30 Dicembre 2010

Vogliono eliminare i programmi in friulano

«Quelle attente alla valorizzazione della lingua friulana, potrebbero essere considerate pubbliche perché offrono un buon servizio».

La proposta arriva dal componente della commissione vigilanza Rai Fabrizio Morri, ieri in visita alle sedi triestine ed udinesi della Rai (a un incontro tenutosi a Trieste hanno partecipato anche l’europarlamentare Debora Serracchiani e il senatore Carlo Pegorer). Morri pensa ad aiutare anche altri media, dopo aver constatato, assieme all’ex presidente dell’Arlef Lorenzo Fabbro, che «ci sono radio e televisioni locali che riescono ad assicurare dalle 7 alle 8 ore di friulano alla settimana, contro i 30 minuti che la Rai produce alla settimana, con molti più fondi». Ma l’idea naturalmente non è quella di attaccare la Rai, quanto quella di denunciare lo stop al contratto di servizio nazionale. «Non è un’azione che può durare a lungo – ha continuato Morri – è ovvio che prima poi il contratto di servizio va firmato». Ma il rischio, come spiegato da Fabbro, è che in questa situazione «non ci sarà posto in Rai per i programmi di convenzione in friulano». «Sulla questione del friulano in Rai – ha detto l’europarlamentare Debora Serrachiani – non c’è solo un’evidente difficoltà economica, ma anche strutturale per il mancato impegno da parte della Regione. Allora bisogna sfruttare le potenzialità che il digitale terrestre ci offre con Rai 3 bis». Morri a questo proposito lancia una seconda proposta. «Regione, enti locali e Rai – ha detto – potrebbero comporre un progetto che aiuti l’azienda a varare un palinsesto, per sfruttare al meglio l’opportunità. Il futuro della Rai si gioca sulla sua capacità di essere vicina ai territori». Come già accade in regione. «I dati d’ascolto Rai del Friuli Venezia Giulia – ha continuato – sono i più alti in Italia. A differenza di altre regioni, qui l’informazione pubblica è la principale fonte a cui i cittadini si rivolgono per avere informazioni». Tanto è vero che il Pd ha organizzato la conferenza di ieri proprio per valorizzare il servizio pubblico. «Noi vogliamo salvaguardarlo – ha aggiunto il senatore del Pd, Carlo Pegorer – perché il servizio pubblico serve a mantenere la coesione sociale a livello nazionale e sul nostro territorio profondamente diversificato». Il problema vero e proprio – come ha ricordato Fabbro –, è che la legge 482 «non è rispettata». «Diciamo al presidente della Provincia Pietro Fontanini – ha concluso Fabbro – che prima di pensare all’Agenzia europea per le lingue minoritarie, è meglio applicare la legge». (tratto dal Messaggero Veneto)

TRIESTE Rai incapace di sopportare un dibattito culturale. Ad affermarlo è Fabrizio Morri, componente del Pd della Commissione di vigilanza della tv di Stato. In visita alle sedi di Trieste e Udine della Rai, accompagnato dal segretario regionale del partito, Debora Serracchiani, e dai parlamentari Carlo Pegorer, Flavio Pertoldi e Tamara Blazina, Morri ha commentato le ultime vicende legate alla trasmissione “Vieni via con me”. «Dopo che Saviano – ha detto Morri – ha affermato in un monologo che la grande criminalità non è solo una questione del Sud Italia, ma anche del Nord, abbiamo avuto una settimana di telenovela con il ministro degli Interni, Maroni». Allo stesso modo, ha aggiunto Morri, «Quando Saviano e Fazio ritengono di parlare di due casi umani, Englaro e Welby siamo addirittura di fronte al fatto che associazioni che sostengono di battersi per la vita chiedono una riparazione». Secondo l’esponente del Pd «non può andare avanti così: la maggioranza degli italiani si formerà un’opinione. Se non si rispetta questo impianto laico, diventa veritiera la preoccupazione di Fazio sull’incapacità dell’azienda di sopportare un dibattito culturale». Morri si è soffermato anche sul contratto di servizio, «discusso e fermato in cda della Rai con una decisione opinabile, da me non condivisa». Morri ha infine giudicato “una straordinaria opportunità che va riempita di contenuti” quella della terza rete “bis” per il territorio del Friuli Venezia Giulia. «L’intera regione potrà vedere meglio quello che c’è ma anche il tanto che si potrebbe fare di nuovo, e non necessariamente con costi aggiuntivi insopportabili. Sarebbe bello – ha concluso – che la Regione, gli enti locali insieme alla Rai locale e le forze politiche componessero un progetto che aiuti l’azienda a varare un palinsesto che sfrutti al meglio l’opportunità». (tratto da Il Piccolo)

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