23 Ottobre 2010

ODG Istituzione delle Unioni dei Comuni Montani

Considerato che tale volontà si era già manifestata in precedenza, con la stesura di un documento programmatico, avente ad oggetto “Razionalizzazione dell’ordinamento locale nel territorio montano” e prima ancora con la decisione di procedere al “commissariamento” delle Comunità Montane.

Osservato che nel territorio della Provincia di Pordenone, il citato provvedimento in itinere ha individuato un unico ambito montano comprendente ben 27 Comuni, (oltre la metà di quelli totali), sul quale dovrebbe essere costituito un nuovo Ente (Unione di Comuni) con importanti funzioni ed attribuzioni, anche tra quelle che ad oggi sono di competenza di ciascuna Amministrazione Comunale.

Rilevato con grande preoccupazione, che il fine dell’intervento legislativo non appare chiaro e non sembra in grado di “migliorare l’offerta di servizi ai cittadini residenti nelle zone montane e pedemontane mediante un rafforzamento delle strutture organizzative degli Enti Locali”.

Verificato che è stato appositamente istituito un Tavolo delle Riforme formato da una rappresentanza di Amministratori Locali montani di tutta la Regione con l’intento di rivedere l’impianto complessivo della bozza di legge in premessa, a seguito delle molte perplessità espresse dai Sindaci interessati.

Riscontrato che appare invece del tutto evidente il rischio che il risultato finale cui si arrivi possa essere quello di spogliare i Comuni di autonomia, funzioni nonché della consolidata ed esclusiva capacità di offrire risposte nel luogo più vicino al cittadino secondo il principio di sussidiarietà, e ciò in particolare nelle aree più marginali e periferiche.

Preso atto che la montagna pordenonese ha una sua specificità, fatta di storia, tradizioni e cultura differenti in ogni singola vallata, ed una configurazione geografica del territorio articolata e complessa.

che esiste una effettiva necessità di riorganizzazione e razionalizzazione degli Enti Locali di piccole dimensioni, non solo di quelli montani, ma in tal senso sarebbe opportuno disegnare un quadro riformatore unitario e organico su tutto il territorio regionale.

che i proponenti del presente documento vedono con favore un’impostazione dell’istituzione provinciale quale “Provincia al servizio dei Comuni”.

Preso atto altresì che la Provincia pur non esercitando funzioni specifiche in materia di ordinamento degli enti locali montani, nella sua funzione di Ente di area vasta, con riguardo al territorio provinciale, può ragionevolmente inserirsi nel dibattito istituzionale in corso e proporsi per ruolo di sostegno e di servizio alle politiche ed alle attività dei piccoli Comuni.

Ricordato infine che un importante processo riformatore era già iniziato con l’approvazione della legge regionale n. 1/2006, che ha determinato un’adesione importante delle Autonomie Locali ad un processo associativo basato sul principio della volontarietà, che annovera senz’altro esempi virtuosi e significativi di collaborazione intercomunale.

Rilevato pertanto che un disegno di legge che non tenga conto delle realtà effettivamente presenti sul territorio, che abbiano già intrapreso un cammino di progressiva integrazione dei servizi, rischia di vanificare gli sforzi profusi in termini di risorse umane e finanziarie.

Tutto ciò premesso,

Il Consiglio Provinciale

ritiene doveroso affermare alcuni importanti principi cui dovrà necessariamente essere improntata la pianificazione complessiva di qualsiasi provvedimento di riforma del sistema delle Autonomie Locali montane nella nostra Regione.

Il processo associativo dovrà avvenire per quanto possibile su base volontaria, o comunque attraverso scelte derivanti da un processo di concertazione con il territorio, e partendo dal consolidamento delle esperienze maturate nelle Associazioni Intercomunali e nelle Unioni esistenti;

Il Comune dovrà essere riconosciuto e valorizzato nel suo ruolo indispensabile di istituzione di primo livello nel sistema delle autonomie locali, soprattutto nelle realtà montane dove l’isolamento e lo svantaggio degli Enti Locali più piccoli e periferici rende opportuno mantenere un presidio del territorio;

In particolare l’autonomia e l’indipendenza dei singoli Comuni, non dovrà essere svilita attraverso il completo svuotamento delle loro funzioni e autonomia decisionale;

La montanità, intesa come riconoscimento di uno svantaggio ma anche di specifiche peculiarità, dovrà essere riconosciuta con la destinazione di specifiche risorse, a prescindere dal tipo di modello organizzativo prescelto;

Si dovrà considerare la necessaria revisione dell’ambito montano di riferimento così come attualmente disegnato, prevedendo la creazione di un ulteriore ambito facente capo al territorio della ex 5^ Comunità Montana oppure dell’intero mandamento dello spilimberghese;

I Comuni di pedemontani di maggiori dimensioni e/o di fondovalle potranno divenire parte importante di questo processo, in quanto con la loro organizzazione più strutturata, possono creare le condizioni di efficienza dell’azione che conducano ad una aggregazione più solida e duratura. Tuttavia è importante che anche da parte di questi vi sia condivisione del risultato da raggiungere e la convizione che il loro ruolo implica responsabilità solidale nei confronti dei più piccoli oltre a richiedere strumenti per pesare nell’adozione delle scelte importanti (voto ponderale).

Nel caso di servizi in cui vi sia la necessità di agire su una scala più grande per ottenere maggiore economicità nell’azione amministrativa si potrà successivamente prevedere o favorire lo sviluppo di collaborazioni fra ambiti.

Nell’ambito di un nuovo assetto generale, il ruolo e le funzioni delle Provincia quale istituzione di riferimento di area vasta dovrà essere valorizzato ed implementato, facendole assumere maggiori responsabilità e un ampliamento del campo di azione nelle materie il cui ambito ottimale è il territorio provinciale, a sostegno e garanzia di tutti i Comuni e in particolare di quelli piccoli ed all’interno di una visione complessiva del quadro istituzionale;

E pertanto

impegna

Il Presidente della Provincia

a farsi interprete nei confronti dell’Amministrazione Regionale, del rispetto dei principi anzidetti.

a sollecitare l’Assessore Regionale competente a porre in essere tutti gli atti utili affinché favorisca soluzioni in linea con le affermazioni espresse in premessa.

a sostenere e dare forza alle istanze provenienti da tutte le realtà comunali della Provincia, anche di quelle più piccole.

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