21 Giugno 2011

I precari restano precari

Il cosiddetto “bonus” di quaranta punti in graduatoria da attribuire agli insegnati residenti nella provincia della scuola nella quale chiedono di lavorare, ipotizzato da un emendamento Pittoni-Goisis (LN), ci è stato propagandato come la soluzione miracolosa al precariato del nord ma ha fatto la solita fine, ormai prevedibile: è scomparso nel nulla accompagnato dal silenzio dei parlamentari leghisti.

In più c’è la novità dell’articolo 9 del decreto, che al comma 18, prevede l’esclusione della scuola dall’applicazione della direttiva comunitaria che fissa l’obbligo di stabilizzare chi ha effettuato almeno tre anni di servizio. Insomma, precariato sempre e comunque.

Ripetiamo da tempo che la soluzione consisterebbe nella stabilizzazione di tutti i precari che occupano cattedre vacanti. Dovrebbero essere d’accordo anche quei leghisti, come il senatore Pittoni, che hanno riconosciuto al governo Prodi il merito di aver trasformato le graduatorie da permanenti a esaurimento, cioè di averle chiuse in vista delle stabilizzazioni.

Ci tengo a rilevare la parzialissima compensazione ai mali del maxiemendamento rappresentata dall’inserimento della previsione di un obbligo di permanenza in servizio per almeno 5 anni nello stesso istituto scolastico dove avviene l’assunzione in ruolo, al fine di garantire continuità didattica e contrastare scelte puramente opportunistiche: una norma che è stata vagliata e considerata praticabile all’interno del Pd oltre un anno fa.

(qui il link alle proposte del PD FVG sul tema del precariato nella scuola)

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