23 Maggio 2011

Analisi dei quesiti

ACQUA NUCLEARE GIUSTIZIA

REFERENDUM ACQUA PUBBLICA – DUE QUESITI PER UNA SOLA SCELTA

Oltre che una battaglia in difesa dei beni comuni, il referendum per l’abrogazione delle

norme che privatizzano il servizio idrico rappresenta anche lo strumento per liberarsi delle

spoglie di consumatore/spettatore sotto cui vogliono costringerci. Quello che si cerca di far

passare è che la cosa pubblica non esista più, che siano solo i beni personali, quelli di cui

si ha la proprietà ed il controllo diretto ad essere nostri: ad ognuno il suo orticello, senza

pensare alle generazioni future. Ma è stata proprio l’adesione senza precedenti alla

campagna referendaria Acqua Bene Comune (oltre un milione e quattrocentomila firme,

record della storia repubblicana) a risollevare gli italiani e a dargli l’occasione per

dimostrare che, anche se può comportare fatiche, essi non vogliono delegare la propria

libertà di decidere del loro futuro e vogliono essere protagonisti attivi perché il

cambiamento globale nasce dall’impegno individuale.

«Il popolo è l’unico sovrano del nostro Stato democratico». Così si esprimeva, meno di un

anno fa, il capogruppo del Popolo della Libertà alla Camera Fabrizio Cicchitto sottolineando

come la volontà dei cittadini fosse il valore fondante della legittimazione del Governo.

Peccato però che la realtà sia ben diversa dalle parole e l’espressione della “volontà

popolare”, specie quando rischia di ostacolare i desideri della maggioranza oggi al potere,

sia qualcosa da contrastare a tutti i costi, come conferma la massiccia azione di

boicottaggio messa in campo in questi mesi. Se già la scelta di rinviare la data della

votazione all’ultimo weekend disponibile, quando si spera che una buona parte di cittadini

siano già andati in vacanza, costituisce uno schiaffo all’idea di democrazia, separare il voto

referendario dalle elezioni amministrative è un atto di grave arroganza politica, oltre ad

essere palesemente privo di efficienza economica (si conta uno spreco pari a quattrocento

milioni di euro).

Salvo rare eccezioni anche giornali e televisioni potranno o vorranno fare ben poco per

riequilibrare questa “guerra ad armi impari”, ecco perché ci è sembrato quanto mai

opportuna una breve presentazione dei quesiti referendari, del loro significato e delle

motivazioni per cui il Partito Democratico del FVG ha deciso di sostenere le ragioni del sì

Primo quesito

Cosa troverete sulla scheda

Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.

Abrogazione

«Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del

decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la

semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione

tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato

dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo

sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e

dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per

l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia

della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166,

nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?»

Cosa significa

Votando “sì” a questo quesito si farà in modo che venga cancellato l’art. 23 bis della Legge

n. 133/2008 che costituisce il presupposto su cui si basa la privatizzazione dei servizi

pubblici di rilevanza economica.

Perché vi chiediamo di votare “sì”

Se la norma in oggetto rimanesse in vigore

essa comporterà l’obbligo di mettere

definitivamente sul mercato le gestioni degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) che al 31

dicembre 2011 non hanno ancora ottemperato a quanto previsto dal decreto 133/2008

cioè non hanno affidato ad un soggetto privato almeno il 40% del loro capitale. La norma

riguarda tutte le gestioni, comprese quelle quotate in borsa. Abrogare questa norma

significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva

consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.

Secondo quesito

Cosa troverete sulla scheda

Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata

remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma

«Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato)

del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”,

limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale

investito”?»

Cosa significa

Con questo quesito il referendum chiede l’abrogazione dell’art. 154 del Decreto Legislativo

n. 152/2006 (il cosiddetto Codice dell’Ambiente), dove prevede che la tariffa per il servizio

idrico sia determinata tenendo conto dell’«adeguatezza della remunerazione del capitale

investito».

Perché vi chiediamo di votare “sì”

Si tratta di un piccolo passaggio ma di grande importanza. Questo articolo di legge, se

restasse in vigore, consentirebbe al gestore del servizio idrico di ottenere dei profitti

garantiti attraverso un ricarico della bolletta – che peserà sull’utente – una percentuale del

7% a garanzia del suo capitale investito, senza alcun collegamento con la qualità del

servizio erogato! Cancellare questo passaggio significa eliminare l’interesse dei privati

verso l’acqua perché gli si vieta di fare profitti in modo automatico.

PERCHE’ SI AL REFERENDUM

PERCHE’ NO AL NUCLEARE

L’uranio non è una fonte di energia rinnovabile, ne’ facilmente

reperibile. La sua disponibilità sul pianeta è garantita solo per

qualche decina di anni, piu’ o meno quanto quella del petrolio.

Il nucleare crea una fortissima dipendenza energetica dai pochi

paesi fornitori della materia prima.

Il futuro non e’ nel nucleare: dei 450 reattori esistenti attualmente,

200 costruiti prima del 1980 sono a fine carriera. D’altro canto, solo

una manciata sono in costruzione o in programmazione.

