19 Marzo 2011

Italia 150: Serracchiani; serve sintesi unità e federalismo

“Abbiamo scelto di parlare di federalismo nel giorno delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia proprio perché – ha spiegato Serracchiani – i due concetti, federalismo e Unità, devono trovare una loro sintesi corretta, che non è quella che si sta attuando”. Serracchiani ha quindi evidenziato che “l’Unità d’Italia nella nostra regione assume un significato particolare, connesso con la sua storia complessa e spesso dolorosa, e con il fatto che qui l’Italia si è compiuta più lentamente che altrove. Ma questa lentezza – ha precisato – non ha significato una minore partecipazione ideale, anzi è vero il contrario: l’Italia è stata una meta desiderata e voluta. E il Friuli Venezia Giulia ha trovato in anticipo anche la via del federalismo, attraverso l’attuazione di una forma di autonomia che non c’entra nulla con l’egoismo campanilistico, ma che mette in primo piano il dialogo e la responsabilità. Siamo un laboratorio – ha concluso – che dovrebbe essere valorizzato, non umiliato”.

I lavori, che hanno visto la partecipazione di oltre centosessanta persone, sono stati aperti da Leopoldo Coen, docente di diritto amministrativo all’Università di Udine e membro della Commissione paritetica, il quale ha rilevato che “si sta costruendo il federalismo partendo dalla direzione sbagliata, perché si dovrebbe cominciare con lo stabilire quali sono le necessità e le risorse da attribuire allo Stato, e solo dopo quelle delle regioni e dei comuni. In questo modo si spostano in periferia solo le responsabilità”.

Sono intervenuti anche il capogruppo provinciale di Udine, Francesco Martines, che ha sostenuto la “necessità di un federalismo morale che a tutti i livelli, ma soprattutto a livello centrale, restituisca alla politica l’idea di una politica come servizio della comunità”, sottolineando poi come “utilizzare Cattaneo per propagandare il federalismo è un falso ideologico”. All’attacco l’intervento del vicecapogruppo Pd al Consiglio regionale, Mauro Travanut, il quale ha sostenuto che “i leghisti sono poveri nell’anima perché pensano più al loro orticello, guardano al prossimo sempre come a un nemico, mentre per noi invece il prossimo è sacro, un valore autentico che va tutelato”.

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