4 Febbraio 2011

Relazione della conferenza delle donne democratiche a Udine il 31 gennaio 2011

Presiede l’incontro DEBORA SERRACCHIANI, segretaria regionale del F.V.G.

GIORGIA POLLI della segreteria provinciale di Gorizia,

TAMARA BLAZINA Senatrice del pd

ANNAMARIA MENOSSO consigliera regionale del pd in regione F.V.G.

Giorgia Polli da inizio alla conferenza dicendo che la nascita del Partito Democratico è stata da subito caratterizzata dalla volontà di prevedere e rendere efficace la presenza paritaria di donne e uomini negli organismi dirigenti del partito. La scarsa partecipazione delle donne alla vita politica nei partiti e nelle istituzioni rappresenta infatti in sé un vulnus alla stessa democrazia e alla rappresentanza democratica di tutti i cittadini.

Dovrà rappresentare il luogo di elaborazione delle politiche di genere, di promozione e rivalsa

del pluralismo culturale, di scambio tra le generazioni, di formazione politica, di elaborazione di

proposte programmatiche, di individuazione di campagne su temi specifici.

In un momento così particolare della vita politica italiana, dove il degrado di quello che sta succedendo, mette in difficoltà i valori e i fondamenti su cui si basa il vivere civile, c’è la necessità di recuperare il senso di fiducia e la differenza culturale che a noi donne ci appartiene.

Fa inoltre una analisi della situazione femminile che risulta essere piuttosto grave se si guarda al ruolo determinante che il lavoro delle donne ha assunto nelle economie più sviluppate e competitive degli altri stati dell’Unione europea. Il Paese necessita infatti di un’inversione di tendenza sia a livello di politiche per il lavoro e per l’impresa femminile, che a livello di sistema di welfare e di politiche di conciliazione. Ma necessita anche di proposte capaci di far evolvere il nostro contesto culturale e sociale, che insiste nell’assegnare tutte le attività di cura alla donna.

Debora Serracchiani, guarda all’Europa come possibilità di cambiamento, e agli obiettivi di Lisbona. In tema di occupazione femminile, l’Italia è precipitata in penultima posizione nell’Europa dei 27, in testa alla sola isola di Malta. A fare compagnia al nostro Paese, sotto la soglia del 50%, ci sono Polonia e Grecia. Slovacchia, Romania e Bulgaria si attestano invece al di sopra di questa percentuale. Cipro ha raggiunto il 60%. La Slovenia, appena entrata nell’Unione europea, è già al 61,8 %. La Danimarca guida la classifica con una percentuale del 73,4%. Si deduce che l’Italia, sia ancora lontana dagli obiettivi fissati a Lisbona nel 2000, che prevedono il raggiungimento entro il 2010 di un tasso di occupazione complessivo pari al 60%.

A due anni da quella scadenza, la media europea si aggira sul 57,4%, mentre quella italiana è fissa sul 46,3%. E crolla al sud, dove riesce a lavorare solo il 34,7% delle donne. A rendere difficoltosa la ricerca di un’occupazione è la scarsa offerta di part time e l’alta concentrazione di lavori atipici e precari che, soprattutto nel sud, costringono le più giovani a scegliere strade diverse. Le donne che riescono ad emergere, nonostante abbiano il più delle volte un’istruzione superiore a quella dei loro colleghi uomini, hanno grande difficoltà a fare carriera e a conquistare “posizioni di prestigio”.

La quasi totale assenza, delle donne in attività lavorative rappresenta un elemento negativo per il sistema produttivo italiano, che potrebbe contare su una forza lavoro più qualificata e, più aperta all’innovazione. A penalizzare l’universo femminile è soprattutto la mancanza di servizi per l’infanzia e lo scarso sostegno alle madri che lavorano. Paesi modello in questo campo sono ancora una volta quelli nordici, tra i primi a sviluppare welfare e metodi di raccordo tra famiglia e sfera professionale. Le poche donne che riescono a raggiungere posizioni di vertice percepiscono, a parità di posizione professionale, tre quarti di uno stipendio di un uomo.

A condannare la scarsa presenza femminile in politica, poche donne nei due schieramenti in Parlamento, sempre poche donne negli enti locali, pochissime mosche bianche nei luoghi di potere della società.. Al parlamento italiano ci sono 134 donne su 630 membri della camera, pari 21,3% di presenza femminile ,

al senato sono presenti 59 donne su 322 senatori, pari al 18,3%, contro una presenza al parlamento europeo di una percentuale di donne del 35%. Il Parlamento osserva poi che il differenziale retributivo medio tra donne e uomini rimane a un livello invariato dal 2000, tra il 14% e il 17,4%.