Il nucleare spreca una risorsa peziosissima: l’acqua. Una centrale

nucleare “sequestra” una grande quantita’ di acqua e ne

“consuma” 100 volte di piu’ di quanto ne facciano altre fonti

energetiche.

In Italia non esistono siti idonei dove costruire una centrale

nucleare. Questa necessita di 100 km2 di territorio a) a perdere,

b) sismicamente inerte ed c) attraversato da un fiume di media

portata che possa essere inquinato senza grosse conseguenze.

L’energia nucleare non e’ a buon a prezzo: considerando anche il

costo di smantellamento di una centrale (circa 5 miliardi di euro),

quello di stoccaggio delle scorie radioattive e e quello dovuto alla

perdita di valore del territorio circostante, il nucleare, oggi, è una

delle energie meno convenienti per l’utente ed una piu’ a rischio

per il capitale investito.

L’industria italiana e’ molto favorevole al nucleare non perche’

intravede nella produzione autonoma di energia la possibilita’ di

un business, ma semplicemente per ottenere le commesse

statali indispensabili nella costruzione delle centrali e delle

necessarie infrastrutture.

Mentre per le energie rinnovabili possiamo prevedere, come

risultato della ricerca scientifica sempre in evoluzione e di una loro

maggiore commercializzazione, una fortissima diminuzione del

costo del kW/h, per l’energia nucleare viene invece previsto un

aumento.

L’Italia, come numerosi altri paesi, non ha un sito appropriato per lo

stoccaggio delle scorie nucleari.

Il teologo Hans Kung afferma: e’ un peccato mortale lasciare in

eredita’ ai nostri figli il problema delle scorie nucleari. La Terra non

e’ nostra, e non la possiamo inquinare per secoli.

L’aumento sistematico dell’incidenza delle leucemie infantili,

spesso verificato tra i residenti entro 50 km da una centrale

nucleare, e’ una evidenza che non puo’ essere trascurata.

Una centrale nucleare è un rischio permanente. Attentati

terroristici, guerre, calamita’ naturali, errori umani sono causa,

prima o poi di incidenti le cui conseguenze risultano enormemente

piu’ gravi di quelle dovute incidenti simili in centrali ad energia

rinnovabile.

PERCHE’ E’ SBAGLIATO INVESTIRE NELLA CENTRALE NUCLEARE DI

KRSKO.

E’ vetusta, in funzione fin dal 1983, la licenza e’ in scadenza tra 10

anni. Il reattore ad uranio ha una potenza di 700 MW e genera 6

GWh annuali, un quarto del consumo di elettricità slovena.

E’ costruita ai margini di una faglia, in una zona con un passato

storico di terremoti, alcuni dei quali disastrosi.

I rifiuti nucleari prodotti dalla centrale sono stoccati in loco ed alla

fine del 2011 il sito di stoccaggio raggiungerà la sua capienza. Nel

caso di radoppio della centrale, dovra’ essere individuato da subito

il nuovo sito di stoccaggio

Sulle scorie nucleari c’e’ un contenzioso legale tra Slovenia e

Croazia, con questa che sembra non volere tener fede ad accordi

stipulati e prendersi cura di metà dei rifiuti attualmente stoccati nel

sito.

Il potenziamento della centrale Krsko e’ politicamente irrealistico:

la popolazione locale, l’opinione pubblica ed il governo austriaco, i

movimenti ambientalistici dell’area Alpe Adria ritengono, da anni,

che questa centrale sia pericolosa e che vada smantellata, non

ampliata.

La situazione di pericolo e’ anche messa in rilievo da numerosi

episodi di allarme l’ultimo dei quali recentissimo. Piu’ indietro

ricordiamo: nel 2008 e’ avvenuta una fuga di acqua di

raffreddamento del reattore, nel 2007, la centrale e’ stata isolata e

chiusa per un mese senza che che fossero comunicate, come

prescritto da procedure europee, le precise motivazioni; nel 2005 il

reattore è stato arrestato per problemi al sistema di contenimento

di una ventola per il trattamento dei vapori.

QUESITO SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO

Cosa troverete sulla scheda

Quarto quesito (Abrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51 in materia di legittimo impedimento

del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale):

“Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7

aprile 2010 numero 51 recante “disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?”

Cosa significa

Votando “sì” a questo quesito si farà in modo che venga cancellato il privilegio, introdotto a

favore del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri, di poter ottenere il rinvio

automatico dei processi in cui questi ultimi sono imputati.

Perché vi chiediamo di votare “sì”

La disciplina in oggetto è già stata dichiarata in molte parti incostituzionale dal Giudice delle

leggi per violazione del principio di uguaglianza e del procedimento di revisione della

Costituzione, ma un pronunciamento popolare favorevole al referendum eliminerebbe

integralmente ogni differenza fra i membri del governo e gli altri cittadini, applicando anche ai

primi la garanzia, già prevista dal codice di procedura penale per ogni imputato, di giustificare

l’assenza e di ottenere, a fronte di ragioni serie, il differimento del processo.

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