dove siamo arrivati, come si sta concretizzando quello che troppe volte ormai abbiamo denunciato essere un Governo debole con i forti e forte con i deboli, dimostratosi ferreo e intransigente solo quando si tratta di penalizzare le fasce più deboli della popolazione. “Questo è un Paese che ha 2 milioni e 700mila invalidi – ha osservato il superministro – 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo.” Invalidità come ostacolo dunque, come un peso per la società, questa è la posizione che ha assunto chi ci governa. E poi i dati, quelli sì, falsi e forniti senza permettere contraddittorio. E allora proviamo a fare il punto, grazie al prezioso lavoro e ai numeri che le tante associazioni di volontariato, che evidentemente la disabilità la conoscono molto meglio che gli occupanti dei palazzi romani, hanno raccolto. Duemilionisettecentomila i cittadini che, stando alle cifre ufficiali, percepiscono un sostegno economico per l’invalidità, quattro volte più che in Francia e Germania, sostiene il Governo, ma, in realtà, da nessun dato ufficiale o ufficioso emerge che le provvidenze per invalidità civile nei paesi citati siano un quarto delle nostre. Quello che è certificato, invece, è che spendiamo in questo ambito l’1,5% del PIL contro il 2% della media UE e che solo Malta, Bulgaria, Irlanda, Cipro, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania destinano meno risorse di noi. “La spesa è esplosa, ci sono decine di migliaia di false, finte o non dovute pensioni di questo tipo ed è colpa delle Regioni.” Queste alcune delle parole in libertà, proferite dal Ministro, accaloratosi contro gli invalidi finti o presunti tali. Di sicuro gli sprechi ci sono e come tali vanno perseguiti (anche perché la loro identificazione andrà a tutto beneficio dei veri invalidi). Per la cronaca è bene ricordare che nel 2009 l’Inps ha sottoposto a verifica circa 200.000 pensioni, arrivando alla revoca o al ridimensionamento di 18.840 prestazioni (pari a circa l’11%). Per leggere correttamente questo dato bisogna tenere presente che esso si riferisce non solo alle false invalidità ma ricomprende anche i casi di irregolarità (ovvero soggetti con invalidità contestata, o in percentuale inferiore a quanto precedentemente rilevato oppure insufficiente per raggiungere il diritto all’erogazione di provvidenze economiche o ancora che presentano un deficit sufficiente ad ottenere l’assegno mensile ma non la pensione o l’indennità di accompagnamento). Insomma il dato vero non esiste. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Gruppo consiliare regionale Partito Democratico PAOLO MENIS – Consigliere regionale San Daniele del Friuli – via M.E. Fant, 24 – tel.340.5245111 – info@paolomenis.fvg.it 2 Incolpare le Regioni di eventuali – ma come abbiamo visto ancora da dimostrare – inefficienze è paradossale visto che tutta la gestione della pratica, dalla valutazione dell’invalidità, ai controlli, ai contenziosi è regolata da norme statali e vede un ruolo decisivo dell’Inps. Infine, per aiutare il ministro a comprendere perché la spesa è andata crescendo in questi ultimi anni sarebbe bene ricordargli che oltre due terzi dei beneficiari dell’indennità di accompagnamento sono persone che, oltre ad essere inabili totali, non sono in grado di deambulare autonomamente oppure non sono in grado di svolgere i normali atti quotidiani della vita che, è un dato incontrovertibile, sono in aumento visto che negli ultimi sette anni gli over 75 sono cresciuti del 23%. I fattori che incidono sulla spesa sono, quindi, l’invecchiamento della popolazione, l’innalzamento dei costi di assistenza, la riduzione di altre misure di protezione sociale, oltre al progressivo impoverimento delle famiglie italiane aggravato dalla crisi economica. In ogni caso stiamo parlando comunque di 472 euro per 12 mensilità!! Ma nonostante questo squallido quadro, in cui solo il termine “vergognose” sembra adattarsi bene alle dichiarazioni di Tremonti c’è qualcosa di più preoccupate. Se possiamo agevolmente contestare dati falsi e statistiche non verificate e simili, ben poco possiamo per incidere su un’altra, è altrettanto pericolosa, azione contro gli invalidi che il ministero sta portando avanti nell’ombra, ovvero la distruzione delle politiche in loro favore: ci sono voluti anni e anni per costruire (conquistare) una condizione appena accettabile e ora in un soffio, ed in silenzio, si distrugge tutto. Come ebbi modo di dire in diversi interventi da un paio d’anni a questa parte: “se oggi danno fastidio gli immigrati, domani se la prenderanno con gli handicappati e poi con gli anziani…” La storia ha già visto queste dinamiche e bisogna fermarle prima che sia troppo tardi!! Nel 2008 lo stanziamento per il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali è sceso, per la prima volta, sotto i 1.500 milioni di euro con prospettive peggiori per gli anni successivi visto che per il 2011 sono stanziati solo 960 milioni di euro. Il Fondo per le non autosufficienze (che aveva ricevuto 100 milioni di euro nel 2007; 300 nel 2008 e 400 nel 2009) nel 2010 non compare più nel Bilancio di previsione. Di fatto è stato cancellato!! Ma l’aspetto che più ci deve preoccupare è la mancanza di volontà di fare qualcosa. Dall’ultimo rapporto ISTAT sulla disabilità del nostro Paese emerge che in Italia il principale strumento di supporto alle persone con disabilità e alle loro famiglie è rappresentato dal sistema dei trasferimenti monetari, sia di tipo pensionistico che assistenziale, fondamentali ma non sufficienti. Risulta pressoché assente un’azione di sostegno formale e, soprattutto, un investimento serio sui progetti di inserimento scolastico e lavorativo le cui cifre ne confermano la lentezza. Così, spesso, essere disabili non è solo una condizione ineluttabile, frutto di problemi di salute, ma anche la conseguenza dell’interazione con un ambiente spesso ostile. Pertanto consideriamo che le politiche sociali efficaci sono, prima di tutto, quelle finalizzate ad abbattere le barriere, di qualsiasi natura, che ostacolano il processo di inclusione. Paolo Menis
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