Pur sottolineando l’importanza della proposta di revisione della direttiva CEE relativa al congedo di maternità, i deputati europei ritengono che questa non sia sufficiente per la promozione della conciliazione tra lavoro e famiglia e propongono l’introduzione di un congedo di paternità a livello europeo.

Il Parlamento chiede agli Stati membri e alle parti sociali di promuovere una presenza più equilibrata tra donne e uomini nei posti di responsabilità delle imprese, dell’amministrazione e degli organi politici e sottolinea gli effetti positivi dell’uso delle quote elettorali sulla rappresentanza delle donne.

Debora Serracchiani fa una riflessione e intravede che esiste un compito che la politica non sta svolgendo, soprattutto spostare l’agire dal campo della morale per riportarlo sul campo dei valori, senza distinzioni politiche. .

Esiste un problema che risulta essere culturale e sociale, cioè della necessità del saper riappropriarsi del valore del buon esempio.

Fa anche una considerazione, che lei e le donne della sua generazione hanno dato troppo per scontato che le conquiste che così faticosamente erano state fatte dalla generazione precedente, non avessero bisogno di nessun impegno per mantenerle. E’ mancato il passaggio di “consegna” di queste conquiste, da una generazione all’altra.

Ci sono però segnali positivi e le ben 136 adesioni alla conferenza, come la bella manifestazione svolta a Udine e in altre città, fa ben sperare. Si deve operare per migliorare le condizioni delle donne e FARE RETE tra tutte le democratiche di tutte le regioni, dandoci una struttura per questa nuova voglia di partecipare, in modo da FORMARE UNA CLASSE POLITICA DI DONNE,

perché la società e la politica ha tutto da guadagnarci dalla elaborazione, dalla discussione di una linea politica su tutti i temi che si vorranno affrontare, alfine di inserirli poi al tavolo della Conferenza Programmatica Regionale, per una linea politica del PD, e auspica non solo conferenze regionali , ma provinciali….in vista della conferenza nazionale che si svolgerà il 18-19 febbraio, previa approvazione del regolamento che in questa sede verrà approvato.

Tamara Blazina, auspica che da questo incontro risulti il bisogno di lavorare con altre donne e le loro associazioni, per riappropriarci dei temi che sono dibattuti nella società civile.

In piazza le donne andranno per rivendicare il proprio ruolo nella società italiana e per ricordare a tutti che esiste un’Italia migliore di quella che oggi viene descritta in tante cronache di stampa, un paese che lavora, si impegna, ha dignità. E’ attraverso questo impegno dell’universo femminile che può essere rilanciato con ancora maggior chiarezza il progetto per il risveglio e la riscossa dell’Italia. In particolare domenica 13 sempre di nuovo vi saranno manifestazioni organizzate dalle donne in diverse città italiane.

Per mettere nella agenda politica i temi:

– Lavoro

– Servizi e welfare

– Conciliazione

– Scuola

In contrapposizione ai provvedimenti del governo che sono stati: detassazione degli straordinari, tagli ai servizi, asili nidi, al fondo per la non autosufficienza, la cancellazione della norma contro le dimissioni in bianco …

– Democrazia Paritaria negli organi direttivi

– Dignità per valorizzare le competenze e i saperi,

Annamaria Menosso sottolinea anche lei il problema della partecipazione alla vita politica in regione, dove la presenza femminile è di 3 consigliere su 59 maschi con una percentuale dei solo 5%.

Auspica che le donne debbano essere elette e non solo inserite come candidate, solo per fare liste.

Si può fare di più, visto che il F.V.G. ha potestà primaria per proporre leggi che diano più opportunità, ma l’amministrazione Tondo ha solo smantellato.

Alla subalternità nei luoghi decisionali della politica si aggiunge poi la condizione sociale che non è costruita nel nostro Paese per favorire la partecipazione alla politica da parte delle donne.

C’è stato poi la discussione sul regolamento, la correzione della bozza e la sua approvazione, la cui stesura verrà pubblicata sul sito del PD regionale. Si è sancito il principio della partecipazione la più ampia possibile a iscritte e non.

C’è stato poi l’aggiornamento della seduta ad un altro incontro da destinarsi, visto che per mancanza di tempo gli interventi del pubblico non si sono potuti svolgere, così l’elezione della coordinatrice, l’elezione delle delegate e la predisposizione del documento programmatico alla conferenza nazionale.

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